Agrigento

Omicidio Azzarello: privilegiata pista della vendetta piuttosto che quella mafiosa

Si lavora con grande intensità senza lasciare nulla al caso. Ogni particolare tenuto in debita considerazione, ogni indizio, ogni sospetto messo in grande evidenza.

Seppur le indagini siano, come si dice in gergo, a 360 gradi i carabinieri di Agrigento e del Reparto operativo tengono in grande considerazione la pista della vendetta piuttosto che quella legata alla criminalità organizzata (che, tuttavia, non è stata esclusa) per far luce sull’efferato (per modalità e ferocia) delitto di stamattina che ha avuto per vittima Salvatore Azzarello, 41 anni di Palma di Montechiaro.

L’uomo è stato assassinato mentre era a bordo di un trattore con rimorchio, da uno o più sicari che gli hanno sparato tre colpi di pistola calibro 9 a bruciapelo in faccia.

Gli inquirenti lo hanno trovato riverso sullo sterzo del mezzo pesante ormai privo di vita.

Da quel momento è partita l’indagine: interrogatori di parenti e conoscenti, qualche perquisizione di rito e studiare la personalità della vittima attraverso la lettura del fascicolo personale.

Ed è venuto fuori che Salvatore Azzarello nel 2005 venne indagato per favoreggiamento personale in favore del padre Giuseppe, accusato dell’omicidio del cugino (per parte di moglie) Alfonso Morgana, bracciante agricolo di 66 anni compiuto a Palma di Montechiaro a Palma il 9 novembre di 12 anni anni fa.

 Tormentato l’iter giudiziario che ha riguardato il padre dell’odierna vittima: condannato in primo e secondo grado, venne assolto definitivamente dalla Suprema corte che riconobbe all’imputato l’esimente della legittima difesa (nel processo, Giuseppe Azzarello venne difeso dal compianto avvocato Enzo Fragalà e dall’agrigentino Salvatore Pennica). Poi qualche frequentazione sospetta e il dubbio investigativo che potesse detenere illegalmente armi.

Questi, dunque, gli elementi in mano agli investigatori che sono coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica di Agrigento, Simona Faga. Proprio la titolarità dell’indagine del Pm agrigentino allontana maggiormente la pista mafiosa dato che se ci fosse solo il sospetto di un agguato compiuto dalla criminalità organizzata l’intera inchiesta sarebbe già passata nelle mani dei procuratori della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.

 

Nelle prossime ore si compiranno accertamenti tecnici importanti come l’autopsia e le perizie balistiche, poi verranno tirate le somme de si andrà avanti con maggiore determinazione e qualche dato investigativo meno nebuloso.

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