La Procura di Agrigento ha disposto il sequestro dell’impianto di depurazione del Comune di Lampedusa e protezione delle acque.
Un depuratore che non depura, un finanziamento pubblico da 8 milioni di euro che avrebbe dovuto risolvere tutti i problemi nel giro di due anni e inquinamento da batteri fecali con un tasso superiore di 10 mila volte rispetto a quanto consentito dalla legge. Sono tredici gli avvisi di garanzia che la Procura della Repubblica di Agrigento ha notificato ad altrettante persone.
Gli Indagati:
Oltre ai due amministratori Maria Giuseppina Nicolini, 57 anni; Salvatore Martello, 62 anni sono indagati Maurizio Pirillo, palermitano di 56 anni, dirigente della Regione Sicilia, dipartimento acqua e rifiuti; Felice Ajello, palermitano, 61 anni, direttore servizi attuativi della Regione Sicilia riguardante la gestione acque; Salvatore Stagno, palermitano, 47 anni, titolare Rup; Giuseppe Tornabene, 54 anni, di Agrigento e Giuseppe Dragotto, 63 anni, palermitano, direttore lavori; il geometra di Lampedusa, Manlio Maraventano, 50 anni, Calogero Fiorentino, 55 anni di Porto Empedocle e Francesco Brignone, 55 anni, a capo in periodi diversi dell’Utc Lampedusa; Sonja Nunziatina Cannizzo, 48 anni di Gela amministratore della ditta Nuroni srl che avrebbe dovuto eseguire i lavori e il direttore tecnico della medisima società Luigi Fidone, 73 anni di Gela; Giovanna Taormina, 50 anni, palermitana residente a Lampedusa, rappresentante legale della ditta Edilscan che avrebbe creato una maxi discarica abusiva a Lampedusa contenente i liquami non depurati.
Tra questi nel registro degli indagati spiccano sicuramente i nomi di Giusi Nicolini, ex sindaco di Lampedusa, e dell’attuale primo cittadino Totò Martello ma anche quello di Maurizio Pirillo dirigente della Regione Sicilia.
Gli inquirenti attenzionano il depuratore di Lampedusa già dal 2015 quando, secondo quanto stabilito da una convenzione, nel giro di due anni si sarebbero dovuti effettuare lavori che avrebbero permesso il regolare funzionamento della struttura. Tutto questo, invece, non è avvenuto.
Il depuratore di Lampedusa a differenza di molti altri paesi dell’Agrigentino è gestito direttamente dal Comune.
Tra i reati ipotizzati dalla Procura della Repubblica ci sono quelli di inquinamento ambientale, distruzione di ambiente naturale, falso, truffa, frode pubbliche fornituree altri che sono ancora tutti in divenire: falso, truffa, omissioni in atti d’ufficio.
L’indagine è stata condotta dai carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento, agli ordini del colonnello Pellegrino ed è coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Agrigento, Alessandra Russo.
Incaricati dalla Procura a svolgere attività investigativa in materia ambientale, sono stati i carabinieri del centro Anticrimine natura guidati dal comandante Castronovo.
Sequestrati 600 tonnellate di materiali.