Agrigento

Favara, Dia sequestra beni per 3 mln euro all’imprenditore Giuseppe Scariano (cattura respinta per vicenda rigassificatore)

La Direzione Investigativa Antimafia di Agrigento, guidata dal vice questore aggiunto Roberto Cilona,  con provvedimento emesso dal Tribunale su proposta del Direttore della Dia ha sequestrato beni per 3 milioni di euro all’imprenditore Giuseppe Scariano, 66enne, originario di Favara (Ag).

Stamani, al momento della notifica del provvedimento l’uomo non è stato trovato a casa perchè ricoverato e sottoposto ad intervento chirurgico in un ospedale siciliano.

Le investigazioni svolte dalla Dia sul suo conto hanno consentito di far emergere “la sua pericolosità sociale (ancorché immune da condanne per reati di mafia) – si legge nella nota – in quanto parte del sodalizio criminale di stampo mafioso operante nella provincia di Agrigento, con finalità di illecita acquisizione di opere nel settore dei pubblici appalti”. “Da tali attività d’indagine è emerso, infatti, chiaramente come le sue attività imprenditoriali, intestate in alcuni casi a soggetti terzi, ma comunque a lui riconducibili, siano risultate asservite agli interessi di quella consorteria mafiosa. Ciò è stato confermato anche dalle convergenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia (tra cui Maurizio Di Gati, già capo mafia della provincia di Agrigento), riscontrate in vari filoni investigativi sviluppati nel tempo, in contesti territoriali differenti. L’odierno decreto di sequestro ha riguardato, nel dettaglio, 14 fabbricati, 25 terreni, quota parte di ulteriori 26 terreni, 3 società di capitale e relativi compendi aziendali, 1 quota societaria di un consorzio e 1 rapporto finanziario“, conclude la nota.

Scariano (un fratello ucciso dalla mafia il 20 settembre 1982) era finito sotto inchiesta qualche anno fa perché coinvolto, attraverso una sua società (intestata a prestanome) la Gest quarry, nelle intricate vicende legate alla realizzazione del rigassificatore di Porto Empedocle.

Insieme a lui finirono indagati (con richiesta di cattura poi respinta dal Gip e successivamente dal Tribunale del Riesame) Aurelio Cesareo, 61 anni di Catanzaro, manager di “Ingegneria e ricerca”; Giuseppe Luzzio, 62 anni di  Viterbo, manager di “Nuove energie” del Gruppo Enel; Antonio Lorenzo Poli, 52 anni di Milano manager di “Ingegneria e ricerca”; Nunzio Adesini, 32 anni di Gela; Emanuele Mondello, 57 anni di Gela entrambi dirigenti della “Mondello spa”; il figlio Salvatore Scariano, 41 anni di Favara (nato ad Agrigento); Antonio Sgarito, 29 anni di Favara (nato ad Agrigento); Gaetano Sferrazza, 40 anni, di Agrigento; Francesco Torres, 30 anni, di Agrigento; Giuseppe Citino, 63 anni (misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Pg)  di Varapodio (RC).

L’uomo era indagato perchè, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, Giuseppe Scariano, nella qualità di proprietario e gestore di fatto della Gest Quarry srl, Salvatore Scariano, nella qualità di proprietario e gestore di fatto della Gest Quarry srl, Antonio Sgarito, nella qualità di proprietario e gestore di fatto della Gest Quarry srl,  Gaetano Sferrazza, nella qualità di titolare  delle  quote  e  amministratore  della Gest Quarry srl, Francesco Torres socio della Gest Quarry srl, al fine di consentire di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale a Giuseppe Scariano, Salvatore Scariano e Antonio Sgarito, soggetti ritenuti vicini alla organizzazione criminale “Cosa Nostra” e nei cui confronti, in relazione alla società Gest quarry  di cui gli erano  titolari e da loro gestita veniva emessa in data 19.1.2012 informativa interdittiva antimafia dalla Prefettura di Agrigento, agendo in concorso tra loro, attribuivano fittiziamente a Gaetano Sferrazza e Francesco Torres la titolarità delle quote sociali rappresentative  del patrimonio della Gest quarry con la nomina di Gaetano Sferrazza ad amministratore unico mentre la società rimaneva nella disponibilità e gestita dal gruppo Scariano – Sgarito”.