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Mafia, processo “Vultur”: “Ecco come intercettammo gli indagati”

Battute finali del processo “Vultur”, scaturito all’omonima operazione della Squadra Mobile di Agrigento, che avrebbe disarticolato la famiglia mafiosa di Camastra facendo anche luce su un presunto giro di racket legato ai funerali nel piccolo paese.

Sul banco degli imputati siedono Rosario Meli, alias “u puparu”, considerato dagli inquirenti capo della famiglia mafiosa di Camastra, il figlio Vincenzo, Calogero Piombo, proprietario di un tabacchino e Calogero Di Caro, di Canicattì.

In aula è stato ascoltato il commissario capo Vincenzo Di Piazza, ex numero due della Squadra Mobile agrigentina, ed oggi in servizio a Palermo. Il dirigente, che ha risposto alle domande e parlato per circa 4 ore, ha fatto chiarezza sulle modalità di identificazione dei soggetti durante le intercettazioni – ambientali e telefoniche – disposte dall’autorità giudiziaria in seguito al deposito – nell’odierno procedimento – di alcune perizie.

I difensori hanno chiesto una nuova perizia di trascrizione per presunte divergenze tra quanto scritto nei registri della “Mobile” e la successiva perizia eseguita durante il processo in corso.

Dall’inchiesta è scaturito anche il provvedimento di scioglimento – per ingerenze con la criminalità organizzata – del Comune di Camastra guidato allora da Angelo Cascià che però non è mai risultato iscritto nel registro degli indagati. L’ex primo cittadino nelle scorse settimane ha presentato ricorso al Tar per chiedere l’annullamento del provvedimento.

Si torna in aula il 7 novembre con la requisitoria del sostituto procuratore della DDA Alessia Sinatra; il 14, il 21 ed il 28 novembre sarà la volta dei difensori con le arringhe.