Agrigento

Mafia, 30 anni fa l’assassinio del giudice Saetta. Mattarella: “Saetta stimolo crescita coscienza civile”

Ricorre oggi il 30esimo anniversario dell’assassinio del giudice Antonino Saetta.

Era il 25 settembre 1988. Erano trascorse le ore 23 quando, su un tratto della SS640 direzione Caltanissetta, una Lancia Prisma è crivellata da una pioggia di colpi di mitra. A bordo, al posto guida, il giudice Antonino Saetta, 66 anni, Presidente della I sezione della Corte d’Assise d’Appello di Palermo, con accanto il figlio Stefano, trentacinquenne. Pur essendo fin da subito chiara agli inquirenti la matrice mafiosa dell’omicidio, l’inchiesta fu archiviata in un primo momento a carico di ignoti. Solo nel 1996 sono stati condannati all’ergastolo, dalla Corte d’Assise di Caltanissetta, i capimafia Salvatore Riina, Francesco Madonia, e il killer Pietro Ribisi. La condanna, confermata nei successivi gradi di giudizio, è passata in giudicato.Il giudice ha pagato con la vita per la sua fermezza nel condurre il processo Basile e, prima, il processo Chinnici; ma il delitto servì a intimorire altri magistrati giudicanti impegnati in importanti processi di mafia. I mandanti evitarono inoltre la nomina di Antonino Saetta a Presidente del cosiddetto Maxiprocesso d’appello alla mafia.

“Cesare Terranova e Antonino Saetta hanno pagato con la vita l’amore per la verita’, il grandissimo senso del dovere e il rifiuto delle pressioni mafiose. Il loro esempio, insieme a quello delle tante altre vittime della violenza criminale, deve esortare tutti ad andare sempre avanti per affermare la forza del diritto alla liberta’ contro ogni prevaricazione”. Lo afferma, in una nota, il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci.

Alle sue parole fanno eco quelle del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che dichiara: “Magistrato rigoroso e riservato, con il suo coraggioso operato rappresenta un esempio nell’espletamento della funzione giurisdizionale. Le sue qualita’ umane e professionali contraddistinsero il suo impegno nell’affermazione del primato della legalita’ in particolar modo nella lotta alla criminalita’ organizzata. Rievocare il suo omicidio richiama il valore di quanti hanno saputo opporsi ai nemici della convivenza civile del paese, colpendoli attraverso la ferma conduzione dei processi nei confronti degli affiliati alla malavita. La statura morale di quest’uomo e magistrato rappresenta uno stimolo permanente per la crescita della coscienza civile del paese e la riaffermazione del valore della legalita’ nelle istituzioni e nella societa. Nel trentesimo anniversario del vile attentato in cui perse la vita unitamente al figlio, desidero far giungere i sentimenti di partecipazione e vicinanza della Repubblica ai suoi familiari, oltre che ai colleghi e agli amici che lo hanno conosciuto e stimato”, conclude il capo dello Stato.