Assenteismo Comune di Villafranca: dipendente timbrava la notte, custode pagato e villa comunale chiusa

Altri elementi emergono dall’inchiesta su presunti casi di assenteismo a Villafranca. Il comune di Villafranca Sicula con una popolazione di circa 1300 residenti, ha 71 impiegati in servizio presso l’ente comunale i cui “comportamenti lavorativi” sono stati monitorati nel corso delle indagini.
Le condotte di alcuni si concretizzavano sostanzialmente nelle già note timbrature multiple dei badge personali e nelle attestazioni di servizi notturni mai eseguiti (un dipendente era solito strisciare il badge in piena notte senza che alcun dirigente verificasse le reali esigenze di servizio); è stato inoltre accertato come il custode di una antica villa di interesse storico-monumentale “Villa Musso”, pur risultando presente in servizio, in realtà non svolgeva il proprio lavoro tenendo chiusa la struttura e quindi non fruibile al pubblico. Emblematico il caso di una Dirigente di Settore che, sistematicamente in determinati giorni della settimana, disponeva che il proprio coniuge, dipendente di altro Settore, venisse impiegato in qualità di autista personale al fine di potersi allontanare con lo stesso dall’ufficio recandosi nei comuni limitrofi di Ribera e Sciacca per fare shopping o commissioni di natura privata. Inoltre, l’indagine ha posto l’accento sull’analisi del massiccio aumento delle certificazioni di malattia presentate dai dipendenti dell’ente pubblico con l’approssimarsi dell’autunno, soprattutto in corrispondenza del periodo solitamente dedicato alla raccolta delle olive. Tale attività investigativa, protrattasi per alcuni mesi, ha consentito ai militari della Stazione di Burgio, mediante l’acquisizione documentale eseguita presso la locale sede INPS, di accertare che, nell’arco di un anno, i dipendenti comunali di Villafranca Sicula avevano inoltrato più di 800 certificati medici, quasi tutti rilasciati dallo stesso medico di base. Tale anomala quantità di certificazioni induceva gli inquirenti ad una più attenta valutazione della reale natura degli stati di malattia asseritamente diagnosticati, spostando l’attenzione sulle attività dello studio medico interessato. In tal senso si riscontrava che, effettivamente, quando i dipendenti comunali necessitavano di maggiore libertà d’azione, si avvalevano della collaborazione del medico di base compiacente, che certificava al telefono la malattia dei pazienti senza verificarne il reale stato di salute. In alcuni casi, soprattutto quelli in cui il paziente richiedeva con urgenza il rilascio del certificato medico, la redazione “su commissione” veniva eseguita direttamente dalla segretaria del professionista. Nel corso delle indagini è emerso inoltre che lo stesso medico, pur di far risparmiare ai propri assistiti le somme da versare per l’acquisto dei farmaci più costosi o per il pagamento delle visite specialistiche, proponeva, di sua iniziativa, l’intestazione delle relative ricette a soggetti terzi con il requisito dell’esenzione ticket, così da porre il costo dell’intera prestazione a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

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