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Parla il pentito Bucceri: “Tutti sanno chi è Leo Sutera, a momenti lo studiano pure a scuola”

Una figura importante, che inchioda in maniera pregnante Leo Sutera è quella di Vito Bucceri, collaboratore di giustizia da non molto tempo, condannato a morte per aver intrattenuto una relazione extraconiugale con la moglie di un boss belicino che voleva la sua testa chiedendola ai massimi esponenti della mafia della zona: Pietro campo e Leo Sutera.
Di lui scrivono così i pubblici ministeri Claudio Camilleri, Geri Ferrara e Alessia Sinatra:
Ed invero, il collaboratore – con specifico riferimento a condotte successive alla data coperta dal giudicato del processo “Nuova Cupola” (31 ottobre 2013) – ha riferito del ruolo apicale rivestito dal Sutera, della sua autorevolezza persistente ed ampiamente riconosciuta, della sua capacità di indirizzare ogni decisione nel contesto territoriale di riferimento (ed al di fuori del medesimo), descrivendo altresì le particolari cautele adottate negli spostamenti e negli incontri a tutela della riservatezza dei temi e delle questioni affrontate.
Ed al Sutera peraltro, unitamente a Pietro Campo (al vertice della famiglia mafiosa di Santa Margherita Belice) è altresì riconducibile la determinazione, certamente temporanea, di soprassedere sulla sua stessa eliminazione fisica (voluta invero da Baldassare Interrante), per avere Bucceri intrattenuto una relazione sentimentale extraconiugale con la moglie di quest’ultimo, in violazione delle regole consolidate dell’appartenenza al sodalizio criminale.
Più in particolare, in data 5 agosto 2016, già nel suo primo interrogatorio, Bucceri riferiva – inizialmente – in merito al suo inserimento all’interno dell’organizzazione, attribuendo proprio al Sutera la sua datata investitura al vertice della famiglia mafiosa di Menfi, precisando:
Adr. Voglio liberarmi di questo peso e cambiare completamente vita e riferire tutto quello che so.