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Blitz “Stipendi spezzati”, “Mi dissero o accetti o vai via, tanto ci sono altre persone disposte… lavoravo 50 ore per 650 euro”

Emergono altri particolari dell’inchiesta sulla “Suami società cooperativa sociale – onlus”, già coinvolta nel gennaio di due anni fa in una inchiesta denominata “Catene spezzate” che aveva bloccato un’attività illegale fatta di violenze ai danni degli ospiti (spesso con disagio) della comunità.
Da quella inchiesta nacque un nuovo filone investigativo che ha portato ad arresti e obblighi di firma e presentazione, riguardante la parte amministrativa e che coinvolge i vertici della cooperativa
In particolare, le indagini, consentivano di accertare l’esistenza di un’organizzazione criminale stabilmente preordinata all’attuazione di un programma “aperto” avente ad oggetto la commissione di un numero indeterminato di delitti di estorsione ai danni di numerosi dipendenti della “Cooperativa sociale Suami onlus” i cui vertici, approfittando della crisi occupazionale del territorio agrigentino e dello stato di estremo bisogno delle persone offese (principalmente donne separate con la prole minore a carico e/o coniuge disoccupato o inabile al lavoro), assumevano numerosi lavoratori dipendenti imponendo loro condizioni economiche e lavorative deteriori e non adeguate alle prestazioni effettuate.
Nello specifico, l’instaurazione ed il mantenimento del rapporto lavorativo veniva, in primo luogo, subordinato alla condizione che il dipendente accettasse di percepire una retribuzione effettiva assai inferiore ai minimi contrattuali (pari circa 50%), sottoscrivendo buste paga attestanti la corresponsione di somme maggiori rispetto a quelle effettivamente ricevute: fino all’anno 2012 lo stipendio, decurtato nella misura imposta dal datore di lavoro, veniva corrisposto con denaro contante; a far data dal 2012, al fine della pre-costituzione di una prova documentale dell’integra dazione della retribuzione formalmente prevista, veniva imposta al dipendente l’apertura di un rapporto bancario – conto corrente bancario, ovvero carta prepagata ricaricabile – con la prescrizione di consegnare la carta bancomat ed il relativo codice pin a Salvatore Lupo, già amministratore unico della “Cooperativa sociale Suami – onlus”, o ad altro associato, in modo da consentire loro di procedere all’accredito dell’intera somma indicata in busta paga e provvedere al successivo prelevamento del denaro contante ed alla dazione al lavoratore della minor somma statuita.

“Le condizioni sono queste altrimenti puoi andare via” avrebbe detto Lupo ai dipendenti. “Ci sono altre persone che vengono a lavorare al tuo posto”. La frase sarebbe stata rivolta a una dipendente nel settembre dello scorso anno. L’ex dipendente ha dichiarato: “Ho lavorato in nero fino al febbraio del 2015. Mi occupavo di cucina e di pulizie. Durante un colloquio per l’assunzione con Salvatore Lupo, questi mi prometteva una retribuzione di 700 euro mensili. Non avendo un lavoro ho accettato subito.Ad occuparsi del mio inserimento nella comunità di Licata fu Caterina Federico che mi disse che lo stipendio non avrebbe potuto superare le 650 euro e che dovevo lavorare 50 ore settimanali anche con turni di notte. L’dipendente ha anche raccontato che la busta paga che sottoscriveva era di 1.400 ma che per continuare a lavorare doveva percepire la somma di 650 euro.

Le indagini hanno portato al deferimento di 8 persone, responsabili a vario titolo di:
Associazione per delinquere; estorsione in concorso (n° 22 condotte estorsive); Indebita percezione di contributi da parte dello Stato.
ed in particolare all’ emissione di 4 misure cautelari, di cui due ordinanze di custodia cautelare 2 agli arresti domiciliari, un obbligo di dimora con ulteriore obbligo di permanenza in casa, un obbligo di presentazione alla P.G., delle seguenti persone: Caterina Federico, 34 anni, assistente sociale responsabile di fatto della gestione della sede di Licata della “Suami, società cooperativa sociale – onlus” (obbligo di dimora per 120 giorni) e Salvatore Lupo, 41 anni di Favara amministratore sino al 2016 sono: Maria Barba, 35 anni di Favara, intesa Giusy, moglie di Lupo (domiciliari), Veronica Sutera Sardo, 30 anni di Agrigento (obbligo di presentazione alla pg); Rosa Sferrazza, 67 anni di Favara, nuovo amministratore unico della cooperativa ma di fatto prestanome di Lupo; Roberto Russello, 41 anni di Favara; Linda Modica, 50 anni di Licata; Antonio Cirino 36 anni di Palma di Montechiaro, per questi ultimi quattro non è stata adottata alcuna misura e restano indagati.
Inoltre, è stato disposto dall’A.g. il sequestro preventivo, ai fini della confisca diretta del denaro, di 37.000 euro circa, dai saldi attivi rinvenibili sui rapporti finanziari riconducibili alla “Suami società cooperativa sociale onlus”.

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