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Agrigento, la città si divide sul caso “Nzolia”: tra tutela della salute e diritto di fare impresa

Bisogna partire subito da un concetto fondamentale: le sentenze si rispettano. Inevitabilmente, però, l’ordinanza del Tribunale di Agrigento che ha imposto orari rigidi di chiusura al locale Nzolia, forse il più noto esercizio commerciale della Città dei Templi, ha suscitato reazioni contrastanti e – ancora oggi – è oggetto di discussione tra i cittadini di Agrigento e provincia. Una diatriba che, se da un lato vede coinvolti i residenti della zona che lamentano fastidiosi e insopportabili rumori oltre i conseguenti danni per la salute derivanti l’inquinamento acustico, dall’altra coinvolge gli imprenditori che – dopo aver investito fortemente con ingenti capitali nel settore del commercio offrendo lavoro anche ad una dozzina di persone – si ritrovano a dover chiudere battenti entro le 22:30 (dal lunedì al giovedì) posticipato alle ore 24:00 durante il weekend. Di fatto, senza voler fare inutili giri di parole, l’ordinanza del Tribunale di Agrigento si avvicina molto ad un provvedimento di chiusura. Il quieto vivere delle famiglie si scontra inevitabilmente con il successo del locale.

IL CASO. La vicenda, ormai, è nota: uno scontro frontale tra l’attività commerciale, situata nella centralissima piazza San Calogero, nel cuore di Agrigento, e i residenti della zona compresa la salita Filino, che lamentano da oltre un anno condizioni insopportabili derivanti, più che dalla musica, dal brusio delle centinaia di persone che si ritrovano all’esterno del locale, la sistemazione di tavoli e sedie  che, di fatto, hanno causato la violazione del “diritto al rispetto della vita privata e familiare”. 

LE EVIDENZE DOCUMENTALI. A sostegno di questa tesi diverse relazioni di servizio effettuate , come quella del 6 febbraio 2017 tra le 00.35 e le 01.50, ma anche annotazioni di Polizia Giudiziaria, come quella del 23 ottobre 2016 che constata la “presenza di numerose persone davanti al locale ‘Nzolia che parlando tra di loro provocavano schiamazzi”. Infine ci sono delle relazioni dell’Arpa relativi a rilievi fonometrici effettuati nel marzo e aprile 2017 (alcuni delle quali effettuate in orari notturni nelle abitazioni dei residenti) dove si attesta che il rumore prodotto dalle persone stazionanti in piazzetta San Calogero “non è accettabile per il superamento del limite differenziale notturno di cui all’art. 4 del D.P.C.M. 14.11.97; sì da atto che “è stato altresì superato il limite differenziale di 3dB indicato in giurisprudenza come limite di tollerabilità”.

LE CONTESTAZIONI. “ Sia pur nella cognizione sommaria del rito cautelare – si legge nell’ordinanza – deve ritenersi sussistente la responsabilità del gestore del locale che ha l’obbligo giuridico di controllare ed impedire che il comportamento della propria clientela non contrasti con le norme concernenti la polizia di sicurezza, non ostacoli la quiete pubblica con atteggiamenti molesti e rumorosi sia nel locale che nelle pertinenze dello stesso.  Sussiste altresì la responsabilità dell’ente locale convenuto non solo per le omesse verifiche sull’osservanza degli orari di chiusura fissati con ordinanza comunale ma anche per l’omesso controllo in relazione allo stazionamento degli avventori nel suolo pubblico oltre lo spazio in concessione all’esercizio ‘Nzolia, dovendo ritenersi che l’uso di tali spazi ulteriori, fatto dai clienti autonomamente, non possa essere imputato al gestore del locale che non ha a disposizione alcun strumento di coercizione ma debba rientrare tra le funzioni di vigilanza del Comune di Agrigento (per questo coinvolto in questo procedimento)

PERCHE’ ORARI COSI RIGIDI? Il giudice ha ritenuto opportuno – per contemperare le esigenze dei residenti – adottare un sistema di regolamentazione degli orari di chiusura dell’attività. Infatti – si legge nell’ordinanza–  “la soluzione di inibire solo lo spazio esterno, così limitando lo svolgimento dell’attività commerciale solo all’interno del locale non sembra misura risolutiva se si considera che la capienza del locale è di circa 45 persone (così è rilevato dal c.t.u.); quindi inevitabilmente, appare ragionevole presumere che raggiunto il numero massimo di capienza i clienti sopraggiunti continuerebbero a stazionare nella parte esterna del locale generando sempre rumore antropico.” In relazione anche al fatto che tra i residenti della suddetta zona vi sono anche minori che frequentano le scuole il Tribunale ha stabilito i seguenti orari di chiusura: dal lunedì al giovedì entro le 22:30 comprese le operazioni di chiusura del locale con sistemazioni tavoli ecc; il venerdì ed il sabato e i prefestivi entro le 24:00.

REAZIONI E CONSEGUENZE. La città si è divisa: da una parte la massa, i fruitori del locale, gli amanti della movida, chi spera che la città di Agrigento non debba necessariamente spegnere le luci alle 22:30 e tutti i soggetti che operano in questo settore hanno fatto quadrato e stanno manifestando solidarietà ai proprietari del locale. Numerosi – in tal senso –  i commenti e le reazioni sui social; dall’altra, però, non bisogna dimenticare quelle persone – forse in minoranza e sicuramente più silenziose – che reclamano un sacrosanto diritto.

L’avvocato Giuseppe Scozzari

Il caso oltre ad assumere rilevanza sociale è anche diventato politico. Il consigliere comunale di Agrigento, Pietro Vitellaro, ha annunciato con una nota la possibilità da parte del Comune di presentare ricorso. Della stessa idea anche i legali Giuseppe Scozzari e Angelo Sutera, difensori della famiglia Messina, proprietaria di Nzolia: “Ovviamente – commenta Scozzari – si tratta di un provvedimento giudiziario che, in quanto tale, deve essere rispettato. Proporremo reclamo anche perchè l’ordinanza contiene elementi che a nostro giudizio sono estremamente contraddittori. Ci troviamo di fronte a uno dei locali che ha ridato vita a un centro storico estremamente depresso dove la vita si era ridotta a ben poca cosa. Abbiamo recuperato una piazza che era sporca e non curata”.

L’avvocato Roberto Gambino

Arriva anche la replica dell’avvocato Roberto Gambino che, oltre ad essere il legale che ha portato avanti questa “battaglia giudiziaria” è anche uno dei residenti della zona: Il nostro diritto alla salute non vale meno degli altri diritti che si reclamano, l’opinione pubblica non è solo quella espressa sui social da persone che non sanno nulla della vicenda. È anche l’opinione dei residenti della Salita Filino che da un anno non dormono per l’inquinamento acustico e soffrono in silenzio”.