Con Dolce e Gabbana, Palermo è tornata regina

Dolce e Gabbana hanno litigato con il sistema moda italiano.
Pare sia stato questo il motivo della scelta di Palermo, quale mega cornice per presentare le loro collezioni di haute couture. Ce ne parla un noto fotografo di moda, che però sceglie di restare dietro le quinte della vicenda.
Da anni, il blasonato duo dell’alta moda, sfila nella città scaligera al di fuori della Camera nazionale della moda. Pret a porter e alta sartoria sono stati smistati in location ad hoc: Napoli, ma anche il teatro la Scala di Milano. Quest’anno i due stilisti, uno dei quali, Domenico Dolce è siciliano di Polizzi Generosa, hanno spostato l’ombelico della moda nel capoluogo siciliano.
Per presentare le collezioni di haute couture, sono approdati a Palermo un esercito di modelle, truccatori, visagisti, fotografi e chi più ne ha più ne metta. Manco a dirlo, Palermo si è parata per le feste. Quando vuole, la città tira fuori abiti e gioielli migliori e lo fa in pendant con le signore della bella società, che non si sono certamente fatte desiderare agli appuntamenti vip.
In verità, le vere celebrities non si sono proprio viste.
Qualcuno sussurrava il nome di George Clooney e della consorte Amal, qualcun’altro biascicava nientepopodimeno che il nome di Madonna. Resterà un mistero se loro ed altri siano stati presenti o meno tra villa Igiea, castello Lanza Branciforte a Trabia e via discorrendo. A ogni angolo del centro, già all’alba, non si contavano i capannelli di curiosi, con tanto di smartphone già impostato alla funzione selfie. In giro per la città, nei quattro giorni di “porta blindata”, si sono visti macchinoni, vigilanze private al limite del barocco e, di tanto in tanto, superbe ragazze russe, vestite come meglio non si potrebbe, a gironzolare, austere ed algide, per i negozi di via Libertà. Modelle? Accompagnatrici al seguito dei clienti privatissimi di D&G?
Non è dato saperlo.
Quel che è certo, per chi a Palermo ci vive, è che non sembrava di stare nella città di sempre. Strade pulite, pista ciclabile miracolosamente scomparsa dall’angusto spazio (di dubbia condivisione con i pedoni) di corso Vittorio Emanuele e poi, qua e là, il tocco glam del team dei due stilisti. La sfilata davanti piazza Pretoria è stata appannaggio di soli quattrocento eletti, gli ospiti scelti dalla maison.
I comuni mortali si sono dovuti accontentare di sbirciarne la scenografia: tappeti rossi a circondare la fontana ed un mega arco di foglie, simile, ma solo da lontano, a quelli che vanno tanto di moda per i matrimoni.
Scene da altro mondo: eleganza gattopardesca e la sensazione di sognare a occhi aperti. Magari Palermo fosse sempre così: immaginifica e trascendentale.
Altro giro altra corsa, a Monreale Dolce e Gabbana hanno addirittura pagato un canone di affitto ai proprietari dei balconi affacciati sulla piazza principale. La sola condizione? Che nessuno ardisse di sostarvi nel corso della sfilata del sabato sera. Pare anche che, a Trabia (leggenda metropolitana, badate bene), si sarebbero accaparrati del castello Lanza Branciforte sganciando una “mancia” di 100.000 euro a una coppia di sposini. “Spostate la data delle nozze?”, avrebbero chiesto i due stilisti, così da poter dare un privatissimo party in stile siciliano. Come dire di no a D&G.
Sarà vero? Mistero anche questo!
Il party ha firmato la conclusione della full immersion modaiola. A Trabia la parola d’ordine era una sola: sicilianità. Sono arrivate, dritte da Catania, luminarie giganti e multicolor, usate nelle migliori edizioni della festa di sant’Agata ed ancora bancarelle di calìa e simenza e poi fuochi d’artificio da far impallidire quelli del Festino. Con la sicilianità Domenico e Stefano stanno conclamando la loro fortuna. Carretti, bardature, pon coloratissimi e ceramiche a mo’ di gioielli sono le loro ultime tendenze, peraltro già ampiamente copiate dal mercato della contraffazione La punta glamour si è però toccata a villa Igiea, in occasione della festa d’onore. I presenti? I clienti più blasonati di Dolce e Gabbana, quelli, per intenderci, che sono talmente fedeli da vedersi spuntare i due stilisti a casa per le nuove creazioni. Tra gli ospiti anche un paio di politici (Orlando e Lupo) e poi lady Amelia Windsor, delfina dell’omonima casa reale e Olympia di Grecia. Questi i soli nomi trapelati. Per loro e per gli altri, lunghi brindisi al gusto di Dom Pèrignon, seta, lustrini, paillettes, Domenico Dolce e Stefano Gabbana che, gongolanti, non trascurano nessuno è sul finale, a bordo piscina, un concerto di Mario Biondi.
Tra una cosa e un’altra, il popolino si è dovuto accontentare di alcuni eventi collaterali, sì a invito, ma senza eccessivi stop all’ingresso: una mostra di gioielli alla Tonnara Florio ed un aperitivo in una nota ottica del centro. Lì ci siamo intrufolati anche noi. Tra un’ostrica ed una tartare di tonno, abbiamo visto, alle 19.00 – sole ancora alto e 40 gradi di temperatura – alcune invitate gingillarsi in abiti da sera alquanto scomodi. In molti resteranno delusi nel sapere che l’evento non si ripeterà l’anno prossimo e che Dolce e Gabbana, verosimilmente, sceglieranno un’altra terra per mostrare le loro opere. Qualcuno si è lamentato della scarsa possibilità di partecipazione da parte della gente comune. Dolce e Gabbana hanno pagato (pare che nella macchina organizzativa abbiano investito in tutto 26.000.000 di euro) ed era un loro diritto blindare cose e persone per come meglio hanno creduto.
Dobbiamo però riconoscere il merito all’occasione: aver restituito a Palermo la sua bellezza originaria, quella della quale si scorda e ci si scorda. Un fascino che, se mantenuto e preservato, potrebbe far diventare il nostro capoluogo una delle città più belle del mondo. Vi garantiamo che Palermo era bella da fare invidia, da perdere la testa, come certe donne che le guardi e pensi che siano belle e basta.
Barocca ma con gusto, una gigantesca opera d’arte a far da sfondo alle tante opere d’arte (di questo si tratta) create dai due stilisti. Peccato che già il giorno dopo il sogno sia finito. Come Cenerentola, la città si è svestita e ha smarrito la sua scarpetta di cristallo, tornando agli usi di sempre.
Speriamo che il buon Giuseppe Tornatore, occhio vigile della incredibile quattro giorni, regali presto immagini che renderanno immortale quel giorno in cui Palermo si fece regina, seppur nubile e priva figli.

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