Agrigento

Il pentito Quaranta, linguaggio colorito “Iddu è min….a, u re ri coppe ca briscula a mazze…” e rivelazioni

“Prego, stiamo registrando … anzi io le avvicino, perché da questo momento in poi è lei che deve parlare di più”, comincia così l’incontro tra il pm e il pentito Giuseppe Quaranta, di Favara, che salta il “fosso”, come si suol dire in questi casi e decide di collaborare con la giustizia.

Queste le prime parole di Quaranta: “Allora io ho deciso di … ho deciso di collaborare per il bene della mia famiglia, per il bene mio personale … perchè sono stanco di… di avere a che fare con queste persone, ho avuto solo delusioni…”. Da qui in poi il pentito è un fiume in piena.

Parla di tutto. Fa nomi e cognomi. Parla di boss, di estorsioni, di mandamenti.

E fa nomi, dicevamo. E si lascia andare anche a espressioni colorite, come quando parla di uno dei presunti coinvolti nelle vicende da lui raccontante dice: “Iddu è minchia, u re ri coppe ca briscula a mazze ca un cunta nenti.

Parla di Di Gati, di Fregapane, di Matteo Messina Denaro del quale dice che è il capo di Cosa nostra ma che nessuon poteva avere contatti con lui.

 

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