Vince il no, referendum choc per Renzi: “Esperienza mio governo finisce qui” (3 video)

Gli italiani hanno deciso: la riforma costituzionale del governo non diventerà legge.

Con il di No attestato attorno 60%, il referendum confermativo della legge Boschi si è concluso nel peggiore dei modi per il premier Matteo Renzi, che subisce una sconfitta pesantissima e che a poco più di un’ora dalla chiusura dei seggi annuncia le proprie dimissioni:«Non sono riuscito a portare il Sì alla vittoria. L’esperienza di questo governo finisce qui, ce ne andiamo senza rimorsi. Domani pomeriggio riunirò i ministri, poi salirò dal presidente della Repubblica e rimetterò il mandato».

 

Renzi, in quello che potrebbe essere il suo ultimo intervento nella sala stampa di Palazzo Chigi da premier pienamente in carica, ha espresso soddisfazione per la grande affluenza alle urne, ha parlato di «festa della democrazia» e ha riconosciuto il successo alle forze politiche che compongono il variegato fronte del No lanciando loro la palla della nuova legge elettorale che si renderà necessaria per il Senato, dato che l’Italicum è stato concepito per la sola elezione della Camera: «Tocca a chi ha vinto avanzare proposte serie».

“Si può perdere un referendum, ma non si perde il buon umore, io ho perso, nella politica italiana non perde mai nessuno, dopo ogni elezione resta tutto com’è, ho perso e lo dico a voce alta: non sono riuscito a portarvi alla vittoria – ha spiegato Renzi -. Io credo nella democrazia, andiamo via senza rimorsi, abbiamo combattuto una buona battaglia, l’esperienza del mio governo finisce qui. In questa sala attenderò di salutare con un sorriso e un abbraccio il mio successore”.

“Ho perso io, volevo tagliare le poltrone del Senato, è saltata la mia sedia“, riconosce Matteo Renzi, provando a sdrammatizzare ma in realtà tradendo nel rossore degli occhi e nella voce quasi commossa, parlando da Palazzo Chigi con al fianco la moglie Agnese, il peso di una sconfitta che nessuno, ne’ al governo ne’ al Pd, aveva immaginato. “Grazie ad Agnese per la fatica di questi mille giorni, grazie ai miei figli e anche a tutti voi. Sono stati mille giorni che sono volati, per me è il momento di rimettermi in cammino”.

Il più giovane premier lascia la guida di un governo durato mille giorni ma non il Pd.

Con la moglie, il portavoce e pochissimi fedelissimi ha preferito aspettare i dati a Palazzo Chigi e non al Nazareno, dove erano riuniti i ministri più stretti, come Maria Elena Boschi e Dario Franceschini, e i vertici del Pd. Mentre dentro Palazzo Chigi i giornalisti stranieri parlavano di ‘Renxit’ in attesa di salire alla Sala dei Galeoni, fuori, a pochi metri dalla sede del governo, una trentina di militanti dell’Usb hanno acceso dei fumogeni al grido di ‘Dimissioni, dimissioni’. Pochi minuti di tensione, subito calmati dalla polizia, mentre il leader Pd confermava nei dati reali del Viminale l’entità della perdita. Non e’ la prima sconfitta per Renzi, battuto alle primarie per la premiership da Bersani nel 2012, ma sicuramente questa e’ la piu’ dura. “C’e’ rabbia, delusione, amarezza, tristezza”, elenca il giovane leader che rivolgendosi a volontari e militanti, con parole quasi da congedo definitivo, assicura: “Tornerete a festeggiare una vittoria”.

Se lui ci sarà ancora, è presto per dirlo: per ora Renzi alza bandiera bianca, teso ma sforzandosi in undici minuti di discorso di sorridere.

Ad Agrigento il NO è al 74% dopo 20 sezioni scrutinate su 55, in provincia NO avanti 71% a 29% sul SI.