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Arresti clan Rinzivillo, quei contatti con i “canicattinesi” rivelati dai pentiti

Dal filone d’inchiesta che ha messo nel mirino gli affari del clan Rinzivillo di Gela, con particolare riferimento all’acquisto e vendita di stupefacenti tra Germania ed Italia, emerge l’operatività, soprattutto in territorio tedesco, di un gruppo di agrigentini stanziatosi a Pforzheim: i Migliore di Canicattì. Secondo gli inquirenti a far parte di suddetta struttura ben radicata in Germania sono i fratelli Massimiliano e Angelo Migliore, Calogero Migliore (figlio di Angelo) e Michele Laveneziana, 38 enne incensurato, cameriere in un ristorante italiano in Germania.
I collaboratori di giustizia Leonardo Messina e Giuseppe Croce Benvenuto – nel corso di anni di verbali – indicano Massimiliano e Angelo Migliore quali appartenenti alla “Stidda” di Canicattì poi transitati in “Cosa Nostra” gelese instaurando buoni contatti proprio con il clan Rinzivillo. Diversi gli episodi in cui i due gruppi vengono a contatto. Le indagini cristallizzano, ad esempio, l’acquisto da parte del gruppo agrigentino – nel maggio 2015 – di una partita di cocaina di 3kg grazie alla mediazione di Paolo Rosa e Ivano Martorana, due uomini agli ordini di Salvatore Rinzivillo.
Un affare che provocò qualche frizione in seguito al ritardo del pagamento della droga da parte di Angelo Migliore, pronto in quel momento a poter saldare solamente un chilo. La questione troverà soluzione con l’intervento di Salvatore Rinzivillo che, il 23 maggio 2015, convoca il figlio di Angelo Migliore ordinando l’immediato saldo del debito per evitare “brutte figure” con i fornitori. Il debito sarà poi pagato. Sono diversi, come detto, gli episodi in cui Migliore e Rinzivillo entrano in contatto e non necessariamente nell’ambito del traffico di droga. Ad esempio l’acquisto di 21 video poker – su ordine di Rinzivillo a Migliore – che dalla Germania, passando per il Piemonte, sarebbero dovuti giungere fino a Licata. O di una borsa ricevuta da Angelo Migliore da parte dei “calabresi” che avrebbe dovuto contenere armi ma che in realtà contenevano “oggetti con il tappo rosso”. In seguito a questa vicenda fu necessario un nuovo intervento di Salvatore Rinzivillo a causa di alcune diatribe di natura economica che si erano venute a creare con alcuni esponenti di ndrangheta presenti in Piemonte ed in Lombardia.
Per le indagini appare importante anche un ultimo aspetto. Gli inquirenti riescono a captare Rinzivillo dare incarico a Martorana di avvisare i Migliore di tenere pronta la liquidità per far fronte ad alcune spese “del processo”. In tal senso, in una chiamata intercettata nel maggio 2015, Rinzivillo chiede a Ivano Martorana se fosse passato “da Massimo Migliore all’hotel” per rientrare in possesso dei “due, due e mezzo”.