Agrigento

Migranti bloccati nelle acque di Malta, il parroco di Lampedusa: “Governo apra i porti”

“Assistiamo ormai da quindici giorni al vergognoso trattenimento in mare di 49 persone, uomini, donne e bambini a bordo della Sea Watch 3 e della Sea Eye, che hanno la sola colpa di sperare e sognare il futuro. È inaccettabile, da ogni punto di vista, che qualsiasi dibattito politico venga fatto sulla pelle di persone fragili, ferite e disarmate. Chiediamo al governo italiano di aprire i porti e di permettere alla società civile di poter accogliere senza alcuna resistenza quanti richiedono il nostro aiuto. Invitiamo tutti i fedeli cattolici e cristiani di ogni confessione ad unirsi a noi in questa richiesta”. È questo l’appello lanciato dal parroco don Carmelo La Magra e dalla comunità ecclesiale di Lampedusa, in occasione dell’Epifania del Signore, in riferimento a quanto si sta registrando in questi giorni al largo delle coste maltesi.

 “Come cristiani e cittadini, in questo tempo che richiede una testimonianza efficace, siamo chiamati dagli eventi della storia ad essere protagonisti, e non spettatori, delle vicende Politiche del nostro Paese. È in grave errore chi ritiene di poter ridurre il cristianesimo alla mera ostensione, o ostentazione, di simboli. Noi teniamo in mano il Vangelo ma, soprattutto, lo teniamo nel cuore e nella mente come lampada che illumina i passi della vita personale e sociale, come bussola di relazioni autentiche con il Prossimo,   sottolinea lo stesso La Magra. La nostra coscienza, pertanto, non può in alcun modo accettare e ritenere giusta nessuna legge che vada contro questi principi; non crediamo di poter considerare legittima nessuna autorità politica, nessun suo pronunciamento che ci porti a mettere in discussione tali fondamenti della nostra vita di cittadini e cristiani”.

Fanno eco le parole di  don Mario Sorce  direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro dell’Arcidiocesi di Agrigento, che afferma: «Prima ancora che dal punto di vista religioso  siamo interpellati come uomini che credono in una società creata per servire l’uomo e non per asservirlo solo quando fa comodo o lo richiedono gli interessi politici o economici. Siamo convinti che l’esodo di questi fratelli, certamente meno fortunati di noi, debba vedere impegnata non solo l’Italia e i Paesi del Mediterraneo ma tutta la Comunità Europea che dovrebbe ricordarsi di ciò che questi popoli hanno pagato, e pagano, a causa di una politica “coloniale” portata avanti negli ultimi secoli proprio da quegli stessi Stati che oggi si rifiutano di accoglierli. Una Comunità veramente europea sa vedere nei popoli che ci interpellano non un nemico da rifiutare ma un’opportunità per diventare più umana e più unita. Siamo altresì convinti – conclude don Sorce – che una vera accoglienza non va fatta per arricchire pochi ma sia occasione di ricchezza per le Comunità”.

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