Agrigento

Favara – Porto Empedocle – Liegi: l’onore del “parente del boss” da salvare e l’agguato tragicomico

“Ma comu, iu sugnu u cugnatu dici, do frati do boss di Gerlandino  Messina e chistu pezzu di merda, dici, si permetti a dir ma cosa ncapu di mia, ca m’aIlorda l’unuri, non sacciu di chi si parlava, tanto che ... (“Come, io sono il cognato del fratello del boss Gerlandino Messina e questo pezzo di merda, dice, si permette a dire cose su di me, sporcandomi l’onore, non so di che si parlava ...).

Un onore male inteso quello di Salvatore Prestia, empedoclino, 37 anni, cognato di Fabrizio Messina, ritenuto boss della “Marina”, che decise prima di uccidere e poi solamente di dare una lezione all’empedoclino Saverio Sacco, (ma anche alla moglie) che aveva “sbagliato a parlare”, indicando proprio nel Prestia, peraltro parente della coppia, l’autore di alcune lettere anonime che avevano portato la polizia belga a far scattare un blitz che permise di scovare nella cantina di due empedoclini, (appunto Saverio Sacco, 37 anni, e la moglie Giuseppina, 33 anni)  644 impianti e attrezzature per la coltivazione e condizionamento della cannabis. Al piano superiore, invece, furono trovate due pistole: una 9 millimetri e una magnum 257. In auto un coltello.

I due coniugi empedoclini, proprietari di un ristorante nella periferia di Liegi, a Seraing, facendo ritorno a casa in compagnia del figlio sono stati vittime di un agguato in cui è rimasto ferito l’uomo ad un ginocchio.

Ed ecco che Prestia, spalleggiato da Mario Rizzo  e Gerlando Russotto oggi arrestati dalla Squadra mobile di Agrigento, ha organizzato la spedizione punitiva in Belgio, dove peraltro insieme a questi ultimi aveva messo su un buon traffico di droga e la compravendita di armi. Con l’auto di Rizzo (una Alfa 147) che stava seduto dietro e con al volante Gerlando Russotto, i tre compiono l’agguato.

Ma va tutto storto.

Intanto perché sia la moglie della vittima che la stessa vittima avevano riconosciuto il Prestia (nonostante un travisamento) al punto che la donna gli ha gridato, prima che sparasse “Totò, non lo fare; perché fai questo, non lo fare”).

E poi perché Saverio Sacco benchè destinatario delle pistolettate di Prestia e ferito riuscì a disarmare l’aggressore che fuggì in direzione dell’auto che l’aspettava e lo ha inseguito impugnando la stessa pistola di Prestia, sparandogli due colpi al grido: “Totò sei morto”.

Adesso la vicenda sembra davvero molto chiara, almeno questa piccola porzione di malavita favarese-empedoclina all’ombra del traffico di armi  e droga.

Il Gip Provenzano che ha firmato il provvedimento di cattura su richiesta del procuratore aggiunto Salvatore Vella e dei sostituti Simona Faga e Alessandra Russo, ha confermato la bontà delle investigazioni della Squadra mobile guidata da Giovanni Minardi ed ha derubricato il reato di tentato omicidio in quello di lesioni personali aggravate.