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Il traffico di droga a Favara e dintorni secondo il pentito Giuseppe Quaranta

Mentre non si è spenta l’eco della sentenza del processo “Montagna” con 35 condanne e 19 assoluzioni, tengono sempre banco le dichiarazioni del pentito favarese Giuseppe Quaranta.

Rispondendo alle domande del pubblico ministero Claudio Camilleri, della Direzione distrettuale antimafia di Palermo (era il sei febbraio 2018), Quaranta racconta quello che sa in merito al traffico illecito di sostanze stupefacenti.

Il suo interrogatorio comincia così: “Posso riferire che ho cominciato facendo da tramite tra Francesco Fragapane e Giuseppe Blando di Favara. Nello specifico, Francesco Fragapane mi ha chiesto di metterlo in contatto con Giuseppe Blando per acquistare da quest’ultimo della sostanza stupefacente del tipo cocaina. Io ho contattato Giuseppe Blando presso il bar solitamente frequentato da quest’ultimo, ubicato a Favara nei pressi della P.zza Itria.

Giuseppe Blando mi ha dato la sua disponibilità ad incontrare Francesco Fragapane. Così io, per il tramite di Stefano Fragapane inteso Frittella, ho fissato un incontro con Francesco Fragapane. Durante l’incontro, avvenuto pochi giorni dopo ed al quale io ero presente, Francesco Fragapane ha chiesto a Giuseppe Blando una fornitura di un chilo di cocaina sulla fiducia, ovvero con la possibilità di poterla pagare successivamente. Giuseppe Blando ha provveduto a fornire a Francesco Fragapane un chilo di cocaina. Una volta avvenuta la transazione, Francesco Fragapane mi ha detto che se avessi voluto sarebbe stato disponibile a rifornirmi di alcuni quantitativi di cocaina. Io, dopo qualche giorno, gli chiesto cento grammi di cocaina che ho prelevato dallo stesso utilizzando il furgoncino dell’impresa per la quale lavoro per poi andarla a nascondere in campagna. Io so che a spacciare per conto di Francesco Fragapane vi era SalvatoreFragapane. Io una volta ricevuti i cento grammi di cocaina da Francesco Fragapane e dopo averli nascosti nella mia campagna, ho chiesto a mio figlio Calogero di contattare Salvatore Montalbano per verificare la qualità della merce, essendo Montalbano anche un assuntore. Effettivamente, ho avuto un incontro con Salvatore Montalbano e mio figlio Calogero presso la mia campagna. Montalbano mi ha confermato la buona qualità dello stupefacente e io gli chiesi se era interessato a spacciare la sostanza stupefacente. Avuta la sua disponibilità, gli dissi che io avrei dovuto ricavare cinquanta euro al grammo indipendentemente dall’importo al quale l’avrebbe rivenduta. Solo successivamente, ho saputo che mio figlio Calogero si era messo in affari con il Montalbano per spacciare la droga da me consegnata a quest’ultimo. Inizialmente, ho rifornito Salvatore Montalbano di venti grammi di sostanza. A vendo ricevuto dallo stesso, in breve termine, il relativo corrispettivo in denaro gli ho dato un’altra fornitura di trenta grammi.

Da questo momento, però, Salvatore Montalbano ha cominciato a ritardare con i pagamenti nonostante i miei continui solleciti. Io ho deciso, pertanto, di tenere nascosti in campagna da me i restanti cinquanta grammi.

Nel frattempo, Francesco Fragapane è stato nuovamente arrestato ed io ho consegnato i cinquanta grammi a RobertoRomeo di Porto Empedocle per spacciarla. Anche Francesco Fragapane non aveva ancora saldato il debito contratto con Giuseppe Blando, il quale ha cominciato a fare pressioni su di me per cercare di recuperare questi soldi avendo io fatto da intermediario. Tornando un po’ indietro, ricordo che Francesco Fragapane aveva consegnato della cocaina anche a Carmelo Battaglia di Comiso per un importo di circa 15.000 (quindicimila) euro, sempre a credito. Francesco Fragapane aveva incaricato me di recuperare il credito vantato nei confronti di Carmelo Battaglia. Io mi sono messo a disposizione di Francesco Fragapane per il recupero del credito vantato nei confronti di Battaglia anche per cercare di alleggerire la pressione esercitata su di me da Giuseppe Blando. In seguito, ho consegnato a Giuseppe Blando l’importo di mille dei mille e trecento euro provento della sostanza spacciata da RobertoRomeo per mio conto. In seguito, Giuseppe Blando ha saputo che Francesco Fragapane aveva ceduto della cocaina a Carmelo Battaglia pertanto, avendo una conoscenza diretta con quest’ultimo, ha preso contatti diretti con Battaglia. Per quanto riguarda la cocaina acquistata da AntonioCordaro di San Cataldo, posso riferire che tutto è nato un giorno mentre mi trovavo all’impianto di calcestruzzo di GiuseppeVella e Giorgio Cavallaro. Cavallaro mi ha presentato un suo paesano, Salvatore Puma, il quale mi ha chiesto se avevo possibilità di procurargli una fornitura di cocaina. lo mi sono riservato di chiedere in giro non potendo più rivolgermi a Giuseppe Blando essendo che quest’ultimo ‘vantava ancora un credito nei confronti di Francesco Fragapane. Dopo qualche giorno, mi sono incontrato con Francesco Giordano al quale ho riportato la richiesta di SalvatorePuma. In seguito, mi sono incontrato nuovamente con Francesco Giordano, il quale mi ha detto che vi era tale AntonioCordaro di San Cataldo che aveva la disponibilità di cento grammi di cocaina. lo ho subito messo in chiaro con Francesco Giordano che l’acquirente, ovvero Salvatore Puma, non aveva la possibilità di pagare immediatamente. Quindi io ho assicurato che avrei fatto da garante per Salvatore Puma ma che Giordano sarebbe dovuto intervenire nei confronti di Antonio Cordaro per cedere la sostanza a credito. Si da atto che il Quaranta in sede di rilettura precisa: Quando Francesco Giordano mi ha presentato a Antonio Cordaro lo ha fatto precisando che quest’ultimo era un uomo d’onore della famiglia mafiosa di San Cataldo e che io rappresentavo la famiglia Fragapane. A tal proposito, preciso che la presentazione tra due uomini di Cosa nostra può avvenire soltanto tramite un terzo soggetto sempre appartenente a Cosa nostra. Ho poi incontrato Antonio Cordaro ed un altro soggetto tale Vincenzo, sempre di San Cataldo, con i quali abbiamo concordato le modalità di trasporto della sostanza stupefacente, ovvero Cordaro avrebbe provveduto direttamente a trasportare la sostanza fino all’impianto di calcestruzzo di Vella e Cavallaro, ubicato in territorio di Racalmuto nei pressi del ristorante denominato La Vecchia Nina. Ho dunque avvertito Salvatore Puma che l’indomani Cordaro avrebbe portato la sostanza all’impianto di calcestruzzo. L’indomani, Antonio Cordaro ha effettuato la consegna.Salvatore Puma ha cominciato fin da subito a non farsi più vedere evitando di pagare la sostanza stupefacente ricevuta. Dopo qualche giorno, è arrivata la notizia dal carcere di Agrigento che io non avrei più dovuto camminare per conto di Francesco Fragapane, quindi non mi sono più interessato della vicenda dello stupefacente.

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