Agrigento

Canicattì, donne contro per immobile conteso: assolta Vincenza Milioto

Il Tribunale penale di Agrigento, (giudice Katia La Barbera), ha assolto Vincenza Milioto 53anni di Racalmuto, difesa dall’avvocato Loretta Severino, dal reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, perché si sarebbe fatta giustizia da sé – pur potendo ricorrere al giudice – forzando la serratura di accesso di un immobile sito in Canicattì via Labirinto 7, di cui aveva il legittimo possesso in virtù di un contratto preliminare stipulato per atto pubblico innanzi al notaio, corredato da procura a vendere speciale irrevocabile, rilasciata da Crocifissa Rita Li Calzi e Gioacchina Corbo, madre e figlia, entrambe residenti in Canicattì.

La vicenda si sviluppa nel 2006 Vincenza Milioto da una parte e le signore Li Calzi e Corbo  dall’altra, stipulavano innanzi ad un notaio un contratto preliminare con effetti c.d. anticipati, con il quale si impegnavano la prima ad acquistare e le seconde a vendere l’immobile sopra descritto. Con il medesimo contratto veniva trasferito il possesso dell’immobile alla Milioto, la quale versava l’intero prezzo pattuito.

Trascorsi tre anni dalla stipula senza che venisse stipulato l’atto pubblico, Li Calzi e Corbo cominciarono ad intentare una serie di cause civili e penali contro Vincenza Milioto, in quanto ritenevano erroneamente di potere riprendere il possesso dell’immobile, senza tuttavia dover restituire il prezzo.

Ebbene, dopo una prima assoluzione nel 2011 da parte del Tribunale di Agrigento (giudice Vincenzo Ricotta) della signora Milioto, ed una totale soccombenza dichiarata dal Tribunale civile di Agrigento (giudice Giuseppe Scimè), oggi nuovamente è intervenuta una sentenza di assoluzione piena, anche su richiesta del Pubblico ministero.

La sentenza ha definitivamente sancito che l’imputata era titolare del diritto esercitato e legittimamente accedeva all’immobile, di cui possedeva le chiavi.

Crocifissa Rita Li Calzi e Gioacchina Corbo dovranno adesso corrispondere le spese di lite e rimborsare le spese della perizia grafologica disposta dal Tribunale, per le firme apposte sul contratto preliminare.