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“Catturammo il boss seguendo l’amante”, ecco come fu arrestato Cesare Genova

Si è tenuta al Tribunale di Agrigento la prima udienza relativa al processo relativo alla vicenda della latitanza del boss di Delia, Cesare Genova, processo che vede imputate 10 persone tra cui 4 carabinieri in servizio, all’epoca dei fatti, nella caserma di Palma di Montechiaro e lo stesso “stiddaro”.


Ascoltato un teste, il luogotenente Carmelo Caccetta della Compagnia dei Carabinieri di Licata, che ha ricostruito le fasi dell’arresto di Genova, in quel momento latitante e in fuga dal carcere dal carcere romano di Rebibbia.

Uno spunto investigativo importante, tra gli altri, fu dato da una donna. “Aveva una relazione con lei e abbiamo iniziato a seguire quest’ultima che andava a trovarlo col marito” ha dichiarato Caccetta che ha ricostruito davanti ai giudici, presieduti da Luisa Turco, le modalità della cattura dell’ergastolano che aveva approfittato di un permesso per le festività di pasqua per darsi alla fuga. Il procedimento vede alla sbarra Cesare Genova, accusato di evasione, detenzionedi armi clandestine, 4 carabinieri, di cui 3 accusati di averne favorito la latitanza, 2 loro informatori e altre 3 persone ritenute i fiancheggiatori del boss che fu catturato nel luglio del 2011.

I Pm Santo Fornasier e Matteo Delpini hanno fatto notificare l’avviso di garanzia ai carabinieri Giuseppe Federico, 45 anni, Umberto Cavallaro, 34 anni, Angelo Santamaria,51 anni, e Andrea Mirarchi, 37 anni. Risultano indagati anche i palmesi Calogero e Francesco Burgio, accusati di avere ospitato Genova, che venne arrestato In un covo di contrada Madonna dell’Aiuto, a Canicattì, i presunti vivandieri Vincenzo Noto, 66 anni, e Savina Forte, 59 anni di San Biagio Platani.

Santamaria è accusato solo di un episodio di omessa denuncia.