Agrigento

Cinema in crisi ma non ad Agrigento

Dopo il recente festival di Venezia una ventata di polemiche si è abbattuta sul mondo del cinema italiano e soprattutto sugli esercenti di cinema. Non solo la premiazione al film “Roma”  di  Cuaron, messicano e fraterno amico del presidente della giuria anch’egli messicano, ma ha scatenato le polemiche il fatto che Netflix aveva prodotto il film e di conseguenza non sarebbe passato nelle sale cinematografiche. Gli esercenti di cinema l’hanno  presa male, un festival che rema contro, l’avete definito..

Visto che parliamo di Venezia, il festival oltre ad essere stato fatto coi soldi del Governo italiano è stato sponsorizzato da Netflix. Il 70% dei  film che sono stati ospiti del festival di Venezia sono produzioni Netflix e non andranno neanche nel circuito delle sale cinematografiche. Questo è il primo paradosso. E’ notizia  recente, a proposito del festival, che il presidente dell’Anica, Andrea Occhipinti si è dimesso. Era il produttore e distributore del film italiano su Cucchi.  Occhipinti rappresentava l’associazione italiana cinema e audiovisivi che è in controtendenza con la  produzione e distribuzione nelle sale”. 

Insomma un festival di Venezia che rema contro? Ma il ministro della cultura italiano favorisce  il boicottaggio allora? 

“Credo che il presidente del festival di Venezia abbia approfittato di questo vuoto governativo che c’è stato tra vecchio e nuovo governo.  In ogni caso la critica che noi muoviamo al festival di Venezia è la seguente: E’ un festival del cinema o un festival per la televisione?”.

E mi pare che non ci siano state grandi recensioni per il film premiato.

“Il festival di Venezia pare sia diventato un marchio di insuccesso come il vincitore dell’anno scorso che è stato un insuccesso totale, mi riferisco a “Un piccione sul ramo riflette sull’esistenza”, quindi si va in controtendenza con quello che è lo spettatore del cinema”.

Quest’anno anche i film italiani sono rimasti a bocca asciutta.

“Sicuramente i film italiani meritavano parecchio di più considerando  che sono stati premiati film di dubbio valore ma la premiazione di un film ormai è data da molti fattori considerato che i film presentati al festival di Venezia non erano  stati accettati al festival di Cannes che ha bandito Netflix”.

I contraccolpi di questa vicenda quanto saranno deleteri? Quale la reazione degli esercenti?

“Come vicepresidente regionale della Associazione nazionale degli esercenti cinema e tra di noi abbiamo concordato in maniera quasi unanime di non programmare film che non riescono ad entrare nell’accordo fatto  tra uscita cinematografica e quella televisiva. Netflix ha voluto fare insieme ad Andrea Occhipinti questa uscita contemporanea che è un flop totale anche se loro sostengono il contrario, con incassi di 150 mila euro che sono ridicoli come pure il numero delle copie in esercizio. Città come Catania e Palermo avevano un solo schermo per un milione di abitanti e si è riusciti a fare tre o quattrocento spettatori. E poi il film di Cucchi è girato in quattro terzi e non in sedici noni quindi un formato televisivo ed è un film che ha  tempi televisivi dove sono già previste le pause per la pubblicità, è un film fatto per la tv dove non vengono privilegiati i campi lunghi”.

A proposito, dalla sua posizione di monitoraggio come stanno cambiando i gusti e gli interessi dello spettatore?

“Posso dire che ad Agrigento ancora abbiamo uno zoccolo duro di un certo pubblico che ancora  predilige il cinema puro, i  film classici e che hanno politiche sociali. Un pò diversa la situazione in provincia o della stessa Sicilia”.

Regge ad Agrigento grazie a lei.

“Grazie sicuramente alla storia del cinema, grazie al Centro di ricerca cinema e narrativa, grazie a tutte le altri componenti associative che si sono occupati di cinema. La realtà dice che oggi vengono prediletti i film evento come “Gli incredibili” record in tutto il mondo, i classici di Walt Disney o i classici americani con le loro saghe. Tutti questi riescono a far sopravvivere il cinema”.

E’ vero che l’horror tira parecchio? Guadagnino ha voluto rifare il “Suspiria” di Dario Argento.

“Lo spettatore di horror è diventato esigentissimo, praticamente tira solo l’horror di alta qualità. Le storielle del sangue non tirano più. C’è grande attesa per il film “Suspiria”, sono dell’idea che non avrà un grandissimo successo perché il primo film era rivolto al target di tati anni fa, oggi queste persone vogliono rivederlo? Non credo proprio. Ormai c’è una globalizzazione totale dello spettatore, il successo americano vuol dire quasi il successo in Italia, l’unico settore cinematografico particolarmente in fermento è quello orientale”.

Quindi siamo sempre ad un cinema che fa sognare e non a impensierire o ad  impegnare il popolo sovrano come si dice oggi?

“Il film che lasciano messaggi pare che siano sempre di meno. In questi giorni d’estate ho visto una povertà di cinema incredibile mentre in tv vanno i film  che sono stati un successo negli anni precedenti. Anche belle commedie italiane come “Immaturi” va spessissimo in tv. Oggi  manca  la vera commedia italiana, in questo momento manca Tornatore, Salvatores, manca il cinema di impegno”.

Come ricorderà  fu  Mario Monicelli a mettere una pietra tombale sulla commedia all’ italiana con “Un borghese piccolo, piccolo”.  Ma a questo proposito reggerebbe una proiezione programmata di grandi film del passato, chessò, Antonioni, Bergman, Dreyer, Fellini, Zanussi, per citarne alcuni?

“Assolutamente no, qualche film ormai viene restaurato solo per una visione di prestigio, di qualche magnate che decide di investire perché innamorato del cinema. Il  cinema è cambiato, siamo cambiati noi e cambiamo con una velocità incredibile. Oggi non è facile intrattenere  per due ore lo spettatore in sala senza fargli accendere il telefonino”.

A teatro sono successi sfracelli con attori che interrompono la recita.

“Ormai siamo schiavi del telefonino perché vogliamo avere messaggi e chiamate, è come  un by-pass per il cuore e non se ne può fare a meno”.

Segnali che ci dicono di un  cinema  in crisi?

“Il cinema è in forte crisi, lo dicono le statistiche, abbiamo avuto l’estate cinematografica peggiore degli ultimi dieci anni. Il cinema è fortemente in crisi a causa dei prodotti alternativi. Faccio un esempio, in provincia di Agrigento ci sono parecchi cinema che ormai sono chiusi, ha chiuso Canicattì, è notizia di pochi giorni fa che l’unico cinema di Enna non ha riaperto dopo la primavera. Ha chiuso Agira, sono chiusi i cinema di Bivona, resiste a stento Ribera, poi Sciacca. Anche Agrigento non mi stupirebbe se qualcuna delle quattro sale potrebbe avere un contraccolpo. Noi abbiamo fatto uno sforzo non indifferente nel giugno 2015 quando ci è stata imposta la digitalizzazione e abbiamo fatto investimenti sulle nostre cinque sale ed eravamo indecisi se chiuderne qualcuna. Poi ci siamo fatti prendere dal maledetto amore-odio per il cinema. Ma la situazione non è delle più rosee. Però da buon cinematografaro dico che il cinema non è un film , non è una stagione, non è un anno. E’ un ciclo”.