Agrigento

Borgo “Scala dei turchi”: dopo la condanna, imprenditore denuncia la Procura

Dopo la condanna subita, Gaetano Caristia, legale rappresentante della Co.Ma.E.R Immobiliare s.r.l., ha presentato presso la Procura della Repubblica di Caltanissetta una denuncia per abuso di ufficio nei confronti del Pubblico ministero (dott.ssa Pandolfi) che si è occupato dell’intera vicenda.

In una nota Caristia afferma che, “unitamente ad altri soggetti (Antonino Terrana, funzionario della Soprintendenza di Agrigento, Sebastiano Comparato e Giovanni Francesco Barraco), è stato condannato il 26 luglio 2018 dal Gup di Agrigento, Francesco Provenzano, alla pena di 8 mesi di arresto per il reato di lottizzazione abusiva a seguito della contestazione da parte della Procura della Repubblica della violazione di un presunto vincolo di inedificabilità assoluta temporanea imposto sulla fascia costiera del Comune di Realmonte a circa un chilometro e mezzo dalla celebre “Scala dei Turchi”. Il giudizio di condanna è stato espresso nonostante l’azienda fosse in possesso di regolari concessioni edilizie rilasciate dal Comune corredate da tutti i nulla osta richiesti dalla legge (autorizzazioni paesaggistiche, nulla osta del Genio civile, del Demanio forestale, della Provincia regionale, dell’Asp)”.

Tutto questo ha determinato l’imputato condannato a presentare altresì denuncia, anche “presso il Consiglio Superiore della Magistratura, il Ministero di Grazia e Giustizia e la Procura Generale presso la Corte di Cassazione”, perché ritiene che siano stati usati due pesi e due misure dato che – afferma Caristia – “Ancor prima della celebrazione del processo sia la Procura che il Procuratore capo erano consapevoli che sulla stessa fascia costiera su cui sarebbe ricaduto il vincolo di inedificabilità erano stati realizzati centinaia di immobili i cui titolari erano anch’essi in possesso di concessioni ed autorizzazioni. Ma nessuna indagine o contestazione è stata formulata dalla Procura di Agrigento”.

E a questo punto, l’imprenditore indica alcuni pretesi favoritismi verso parenti di magistrati o potentati economici (gruppo Catanzaro anche se attualmente ancora sotto inchiesta).

Dal quinto piano di Palazzo di giustizia, sede della Procura, come prevedibile, nessuna replica