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Caso Nicosia, intervista all’avv. Pennica: “Deputata Occhionero era cieca o disattenta?”

Dovrà tornare in Procura a Palermo. Ma stavolta da indagata. Giusy Occhionero, ex deputata di Leu passata nelle fila di Italia Viva, ha ricevuto un avviso di garanzia e un invito a comparire dai Pm che l’accusano di falso in concorso. Avrebbe fatto passare il Radicale, Antonello Nicosia, fino ad allora conosciuto solo telefonicamente, per suo assistente parlamentare, consentendogli di entrare con lei nelle carceri senza autorizzazione. Solo in un secondo momento, dopo tre ispezioni in istituti di pena siciliani, i due avrebbero formalizzato il rapporto di collaborazione. Stesso reato è contestato all’esponente radicale che, però, risponde anche dell’aggravante di aver favorito Cosa nostra e della ben più pesante accusa di associazione mafiosa. 

Ma per Pina Occhionero, com’era prevedibile dopo l’interrogatorio originario in Procura, con ogni probabilità l’accusa di falso potrebbe essere superata da ben altre e gravi ipotesi di reato.L’indagine è delle scorse settimane e ha portato all’arresto, oltre che di Nicosia, del boss di Sciacca Accursio Dimino e di tre presunti favoreggiatori. Dall’inchiesta è emerso che, oltre a progettare estorsioni e omicidi, Nicosia, attivista Radicale, sedicente docente universitario, da anni impegnato in battaglie a difesa dei detenuti, entrava e usciva dalle carceri, incontrando anche capimafia al 41 bis, proprio grazie alla Occhionero. E nell’ambito dell’operazione antimafia “Passepartout”, si registrano importanti novità. Che sono evidenziati dalla nuova misura cautelare firmata dal Gip del Tribunale di Palermo, Annalisa Tesoriere. Intanto il giudice ha affievolito la misura nei confronti di tre favoreggiatori di Antonello Nicosia e Accursio Dimino. Ha disposto gli arresti domiciliari. Inoltre ha restituito 14 mila euro ad un uomo sottoposto a perquisizione nell’ambito della stessa inchiesta. Il Gip del Tribunale di Palermo ha di fatto confermato quanto già espresso dal collega del Tribunale di Sciacca Alberto Davico che aveva condotto l’interrogatorio di garanzia per rogatoria.

E, a questo punto, irrompe Salvatore Pennica, avvocato del foro di Agrigento, quasi sempre controcorrente, e (quasi)  sempre apprezzato da tutti. Mai attendista, mai voltagabbana, sempre diretto e talvolta impopolare. Difende (è il suo mestiere) Antonello Nicosia, assistente parlamentare dell’onorevole Pina Occhionero con lasciapassare nelle carceri italiane. Nicosia è un cliente che appare indifendibile. E’ l’uomo che intercettato vuol far passare per incidente sul lavoro le stragi Falcone e Borsellino. Francamente, non si può sentire.

Eppure Pennica risponde netto alle nostre domande. Lo abbiamo intervistato partendo proprio da questa circostanza.

Come si difende uno come Nicosia che disprezza Falcone, parla di attentati, pianifica danneggiamenti?

“Riconoscendo apertis verbis la superficialità caratteriale, la mania di egocentrismo, ai limiti di un disturbo di personalità, il tentativo maldestro di ripagare se stesso da un torto che aveva subito finendosi alla fine per fare male”.

Quale è il torto?

“L’aver patito a suo dire una carcerazione ingiusta. In galera ha studiato, si è laureato, a Petrusa ha ingoiato  rospi in condizioni disumane di privazione della libertà oggi cosi evidenziate dal cardinale Montenegro e dal presidente Musumeci e di aver in 12 anni maturato la scelta che una volta uscito si sarebbe interessato della condizione dei carcerati”.

A proposito entrava in carcere per poi fare il postino di Matteo Messina Denaro e di altri boss?

