Agrigento

“Borsellino l’uomo giusto” inaugura il “Caffè letterario” 2018 della Questura di Agrigento

Ancora da Palermo città della cultura, dei fermenti antimafia, delle mascalzonate miserabili ai simboli dell’antimafia, dei  recenti “mea culpa” del vescovo di Palermo e quindi della Chiesa per non aver fatto abbastanza contro il “fenomeno mafia”, ci viene questo libro della giornalista Alessandra Turrisi  presentato in questa seconda edizione del primaverile “Caffè letterario”.

Un evento proposto dalla Questura di Agrigento e dall’Associazione Emanuela Loi in quattro puntate che si svolgeranno tutti i sabati nel mese di aprile e in attesa del “Caffè” estivo più ampio e articolato di luglio – agosto.

Una apertura alla grande (con tutte presenti le massime autorità della provincia)  per il significato che la Polizia di Stato ha voluto sempre imprimere a questa sua iniziativa “sulla strada della legalità” e per avvicinare i cittadini alle forze dell’ordine che pagano anche col sangue il loro servizio alla comunità.

Tradizionali moderatori Enzo Alessi e Giuseppina Terrasi  affiancati dal vice questore vicario Giuseppe Peritore che ha preso le “consegne” dal precedente questore Finocchiaro e con la preziosa collaborazione di Angelo Leone.

La  palermitana Alessandra Turrisi, è una giornalista del quotidiano “Avvenire” e del “Giornale di Sicilia” che segue le cronache siciliane, con particolare attenzione agli aspetti sociali.

Il questore Auriemma
Imsieme al prefetto Caputo le più alte cariche istituzionali
La giornalista Turrisi autrice del libro su Borsellino
L'intervento del prefetto Caputo

Dal suo “Borsellino l’uomo giusto” – anticipa Enzo Alessi – il messaggio che emerge con forza, ma con un tono mite, senza sensazionalismi, è la figura inedita e intima del magistrato.

Il moderatore Alessi accenna domande alle quali la Turrisi risponde con una ampia aneddotica.  Dice la Turrisi che  il libro trova la sua estensione “attraverso le voci delle sue amicizie più intime, i racconti di chi lo ha conosciuto più da vicino, che in maniera semplice e profonda scavano nella memoria dei giorni trascorsi con Paolo”.

C’è il ricordo appassionato di Diego Cavaliero (oggi giudice alla Corte d’Appello di Salerno), uditore giudiziario quando Borsellino era procuratore a Marsala, con cui costruirà una salda amicizia durata tutta la vita: il 12 luglio del 1992 Borsellino era da lui in Campania per fare da padrino di battesimo al figlio Massimo: «Ma non è Paolo quello che ho di fronte, è completamente diverso».

C’è il cardiologo Pietro Di Pasquale che ripercorre minuto per minuto quella domenica surreale. C’è il barbiere Paolino Biondo, da cui andava ogni quindici giorni: «Paulì, me li tagli i capelli?». C’è don Cesare Rattoballi, parroco dell’Annunciazione del Signore, che raccoglie le sue ultime confessioni: «Ora tocca a me».

C’è la sua famiglia – la moglie Agnese, i figli Lucia, Fiammetta e Manfredi – ma sempre sullo sfondo. Ci sono i superstiti, i “miracolati” di chi doveva essere lì e per fortuna non c’era. Un affresco inedito – scrive  “Avvenire” – ed emozionante non di un eroe, ma di un uomo con un «sorriso di accoglienza» e una «risata contagiosa», severo ma «giusto», di grande fede. Un magistrato che «ha voluto compiere fino in fondo il proprio dovere», senza compromessi”. 

Canta Carmen Consoli: “Chissà se il buon Dio perdonerà Palermo” e già i primi (o secondi) eccellenti  “mea culpa” arrivano, anche se con ritardo, mentre il più laico questore Maurizio Auriemma ci ricorda le  laiche frasi di Calamandrei  e avverte che “produrre sicurezza è la priorità istituzionale della Polizia di Stato nella consapevolezza che una moderna, efficiente ed efficace attività debba necessariamente essere partecipata e integrata con la società civile con la quale si fonde”.

Appuntamento il 14 aprile con “Il morso” del magistrato Simona Lo Iacono.