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Pasqua agrigentina, riti e tradizioni da non far morire

Quadro primo – la Pasqua siciliana

Più che altrove la Pasqua è sentita in Sicilia. Perché in questa nostra terra la Resurrezione è anche arrivo della primavera; con speranze nuove, con il respiro di una terra che si offre al sole e risponde con la precoce fioritura. E la speranza è anche di una resurrezione morale e civile di un popolo.

Le manifestazioni popolari risentono dell’influenza spagnola; gente che per le festività pasquali va in Andalusia (in particolare Granada, Siviglia, Malaga) dice di ritrovarsi come in Sicilia. i lamenti, le sacre rappresentazioni, le particolari vestizioni delle varie confraternite, sono simili a quelle di vari comuni siciliani.

In provincia di Agrigento, ecco Cianciana dove la tradizione da tanti anni, viene tenuta viva e si ha la partecipazione corale di un intero paese; e poi Santa Margherita Belice, Naro, Ribera, Joppolo Giancaxio, solo per fare alcune citazioni tra le più importanti.

Un delitto far morire (come avviene in alcuni centri agrigentini) queste tradizioni. Alle spalle ci sono mesi di incontri, prove, gare di solidarietà, una umanità positiva nel valore della Pasqua.

Quadro secondo – L’impegno della “Dante Alighieri” ad Agrigento

Il comitato della “Dante Alighieri” ad Agrigento esiste da tanti anni; ma solo nell’ultimo decennio, con la presidenza di Enza Ierna, dirigente scolastica, affiancata da un gruppo abbastanza attivo, ha avviato iniziative di particolare interesse culturale.

Siamo nel 150° anniversario della nascita di Pirandello; ebbene, vengono organizzati due convegni originali e di ampio respiro. Il primo si svolgerà il prossimo 20 aprile presso la Casa Sanfilippo nella Valle dei Templi. È rivolto a docenti e studenti. si parlerà delle fonti di Pirandello e in particolare delle presenze dantesche in Pirandello.

Nel 1994 a Toronto in Canada, si realizzò un convegno dedicato al premio Nobel agrigentino; vennero messi in evidenza anni di studi e di ricerca sul rapporto tra Pirandello e autori della letteratura italiana (e non solo, che si citò anche Shakespeare, Dostoevskij, Binet, il mondo culturale spagnolo e tedesco).

Si mise in evidenza altresì che l’agrigentino aveva una vasta cultura letteraria che seppe poi forgiare nelle sue opere in maniera del tutto originale.

Ad Agrigento, in questo primo incontro, si parlerà di Dante e Pirandello, della capacità di quest’ultimo di assorbire dalla creatività del Sommo Poeta. Il prof. Giuseppe Faustini che a Toronto parlò delle presenze “dantesche” citò di Pirandello le opere “Mal giocondo”, “Fuori di chiave” e altri riferimenti si hanno in alcune opere teatrali (“Sei personaggi in cerca d’autore”, “Non si sa come”).

I richiami saranno diversi e il convegno servirà ad approfondire quanto la scuola non fa perché solo in quinto delle superiori si perviene a Pirandello e spesso in maniera veloce perché siamo già sotto esami.

Ci si lasci dire che una revisione dei programmi si impone oltre che degli esami stessi (si parla solo se le prove debbono essere due o tre, si parla di media del sei, insomma una visione burocratica e poco culturale).

Altro convegno che si avrà sempre alla Casa Sanfilippo entro la prima decade di maggio, sarà dedicato alla raccolta di poesie “Zampogna”. Tale raccolta venne pubblicata per la prima volta dalla “Dante Alighieri” nazionale nel 1901 con presidente Giosuè Carducci.

Si tratta di un poemetto – “Padron Dio” –  e diverse poesie tutte ambientate in terra di Sicilia. a riprova di un legame profondo, viscerale, di Pirandello per la terra natia. Liriche illuminanti per capire questa nostra terra e Carducci ben comprese il valore. La “Dante” di Agrigento si accosta alle celebrazioni in maniera sobria, seria, offrendo perle culturali poco note ma di rilevante importanza per capire il Nobel agrigentino.

Quadro terzo – Wolfgang Goethe ad Agrigento

Siamo nel 1787. Lo scrittore tedesco compie il suo viaggio in Italia che poi descriverà in una sua pubblicazione. Dal 23 aprile è ad Agrigento. arriva da Sciacca e ha osservato Caltabellotta e il fiume Platani. A Girgenti è al calar del sole. Inizierà a conoscerla dal 24 mattino. La descrizione che ne fa è felicissima. Scrive: “Una primavera splendida come quella che ha sorriso stamane al levar del sole, certo non ci è stata mai concessa nella nostra vita mortale”.

Tutto quel che osserva è dalle finestre di una casa in Via Atenea (cortile Celauro). Il 25 sarà poi nella Valle dei Templi che descrive minuziosamente citando templi, alberi di olivo e mandorlo ed erbette che si coltivano. Il 26 aprile con la guida di un pretino gira per quello che oggi definiamo centro storico. Il 27, dopo una visita alla “Marina”, si avvia verso la zona orientale dell’isola. Pochi giorni, ma intensi.

Ed ecco che il Centro programmazione azione sociale di Agrigento retto dal vulcanico Paolo Cilona (l’ideatore del premio Telamone) ha promosso una celebrazione della visita di Goethe ad Agrigento a 230 anni di distanza con un incontro di studiosi e appassionati in via Celauro il 23 aprile prossimo. Per leggere pagine del viaggio in Sicilia relative ad Agrigento. iniziativa lodevole per tenere viva la memoria.

Quadro quarto – Nel ricordo di Giuseppe Bonaviri

Ed ecco che mi prendono astratti furori. Perché ricordo che giorni addietro ho appreso di studi su Giuseppe Bonaviri e altri autori siciliani a Saragozza, in Spagna, mentre nelle nostre scuole raramente se ne parla. Eppure, lo scrittore siciliano che visse per tanti anni a Frosinone, venne pure candidato al Nobel. Opere come “Il sarto della stradalunga”, “I cavalli lunari”, “Il fiume di pietra”, “La divina foresta”, “Notti sull’altura”,Novelle saracene” e tante poesie di carattere “biologico” sono illuminanti.

Tradotto in tante nazioni, tenuto in grandissima considerazione dalla critica italiana ed estera, subisce oggi, a otto anni dalla morte, un silenzio ingiusto aggravato da una scuola italiana avara di notizie sullo scrittore di Mineo. Personalmente a lui devo la nota culturale quando rappresentai al festival di Pesaro l’opera “Eufrosina” scritta per il teatro da Alfonso Zaccaria ma a livello di narrazione da Leonardo Sciascia. Siamo negli anni Ottanta. Bonaviri accolse l’invito di Zaccaria e mi onorò di una sua nota nel libretto di presentazione della commedia. Uomo mite, ma tenace, Bonaviri merita ampio spazio nelle antologie e almeno la lettura delle sue opere (almeno due-tre), come conoscenza letteraria in classe.

Ma, per dirla con Sciascia, siamo “dalla parte degli in…fedeli”.

Chi ha da capire, capisca.