“L’Italia è il paese dei paradossi. Nicosia entrava in carcere con una deputata del parlamento italiano nell’esercizio delle funzioni ispettive dei parlamentari ed il troppo e il distorto è che l’onorevole eletta nel partito garantista di legalità di liberi ed eguali oggi transitata in Italia viva non abbia mai denunciato l’illecito che Nicosia avrebbe compiuto sotto i suoi occhi”.

Sta accusando il deputato?

“No. Utilizzo la logica e la esperienza di venti anni di carcere da avvocato di 41 bis. Incontrare un detenuto in carcere è come stare nel grande fratello. Telecamere ovunque, gli incontri sono alla presenza del direttore, del comandante della Polizia penitenziaria e nel caso del 41 bis vi è l’altra sorveglianza del Dap. Impossible che nessuno si sia accorto del postino che, se tale fosse, avrebbe veicolato messaggi verso i detenuti e nei confronti di Matteo Messina denaro. Mi sembra assurdo”.

Caso interessante ma la prova sarà diabolica?

“Lo escludo serve dinamismo e coraggio; ho avviato le lettere per ascoltare in sede di indagini difensive i direttori delle case circondariali di Agrigento, Trapani, Palermo, Prima, Tolmezzo, il direttore del Dap e il presidente del Parlamento Fico”.

I direttori si comprende il presidente Fico ?

“Per capire come funziona la Camera dei deputati. Se in Italia è possibile che una parlamentare porti con se in carcere un soggetto condannato a dodici anni, senza nessun controllo della Camera dei deputati.  E poi: deputati utili nel rilasciare i pass di collaboratore ma che poi ascolti, dopo il fatto, la parlamentare in Commissione antimafia e secreti la audizione. Inoltre chiederò se la deputata intercettata per due mesi sia stato preventivamente informato il Parlamento”.

Con quale vantaggio per il suo assistito?

“La Procura della Repubblica di Palermo ha versato in atti le intercettazioni tra Nicosia e l’onorevole Occhionero e quest’ultima mostrava piena consapevolezza ed adesione alle parole di Nicosia. Sono indizi gravi per il mio assistito ed allora la domanda è: il parlamentare se fossero vere le affermazioni di Nicosia perché non  denunciato essendo un pubblico ufficiale e perché non ha informato il Presidente della Camera”.

Potrebbe essere ignara di tutto ed essere stata ingannata?

“Tesi plausibile che rafforza l’assunto difensivo”.

Si spieghi meglio.

“Se Nicosia ha avuto la capacità di raggirare una parlamentare di esperienza, militante nel partito che fu del presidente Grasso, già procuratore della Repubblica a Palermo, non c’è ragione per cui non possa aver millantando crediti inesistenti strumentalizzando la propria posizione di aderente ai Radicali italiani e tutore dei diritti dei detenuti per ingannare con le parole anche gli inquirenti i quali doverosamente dovranno accertare se si tratta di un millantatore o di un associato”.

Ma uno che non è associato non parla con il capo mafia di Sciacca con disinvoltura?

“Parlavano entrambi di fatti di cronaca giudiziaria noti nelle sentenze e il presunto capo mafia di Sciacca lo ha spiegato bene nell’interrogatorio, ma sul punto non posso aggiungere altro”.

Si ma affermare che bisogna cambiare il nome all’aeroporto di Palermo perché Falcone in fondo è una vittima sul lavoro e che non bisogna arriminare la stessa merda come la interpreta.

“Come le parole di un provocatore stupido, censurabili; anzi esecrabili. Ma alle parole vanno attribuiti i significati di chi le pronuncia e la tassatività della norma penale per essere condannato richiede altro. Carnevale emerito giudice disse che Falcone non era intelligente, fu processato ed assolto, Montante elogiava Falcone e i magistrati della Procura antimafia ed è stato condannato. Le parole sono sassi ma a volte denotano ipocrisie e fariseismi”.

Nel caso di Nicosia cosa denotano le parole?

“Minchionaggine non sono prove di adesione alla mafia”.

Una ultima domanda:  ha qualche paura, una preoccupazione?

 “Ogni giorno quando entro in contatto con verità apparenti, di comodo, con le ingiustizie, quando in perfetta solitudine pago dazio per l’impegno duro ma questa è la vita che ho scelto”.