Agrigento

Tribunale Riesame su acquisto terreno del Parco archeologico: l’albergatore Sinatra non andava arrestato

Dopo la liberazione dagli arresti domiciliari, avvenuta un mese e due giorni dopo il provvedimento cautelare, ossia il 17 aprile u. s. e dopo la decisione del Tribunale del Riesame che ha deciso sul ricorso presentato dai legali dell’indagato Vincenzo Sinatra 82 anni imprenditore molto noto ad Agrigento, arrivano le motivazioni che hanno determinato i giudici del “Riesame” (pres. Emilio Alparone; a latere Giuliano Castiglia – estensore –  e Cristina Denaro).

Viene confermata l’accoglimento in toto della linea difensiva dell’imprenditore, assistito dagli avvocati Antonino Gaziano e Lillo Fiorello che può riassumersi così: nessuna collusione con i funzionari della Regione, ma una semplice trattativa – mediata da professionisti e avvocati – per acquisire un terreno adiacente al proprio hotel.

L’albergatore agrigentino Enzo Sinatra, rispondeva di abuso di ufficio e falso e si è difeso ribadendo quanto aveva già detto in occasione dell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip Francesco Provenzano che, in seguito, aveva comunque rigettato la richiesta di revoca della misura.

Sinatra, secondo il pubblico ministero Alessandra Russo che ha condotto l’inchiesta e ottenuto l’arresto da parte del Gip, avrebbe acquisito un terreno inalienabile, adibendolo a posteggio del suo albergo, grazie ad un accordo collusivo con due funzionarie della Regione indagate al quale avrebbe partecipato un professionista a lui vicino che curò alcune pratiche.

Particolarmente complesse le motivazioni sottoscritte dai giudici del Riesame che, per comodità dei lettori pubblichiamo integralmente

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