Agrigento

Iannuzzo: Un uomo solo al comando…della scena

Siamo andati a vedere Gianfranco Iannuzzo l’altra sera al “Baia di Ulisse”. 

E come l’eroe omerico il suo è stato  un ritorno a Itaca, alla sua Girgenti  amore mio. Il pubblico ha invaso l’anfiteatro del “Baia di Ulisse” soddisfatto dopo una lunghissima cena. Con la pancia piena si ride meglio, recita un vecchio adagio, ma a sentire l’altra sera il pubblico ridere e una signora seduta dietro di noi sganasciarsi dalle risate e i commenti sotto traccia si capiva che c’era qualcos’altro, quel quid che solo i gentiluomini della scena (e fuori scena) riescono ad accendere e a scatenare.

Iannuzzo  sulla scena, è sempre un uomo solo al comando come il Fausto Coppi sullo Stelvio che il mitico Mario Ferretti  ci  raccontava sulle onde della Rai. Lui la scena la domina, ne divora ogni metro quadro e sbocconcella i suoi spettatori ammiccandoli, carezzandoli, avvertendo persino le signore che subito dopo verrà fuori una parolaccia.

Culo e cabasesi una parolaccia?

Per lui signor attore d’altri tempi parrebbe di si.  E l’altra sera non è stato da meno quando ha inframezzato il racconto di  saporitissimi e coloriti episodi con svaporate sospensioni elegiache sulla città, sulla Sicilia, sui destini dell’uomo, appelli accorati di un aedo che non rinuncerà mai alla  missione per il teatro e del teatro.

L’eclettico gentiluomo le chiama cose leggere che devono però essere fatte bene e si schermisce nascondendole con umiltà dietro “presunte” tenerezze e romanticherie che poi sono (o dovrebbero essere) l’essenza del quotidiano, la poesia dell’ineluttabile  male di vivere accettata con la grandezza epica dell’uomo consapevole e mai domato.

Ebbe a dire una volta in una intervista: “Non rinuncio ai principi di vita ed esistenza e anche se  qualche volta intorno a me c’è qualche cialtrone, io fingo indifferenza e do il mio esempio. Forse sono presuntuoso, ma è uno stile mio, che mi piace imporre con delicatezza”.

E alla fine dello spettacolo, l’altra sera, dopo una recita scavata e costruita nel solco dei suoi maestri, tra cui il sempre dichiarato Renzino Barbera, Iannuzzo si concede una performance clownesca che richiama i Tatì e le ombre felliniane, una pirotecnica esplosione dove innesca una carambola di imitazioni di strumenti sonori che fa esplodere il pubblico in un fragoroso applauso. Cappello in mano lui saluta, ringrazia e si eclissa dietro le quinte improvvisate.

Invano si eclissa,  perché poi la teoria degli aficionados lo insegue e lo stringe in un abbraccio.