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Belice, Mattarella: “Ha sollecitato tutta l’Italia a rinnovarsi”

“Ricordiamo oggi, a mezzo secolo di distanza, il sisma che devastò la Valle del Belice, primo terremoto devastante del dopoguerra. Otto anni dopo avvenne quello del Friuli. Centodieci anni fa erano state colpite Reggio Calabria e Messina, con oltre 100.000 morti: la prima devastazione di queste proporzioni a ferire l’Italia unita. Le caratteristiche geo-morfologiche non ci hanno risparmiato una serie di cataclismi che hanno accompagnato le vicende del nostro popolo anche in questi ultimi decenni. Parlano le ferite dell’Irpinia e della Basilicata, dell’Umbria, delle Marche, dell’Abruzzo, dell’Emilia Romagna, del Lazio”.

Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenendo a Partanna, per i 50 anni dal terremoto del Belice, sottolineando che “questa zona ha sollecitato l’intero Paese, per piu’ aspetti a rinnovarsi”.

“Le capacità dell’intero Paese di reagire alle calamità naturali – ha aggiunto – hanno rappresentato momento della verità, misura della coesione nazionale, del riconoscersi in un comune destino. Via via si sono affinate capacità previsionali e di pronto intervento, superando lo stato di impreparazione di allora rispetto alle emergenze, sino all’attuale modello, frutto di approfondimento; e sperimentato”.

Nel 1970, due anni dopo il terremoto in questo territorio, ha ricordato, “intervenne la prima legge sulla protezione civile. Contemporaneamente un’altra legge, due anni prima di quella sull’obiezione di coscienza, prevedeva per i giovani del Belice la possibilità del servizio civile in luogo di quello militare. Questa zona ha sollecitato l’intero Paese, per più aspetti a rinnovarsi”.

“Chiunque sia stato pesantemente colpito da un terremoto può testimoniare come le scosse e la catastrofe che provocano – accanto ai lutti e ai danni materiali – lascino tracce irreversibili negli animi. La memoria di ciò che è accaduto non si separa più dal vissuto di ciascuno. Non è stato diverso nella Valle del Belice che qui, oggi, ricorda le sue tante vittime, l’accidentato percorso della ricostruzione, la fatica accompagnata al tormento delle scelte di vita personale e di quelle complessive delle popolazioni colpite. Non è stato facile, non è facile per nessuno”, ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, stamane a Partanna.

Al disastro naturale in questi centri “si aggiunse un ulteriore danno sociale, che non si riuscì a evitare, e che toccò famiglie e comunità, con episodi di emigrazione verso il Nord Italia e verso l’estero che coinvolsero migliaia di siciliani. Un ulteriore dissanguamento per queste terre”.

A mezzo secolo di distanza, per il Capo dello Stato, “si misura qui come non basterà mai, nelle tragedie della natura, la lena dei soccorritori, la generosità dei donatori, l’impegno delle istituzioni, la laboriosità dei cittadini, a colmare un vuoto, a ricostruire l’anima di un luogo, a indicare un futuro”.

Tutto questo è indispensabile, reca sostegno e sollievo, “ma rappresenta una premessa, per quanto preziosa. Al centro delle esigenze non può che esservi la determinazione di adoperarsi per la sopravvivenza delle identità, della cultura del luogo colpito”.