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Mafia, caccia a Messina Denaro: fermato reggente Mazara del Vallo, 25 indagati (vd e ft)

E’ caccia a Matteo Messina Denaro. All’alba di questa mattina duecento carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Trapani hanno eseguito il fermo di Matteo Tamburello, figlio di Salvatore, considerato il reggente del mandamento di Mazara del Vallo, zona interessata da diverse e mirate perquisizioni.

Blitz "Eris" contro fiancheggiatori Messina Denaro
Blitz "Eris" contro fiancheggiatori Messina Denaro
Operazione Eris
Blitz "Eris" contro fiancheggiatori Messina Denaro
Blitz "Eris" contro fiancheggiatori Messina Denaro
Blitz "Eris" contro fiancheggiatori Messina Denaro

Si cerca il superlatitante di Castelvetrano e chi, secondo gli inquirenti, lo ha aiutato a diventare un fantasma. In tal senso sono 25 le persone indagate. Il fermato è ritenuto tra u più ascoltati dai vertici della mafia del territorio come emerge dell’operazione “Eris” coordinata dalla Dda di Palermo.

Una ulteriore fase, spiega chi indaga, della manovra di “progressivo depotenziamento dei circuiti di riferimento e il depauperamento delle risorse economiche del sodalizio”.

Diego Vassallo
Gaspare Como
Matteo Tamburello

Le perquisizioni dei numerosi obiettivi individuati (tra cui abitazioni, proprietà rurali ed esercizi commerciali) hanno già permesso di arrestare in flagranza di reato due degli indagati, Gaspare Como e Diego Vassallo, trovati rispettivamente in possesso di pistole illegalmente detenute (una Baby Browning calibro 635 munita di caricatore con 5 colpi e un revolver calibro 22 con 20 cartucce); di sequestrare apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni, nonchè documentazione, materiale questo che è già al vaglio dei tecnici e degli analisti del Ros.

Contestualmente i carabinieri hanno dato esecuzione al fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo nei confronti dell’imprenditore Matteo Tamburello esponente di spicco della famiglia di Cosa nostra di Mazara del Vallo, indagato per associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori e violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale. Scarcerato nel 2015 era tornato riferimento di clan e affari. In cima ai suoi interessi economici l’eolico e stava realizzando un nuovo impianto con un imprenditore mazarese, oggi interessato dalle perquisizioni.

Al centro di questa indagine sono i mandamenti mafiosi di Mazara del Vallo e di Castelvetrano nel cui ambito sono state documentati qualificati rapporti intrattenuti da Tamburello con esponenti riconducibili al reggente del mandamento di Castelvetrano, Gaspare Como, cognato del superlatitante, arrestato sempre dal Ros lo scorso aprile nell’ambito della indagine “Anno zero”.

Da questa mattina, dunque, nei comuni di Castelvetrano, Mazara del Vallo, Campobello di Mazara e Custonaci, i Carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani stanno svolgendo delle mirate attività di perquisizione nei confronti di 25 indagati, ritenuti a vario titolo – grazie alle complessive indagini svolte -fiancheggiatori e favoreggiatori della latitanza di Matteo Messina Denaro.

L’operazione Eris, che vede l’impiego di circa 200 Carabinieri, costituisce un’ulteriore fase dell’articolata manovra investigativa sviluppata dal R.O.S., con il coordinamento della Procura distrettuale antimafia di Palermo, per la cattura del predetto latitante, mediante il progressivo depotenziamento dei circuiti di riferimento e il depauperamento delle risorse economiche del sodalizio.

Le investigazioni sull’aggregato mafioso mazarese hanno permesso di individuare la fase riorganizzativa degli assetti di vertice, fornendo importanti elementi sulla sua collocazione baricentrica nelle relazioni criminali nella Sicilia occidentale.

Nell’ambito della manovra sviluppata dal Ros per la ricerca e la cattura del latitante Matteo Messina Denaro, nel novembre del 2015, veniva avviata un’attività investigativa sul mandamento di Mazara del Vallo, storica roccaforte ed influente realtà di cosa nostra trapanese.

Tale aggregato mafioso, secondo le risultanze dell’odierna indagine, continua a rappresentare una entità strategica nelle dinamiche criminali d’area.

