Agrigento

Rifiuti, aziende agrigentine denunciano estorsione da 96 mila euro: arrestato manager, indagato ex assessore 

Sono state le denunce del consorzio Ati che si occupa di rifiuti ad Alassio – in Liguria – a fare scattare il blitz che ha portato martedì scorso all’arresto di Pier Paolo Pizzimbone, imprenditore 49enne del settore rifiuti, molto conosciuto nel Ponente Ligure, ex coordinatore di Fratelli d’Italia per la provincia di Savona e Mario La Porta, consulente di Toirano.

Le ditte che hanno denunciato le pressioni sono Ecoseib e le agrigentine  Icos e Ecoin rappresentate da Giuseppe Gaglio e Gaspare Calabrò ed assistite dall’associazione antiracket “Libero Futuro” di Agrigento.

L’indagine, condotta dai pm Chiara Venturi e Massimiliano Bolla e portate avanti dai poliziotti della Squadra mobile di Savona e Genova, vede al centro una presunta tangente da 96 mila euro che Pizzimbone avrebbe dovuto intascare mediante  un contratto di consulenza fittizio a nome di La Porta. Di questa somma sono stati effettivamente consegnati, in un incontro al quale era presente la polizia giudiziaria, 16 mila euro in contanti.

Nell’inchiesta su ambiente e rifiuti è indagato, per il reato di tentato abuso d’ufficio in concorso con Pizzimbone, anche Rocco Invernizzi, l’ex assessore comunale all’ambiente di Alassio (si è dimesso quando è venuto a conoscenza dell’indagine). Secondo l’accusa, il primo avrebbe cercato di far assegnare, proprio attraverso Invernizzi, un servizio di pulizia e manutenzione delle strade di Alassio ad una società, la Co.r.in.t.e.a., di cui, sempre secondo gli inquirenti, l’imprenditore era socio occulto.

Nell’interrogatorio di garanzia Pier Paolo Pizzimbone ha fatto scena muta, mentre Mario La Porta ha deciso di rispondere alle domande del gip Alessia Ceccardi facendo qualche ammissione: La Porta avrebbe dichiarato di essere a conoscenza che quei 96mila euro fossero soldi di natura “non pulita” ma che non sapeva si trattasse di una estorsione.