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Mafia, si stringe il cerchio su Matteo Messina Denaro: arrestati dodici “fedelissimi” (ft e vd)

Si stringe il cerchio intorno all’ultimo padrino di Cosa Nostra. I carabinieri del Comando Provinciale di Trapani – coordinati dal procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia, Francesco Lo Voi, e dall’aggiunto Paolo Guido – hanno arrestato dodici persone ritenute “fedelissime” di Matteo Messina Denaro. 

Sono stati individuati e scovati i luogotenenti più vicini alla primula di Castelvetrano: i capi delle famiglie di Vita e Salemi, Salvatore Crimi e Michele Guacciardi – ma anche altri gregari, piccoli e grandi, erano gli snodi dell’organizzazione. In manette finisce anche il “Re dell’eolico” Vito Nicastri. L’accusa per l’imprenditore è quella di concorso esterno in associazione mafiosa in quanto avrebbe, di fatto, finanziato parte della latitanza di Messina Denaro. L’attività d’indagine svolta dagli inquirenti ha “consentito di accertare che parte del denaro derivante dagli investimenti sarebbe stata destinata, dai vertici di cosa nostra trapanese, al mantenimento del latitante Matteo Messina Denaro”, dicono gli inquirenti. Contestualmente sono stati posti in sequestro tre complessi aziendali, comprensivi dell’intero complesso immobiliare nonché dei relativi mezzi d’opera, fittiziamente intestate a terzi ma ritenute strumento per il perseguimento dei fini economici dell’organizzazione criminale.

Tutti gli arrestati dell’operazione “Pionica” sono:  Salvatore Crimi, Melchiorre Leone, Giuseppe Bellitti, Gaspare Gucciardi, Vito Gucciardi, Girolamo Scatarrato, Roberto e Vito Nicastri, Ciro e Leonardo Ficarotta e Paolo Vivirito. La misura è stata notificata in carcere a Michele Gucciardi.

Paolo Vivirito
Gaspare Gucciardi
Vito Gucciardi
Melchiorre Leone
Salvatore Crimi
Giuseppe Bellitti
Gino Ciro Ficarotta
Leonardo Ficarotta
Girolamo Scandariato
Vito Nicastri
Roberto Nicastri
Michele Gucciardi

Nasce dalla vendita all’asta di terreni della famiglia degli esattori mafiosi Salvo l’inchiesta della Dda di Palermo che ha portato oggi all’arresto di 12 tra capimafia e favoreggiatori del boss Matteo Messina Denaro appartenenti alle “famiglie” di Vita e Salemi, nel Trapanese. Secondo gli inquirenti Cosa nostra, attraverso imprenditori complici, avrebbe messo le mani su ettari di vigneti del nipote di Ignazio Salvo, Antonio, sorvegliato speciale dopo una assoluzione da una accusa di mafia, e della moglie Giuseppa, parente del trafficante di droga mafioso Salvatore Miceli.

IL FINANZIAMENTO DELLA LATITANZA. L’’inchiesta, condotta dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani e dalla Dia, proverebbe le infiltrazioni di Cosa nostra negli investimenti immobiliari sui terreni agricoli offerti all’asta. Le terre vennero comprate all’asta dai fratelli Vito e Roberto Nicastri. Vito Nicastri, imprenditore nel settore delle energie rinnovabili, e’ ritenuto vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro a cui avrebbe finanziato la latitanza. I Nncastri avrebbero pagato l’appezzamento 138 mila euro, rivendendolo a 750 mila euro poi alla societa’ Vieffe dell’imprenditore Ciro Ficarotta, mafioso di San Giuseppe Jato. L’affare sarebbe stato realizzato con la supervisione del capomafia di Salemi Michele Gucciardi che, con la complicita’ di un agronomo aveva costretto i Salvo a rinunciare ai diritti sui vigneti. Sui terreni pendeva, infatti, una richiesta, della Salvo, di autorizzazione all’espianto per rivendere poi i diritti di reimpianto. Se il progetto fosse andato in porto gli acquirenti non avrebbero avuto i finanziamenti europei per la ristrutturazione delle superfici vinarie. Parte dei soldi ottenuti dall’affare, secondo i pm, sarebbero andati al boss Matteo Messina Denaro. “Ricordo distintamente che Salvo – racconta una testimone – ebbe a dirmi che, attraverso Nicastri, Messina Denaro avrebbe ottenuto la grande soddisfazione di appropriarsi di beni che appartenevano alla famiglia Salvo”.

“LO STATO NON ARRETRA”. Il sindaco di Salemi, Domenico Venuti, esprime soddisfazione nei confronti dei carabinieri del Comando provinciale di Trapani e degli uomini della Dia per l’operazione antimafia. “Alle forze dell’ordine, che lavorano incessantemente per garantire il rispetto delle regole, va un ‘grazie’ di cuore da parte mia e dell’intera citta’ di Salemi – afferma Venuti – per noi amministratori e’ importante sapere che lo Stato c’e’ e che non arretra di un centimetro nella lotta alla mafia. Una lotta che oggi si traduce soprattutto nell’aggressione ai patrimoni costruiti nell’illegalita’”.