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Voleva scappare in Ungheria perchè temeva una nuova pesante condanna: fermato il capo di Cosa nostra agrigentina Leo Sutera (vd e ft)

E’ stato fermato perché c’era la  concreta possibilità che potesse rendersi irreperibile anche se ancora non si conoscono ufficialmente i motivi che stanno alla base del provvedimento. Il sospetto è che volesse trasferirsi in Ungheria, come chiariscono alcune intercettazioni ambientali.

Temeva, e lo diceva ai suoi sodali, una pesante condanna, da scontare in carcere dopo che la Suprema corte aveva disposto un nuovo giudizio – il sesto dopo due annullamenti della Cassazione – che lo riguardava. La condanna a tre anni (in continuazione con la sentenza dell’operazione “Cupola”) è definitiva ma il terzo giudizio di appello dovrà accertare se sussiste l’aggravante del riciclaggio delle risorse economiche in seno all’organizzazione. La pena nei confronti del boss sambucese (che intanto, difeso dall’avvocato Giovanni Vaccaro, ha riottenuto tutti i beni a suo tempo sequestrati) di conseguenza, potrà anche essere aumentata o confermata ma non diminuita.

Ecco perchè voleva fuggire all’etsero.

E intercettazioni ed appostamenti chiariscono anche che Sutera ha incontrato, almeno una volta, recentemente, Matteo Messina Denaro.

Leo Sutera

Ma qualcosa di grave ed urgente e non reso noto, tanto da non poter non intervenire con immediatezza, deve pur esserci dato che Leo Sutera, seppur gravato dalla misura della sorveglianza speciale, era un uomo libero avendo finito di scontare meno di due anni fa la sua ennesima pena per associazione mafiosa e non scappava da alcun provvedimento restrittivo.

Di solito, quando si interviene con tale celerità e premura mentre sono in corso delicate indagini, si fa ciò quasi esclusivamente per impedire (non solamente la fuga) la commissione di gravissimi reati.

La Squadra Mobile di Palermo, agli ordini di Rodolfo Ruperti, e quella di Agrigento, guidata da Giovanni Minardi, nonchè personale dello Sco, hanno eseguito il  fermo a Sambuca di Sicilia poco prima dell’alba. L’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia Paolo Guido e condotta dai pm Claudio Camilleri, Alessia Sinatra e Geri Ferrara. 

Il fermo di Leo Sutera
Il fermo di Leo Sutera
Il fermo di Leo Sutera
Leo Sutera con Antonino Abate, Pietro Campo i baci di saluto
Gli incontri in campagna di Leo Sutera
Leo Sutera in attesa

Leo Sutera, alias “U prufissuri”, è considerato il vertice di Cosa Nostra agrigentina oggi più che mai dopo gli arresti avvenuti lo scorso gennaio nell’ambito dell’operazione “Montagna”. Le indagini – scrivono dalla Questura – hanno permesso di individuare nel Sutera il capo assoluto della mafia agrigentina e, nonostante i lunghi periodi di detenzione, ha sempre continuato a gestire e controllare le attività (soprattutto edili) della provincia. 

Leo Sutera gode di un rispetto criminale da parte di tutti gli altri affiliati (agrigentini e non) per un curriculum di tutto rispetto: già nel 2002 venne coinvolto nell’operazione “Cupola” quando i poliziotti fecero irruzione in un casolare di Santa Margherita Belice arrestando tutti i capi mandamento della Provincia che erano lì per eleggere Maurizio Di Gati quale nuovo capo provincia; in quell’occasione Sutera, a causa di un problema fisico, fu sostituito da Pietro Campo ma rimase comunque coinvolto, poi arrestato e condannato. 

Storicamente appartenente a famiglia mafiosa e storicamente vicina alla famiglia Messina Denaro di Castelvetrano, Leo Sutera ha guidato, tra alti e bassi, la provincia mafiosa agrigentina.

Figlio di Leonardo Sutera, ucciso il 13 marzo 1985 nel suo podere sito tra Sambuca di Sicilia e Santa Margherita Belice (fu lui, allora 35enne, che trovò il cadavere) ereditò dal padre la vecchia amicizia che quest’ultimo aveva con il padre di Matteo Messina Denaro diventando, a sua volta, amico e sodale del superlatitante.

Numerosi pentiti hanno affermato che Matteo “teneva nel cuore Leo Sutera” diventando la sua interfaccia criminale non solo in territorio agrigentino.

Con l’ascesa di Giuseppe “Linghi linghi” Falsone a capo provincia il ruolo di Sutera venne messo in discussione anche se il suo spessore fu sempre riconosciuto da tutti: significativa è la richiesta di intervento di Matteo Messina Denaro, super latitante della mafia in ottimi rapporti con Sutera, per risolvere una controversia sorta con il duo Falsone-Capizzi. Il suo nuovo arresto nell’operazione “Nuova Cupola” (2012)  fece addirittura sorgere un contrasto tra Procure con l’aggiunto Teresa Principato che criticò duramente il provvedimento che avrebbero potuto “bruciare” le indagini che portavano a Matteo Messina Denaro. 

Nel 2016 gli furono sequestrato 400 mila euro ed alcuni beni nonchè una società mentre dallo scorso anno è un sorvegliato speciale perché “socialmente pericoloso”.

I beni, tuttavia sono stati dissequestrati con provvedimento del Tribunale – sezione misure di prevenzione – presieduto da Giuseppe Miceli.

Sutera risulta indagato per associazione a delinquere di stampo mafioso.

“Arrestato il boss Leo Sutera, capo di Cosa Nostra ad Agrigento e fedelissimo di Matteo Messina Denaro. Complimenti alla Polizia di Stato: così la giornate cominciano bene”. Lo dichiara il ministro dell’Interno Matteo Salvini.