Agrigento

“Electra – Electro” in prima mondiale ad Agrigento

Bisogna attendere lo scadere dei trenta minuti sui 55 di spettacolo per poter gustare appieno la visionarietà di “Electra-Electro”, allorchè il sound di Maren Kesslere si dispiega in tutta la sua potenza melodica.
Tutto ruota attorno a questa performance di suono e di danza che Simone Frederick Scacchetti elabora e carica di ulteriori tensioni il già complesso universo sonoro. Balletto quindi come veicolo di trance, di seduzione minacciosa (Scacchetti, ci avvertono le note biografiche, è stato un discepolo di Bejart), drammatica del gesto che va di pari passo ad un suono che ci ricorda piuttosto Sciarrino che il tardo-romantico Strauss.
Una qualità di scrittura coreografica che piacevolmente confligge con l’olimpico, splendido sound della Kessler e forse è questa cifra di spettacolo che alla fine fa esplodere in ripetuti applausi un pubblico qui di solito molto avaro di esternazioni calorose.
Storicamente, vorremmo notare, è una cifra indovinata che ripercorre con stilemi diversi quel miracolo di equilibrio dell’opera di Strauss vista il 12 settembre del 1988 nel mastodontico Teatro delle Panatenee agrigentine discusse e discutibili. Equilibrio, dicevamo, tra la perfetta melodia e la monumentalità dell’elettronica strumentale eseguita a quattro mani da David Schwarz e il siciliano Antonino Secchia, oggi emigrato a Ratisbona.
Non molto ingombrante la video-arte di Manuela Hartel ma semplicemente esplicativa del racconto tutto in lingua tedesca per agevolare la comprensione di una storia micenea di sangue, stupri e adulterii, appannaggio di un mito che travolge le fantasie dei popoli sempre fanciulli.

Antonino Secchia alle percussioni
Electra Electro
La danza di Scacchetti
La protagonista Maren Kessler
Maren Kessler e Simone Scacchetti
Maren Kessler
Maren Kessler
Un momento di Electra Electro

Lo spettacolo probabilmente avrà bisogno di un rodaggio ulteriore, i fasci di luce non ci sono apparse completi e il buio che avvolge per molti minuti la scena non depone a favore delle silhouettes di Electra ed Electro.
Sicuramente è una messinscena che demanda allo spettatore una ulteriore pre-lettura del testo e del percorso della tragedia così riassunto dai suoi realizzatori: Electra (Elettra) ed Electro (Oreste), rei di aver ucciso la madre Clitennestra e il suo amante Egisto, vengono assolti da Atena e, in segno di gratitudine, decidono di passare il resto della loro vita casti nel tempio. Gli dei invece scommettono di rompere la castità dei due per forzarli a lasciare il tempio.
A nostro parere è uno spettacolo di cui sarebbe meglio immaginare poco la trama e goderselo in piena immersione tra il sound della Kessler, il movimento coreutico di Scacchetti e gli elettro-passaggi politonali di Schwarz e Secchia.
Le colonne del tempio di Giunone fanno il resto e stavolta non risultano “cannibalizzate” come è accaduto e potrà ancora accadere con altri spettacoli.