Matteo Tamburello, figlio del fu Salvatore (già autorevole esponente del mandamento fino al suo decesso avvenuto nell’agosto del 2017), era stato scarcerato nel novembre del 2015 dopo aver scontato la pena per aver diretto, in qualità di reggente, la famiglia mazarese di cosa nostra fino al 2006; alla scarcerazione Tamburello veniva sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno in Mazara del Vallo ove aveva ottenuto un’occupazione presso una cava di calcarenite.

Le indagini del Ros, condotte anche grazie all’ausilio di mezzi tecnici, svelavano sin da subito che Tamburello, oltre a coordinare le attività all’interno della cava, era di fatto socio occulto dell’attività imprenditoriale in parola che, peraltro, era stata avviata solo grazie a somme di denaro reperite presso terzi esclusivamente in virtù della autorevolezza (mafiosa) di cui godeva Tamburello a Mazara del Vallo.

Il prosieguo delle indagini avrebbe ben presto svelato che Matteo Tamburello aveva nuovamente acquisito un ruolo molto attivo nella locale articolazione mafiosa la cui reggenza tuttavia, come già emerso nell’ambito dell’operazione “Anno Zero”, era stata affidata a Dario Messina, soggetto con il quale Tamburello ha avuto comunque contatti riservati.

Dalle indagini svolte è emerso inoltre che Matteo Tamburello, in forza della risalente affiliazione a cosa nostra quale membro di una delle più autorevoli famiglie mafiose mazaresi, aveva nuovamente acquisito un ruolo di rilievo che lo portava ad intrattenere incontri riservati con esponenti di primo livello della medesima consorteria.

Tra i soggetti in rapporti con Tamburello meritano di essere segnalati Vito Gondola (fu reggente del mandamento mafioso mazarese, deceduto a luglio del 2017), Antonino Cuttone (storico affiliato alla famiglia mazarese e consigliere economico del fu Mariano Agate), Raffaele Urso (anche egli arrestato nell’operazione “Anno Zero” poiché ritenuto al vertice della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara), e Dario Messina che lo incontrava dopo essersi visto poco prima con Gaspare Como (cognato di Matteo Messina Denaro e all’epoca reggente del mandamento di Castelvetrano).

Per collocare nel giusto contesto la sequenza degli incontri riservati tra Dario Messina e Gaspare Como e tra Dario Messina e Matteo Tamburello, è altresì necessario considerare che pochi giorni prima, il 13 luglio 2017, era deceduto Vito Gondola, per ultimo sottoposto agli arresti domiciliari per ragioni di salute a causa della sua collocazione al vertice del mandamento mafioso di Mazara del Vallo.

Ulteriori elementi a carico di Matteo Tamburello emergevano dalle risultanze delle indagini svolte sul conto di Fabrizio Vinci, imprenditore ritenuto affiliato alla famiglia di cosa nostra di Mazara del Vallo, arrestato a maggio del 2017 dal Ros nell’ambito della indagine “Visir” poiché responsabile di partecipazione ad associazione mafiosa.

Dalle investigazioni emergeva infatti che Vinci aveva sostenuto economicamente Matteo Tamburello quando era detenuto, acquistando da questi un bene strumentale a prezzo fortemente maggiorato.

L’odierno impegno investigativo ha inoltre permesso di dimostrare che il legame tra i due esponenti della medesima consorteria non si è mai interrotto e in tal senso sono stati documentati diversi incontri avvenuti tra Tamburello e Vinci nella cava di calcarenite di fatto riconducibile allo stesso Tamburello.

Nel pieno rispetto delle regole mafiose sulla assistenza ai detenuti, allorquando il 10 maggio 2017 Vinci veniva arrestato, Tamburello si interessava immediatamente affinché venisse fornito adeguato sostentamento alla famiglia dell’affiliato.

Le indagini hanno infine permesso di appurare che Tamburello programmava di gestire, direttamente e grazie alla collaborazione di un imprenditore mazarese (anch’egli sottoposto a perquisizione dai militari del Ros nell’ambito dell’operazione), cospicui lavori nell’ambito dell’eolico per l’ampliamento di un impianto sito in territorio di Mazara del Vallo, attraverso la palificazione di nuovi aereo generatori.

Tale attività rappresentava per Tamburello l’occasione per poter ripartire e costituiva un vero e proprio programma di infiltrazione mafiosa in uno degli affari più importanti degli ultimi anni sul territorio siciliano ed in particolare trapanese.

Mafia, caccia a Messina Denaro: fermato reggente Mazara del Vallo, 25 indagati