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Mafia, processo Montagna: Quaranta in video-collegamento conferma le accuse contro ex sodali

C’era molta attesa legata alla testimonianza – nell’ambito del processo scaturito dalla maxi inchiesta antimafia “Montagna” – del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta, il favarese arrestato nella stessa operazione il 22 gennaio scorso, chiamato nuovamente in video-collegamento per chiarire alcuni aspetti legati soprattutto alle posizioni di Antonino Vizzì, considerato dagli inquirenti il capo della famiglia mafiosa di Raffadali, e di Vincenzo Cipolla, accusato di far parte della famiglia mafiosa di San Biagio Platani. 

Quaranta ha di fatto confermato le accuse che già aveva mosso in precedenza nei confronti dei suoi ex sodali se per la difesa – rappresentata dall’avvocato Giovanni Castronovo – dal racconto emergerebbero gravi incongruenze. 

Quaranta ha parlato del ruolo di Antonino Vizzì che “mi ha presentato Francesco Fragapane a Santa Elisabetta – ha dichiarato il collaboratore di giustizia – ma che prima di allora non sapevo chi fosse. Sapevo che a comandare a Raffadali ci fosse tale Iacono Manno.” Il pentito ha poi affrontato il tema delle estorsioni e che “Nino Vizzì fosse incaricato di riscuotere il pizzo dalle Cuspidi e dalla pompa di benzina Cuffaro di Raffadali ma non so se quei soldi siano stati dati”. Infine, ha raccontato di un episodio di cui era a conoscenza secondo il quale Vizzì avrebbe prestato 250 euro a titolo personale alla moglie di Fragapane che versava in difficoltà economiche. 

Quaranta si è soffermato poi su Vincenzo Cipolla dichiarando di averlo conosciuto dopo la scarcerazione di quest’ultimo nell’ambito dell’operazione “Nuova Cupola” e che, proprio in seguito alla detenzione di 3 anni (in realtà Cipolla fu scarcerato dopo 48 ore), Cipolla avesse bisogno di lavorare con la sua ditta edile. Infine Quaranta racconta del tentativo di estorsione ai danni della ditta Ediltec di Mussomeli che, in seguito, avrebbe denunciato l’accaduto.

Cinquantadue persone al rito abbreviato, sei invece verranno giudicate con il rito ordinario con prima udienza già fissata per il 18 febbraio davanti la prima sezione penale del Tribunale di Agrigento. Quattordici le parti civili ammesse nel processo. Sono questi gli imponenti numeri del processo Montagna. Imponente come, del resto, è stata l’operazione. L’accusa è sostenuta dal sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo Alessia Sinatra che, il prossimo 21 gennaio, comincerà l’atto di accusa “spalmato” in tre udienze.