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Operazione Abiad: terrorismo e immigrazione clandestina, 15 fermi  (ft e vd)

I carabinieri del Ros, con il supporto dei competenti Comandi dell’Arma Territoriale, hanno dato esecuzione ad un Fermo di Indiziato di Delitto – emesso dalla Procura Distrettuale di Palermo – nei confronti di 15 persone indagate a vario titolo di istigazione a commettere più delitti in materia di terrorismo, associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e al contrabbando ed esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria, reati questi aggravati poiché commessi avvalendosi del contributo di un gruppo criminale organizzato impegnato in attività delinquenziali in più di uno Stato.

Operazione Abiad
Operazione Abiad
Operazione Abiad
Operazione Abiad
Operazione Abiad
Operazione Abiad
Operazione Abiad

L’operazione Abiad ha permesso di individuare un sodalizio criminale particolarmente dinamico formato prevalentemente da tunisini che, in cambio di ingenti somme di denaro (6 mila dinari, circa 2500 euro), riuscivano a far sbarcare con imbarcazioni “off shore” gruppi ristretti di connazionali con viaggi rapidi e tendenzialmente in grado di eludere i dispositivi di controllo.

L’organizzazione si occupava anche dell’espatrio dalla Tunisia di soggetti ricercati dalle locali Autorità e Forze di Polizia e incrementava il business anche con il contrabbando di sigarette.

Gli ingenti guadagni venivano conservati in una casa comune custodita da chi veniva nominato di volta in volta dai vertici dell’associazione per svolgere tale compito. I soldi venivano reinvestiti nelle attività o per acquistare nuove imbarcazioni che venivano poi utilizzate per ulteriori traversate.

Tra i quindici fermi ci sarebbe anche un soggetto, con posizioni di vertice e che si occupava della custodia del denaro dell’organizzazione, con posizioni radicali pro Isis (Daesh). L’indagato gestiva una intensa attività d’istigazione e di apologia del terrorismo di matrice islamista, inserendosi nel network globale della propaganda e promuovendo gli efferati messaggi dell’organizzazione terroristica “Isis”. Il soggetto, operando in perfetta coerenza con le attuali caratteristiche della cosiddetta “Jihad 2.0” – che vede nell’operatività dei “mujaheddin virtuali” un formidabile strumento di radicalizzazione delle masse e propaganda dei dettami del terrore di matrice islamista – si adoperava per la diffusione e condivisione tramite social network di documenti e di materiale video-fotografico volti al proselitismo e alla promozione dello Stato Islamico “DAESH”.

L’uomo, risultato in grado di sollecitare i fruitori dei messaggi alla condivisione dei macabri ideali promossi dalla rete globale del terrorismo, ha perpetrato detta condotta apologetica ed istigatrice tramite una pluralità di fittizie identità virtuali, al fine di tentare di sfuggire ai consueti strumenti di controllo. Attraverso i vari profili riconducibili all’indagato, oltre alla diffusione dei descritti efferati messaggi, erano chiaramente esaltate le più crudeli attività terroristiche condotte in Tunisia, Iraq, Siria, Medio Oriente, Europa e Stati Uniti, così come erano curati i contatti con altri profili di altri utenti impegnati nella promozione delle medesime attività terroristiche.

Le risorse economiche in parola venivano infatti in parte occultate in proprietà immobiliari e in altra parte depositate in banche tunisine su conti fittiziamente intestati a soggetti residenti in Tunisia, circostanza questa che, per quanto emerso grazie alle intercettazioni svolte, avrebbe suscitato l’attenzione del Battaglione Anti-Terrorismo Tunisino il quale starebbe svolgendo delle investigazioni volte ad accertare la finalità di sospette operazioni finanziarie che vedrebbero coinvolto uno degli odierni fermati.

Dalle investigazioni svolte è altresì emerso che il sodalizio criminale, dopo alcuni interventi repressivi subiti sia in Tunisia che in Italia, si è sempre dimostrato in grado di rigenerare la propria struttura logistica attraverso l’acquisizione di nuovi recapiti cellulari fittiziamente intestati a terzi e da destinare alle comunicazioni riservate tra gli associati, il reperimento/acquisto di nuovi potenti natanti off-shore da utilizzare per gli illeciti servizi di trasporto e il ripristino dei canali di commercializzazione dei tabacchi contrabbandati dalla Tunisia, attività questa ultima operata con la preziosa collaborazione di fedeli sodali palermitani.

L’odierna operazione di Polizia Giudiziaria, volta alla disarticolazione della descritta organizzazione criminale dimostratasi potenzialmente capace – nel corso delle indagini – di trasferire dalla Tunisia all’Italia e viceversa individui e risorse economiche eludendo i consueti strumenti di controllo, costituisce un significativo contributo al contrasto delle attuali minacce alla Sicurezza Nazionale e ciò anche in considerazione della posizione radicale pro “Daesh” rilevata in capo a un esponente di vertice del sodalizio disarticolato.