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I sassolini di Cuffaro: “Tornare a vivere non è una colpa”. Lunga lettera prima di lasciare il carcere

“Sono passati 1780 giorni da quando ho intrapreso la strada chiusa, non ho imprecato contro alcuno, non mi sono appellato alla sorte. Per tenermi vivo ho letto, studiato e pregato. Con lo scrivere ho alleviato la mia avversa sorte. Ho portato con me il mio fardello, i miei sentimenti e la mia vita”. Comincia così il lunghissimo comunicato, una lettera scritta durante l’ultima notte trascorsa nel carcere romano di Rebibbia, che Salvatore Cuffaro, scarcerato ieri dopo 4 anni e 11 mesi di detenzione per favoreggiamento alla mafia e violazione di segreto istruttorio, ha affidato al suo avvocato Maria Brucale. “Non è ciò che sta dentro che lo rende cattivo, il carcere è di per sè cattivo – dice -. Adesso sento forte dentro di me una voce che mi dice: l’essere sopravvissuto non è una colpa, tornare a vivere non è una colpa, è una colpa dimenticare quello che si è vissuto, è una colpa ancora più grande dimenticare quelli che ancora vivono il luogo malvagio”

“Pochi politici, pochi rappresentanti pubblici e poca stampa mi hanno difeso, la gran parte, seppur credendo che io non abbia mai favorito la mafia anzi la abbia avversata, non lo hanno fatto, potevano farlo e avrebbero dovuto ma hanno avuto paura di essere catalogati… additati. Li capisco e li giustifico ma io non mi sarei comportato così”.

Cuffaro dice di essere stato in carcere “per un tempo infinito ma non per sempre” e sottolinea di “aver vinto il carcere grazie al senso delle istituzioni, il rispetto per la giustizia e la fede”.

“Sì, posso avere sbagliato, lo ammetto, ma non c’era la volontà di farlo. Ecco perché continuo a dire che sono andato a sbattere contro la mafia”. Lo ha detto all’Adnkronos l’ex Governatore della Sicilia, Salvatore Cuffaro, rispondendo alla domanda su come si può andare “a sbattere contro la mafia”, come ha ripetuto più volte ieri mattina lasciando il carcere Rebibbia, dopo avere scontato la condanna per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. “E’ vero, la mafia si accoglie per volontà, certo, ma quando dico che sono andato a sbattere contro la mafia, dico che si può essere coinvolti in alcune vicende senza averlo voluto con volontà – spiega poi Cuffaro – Il primo giudice nella sentenza non disse che ero uno stinco di santo. Aveva scritto che avevo sbagliato, ma senza volontà. Avendo studiato in carcere giurisprudenza adesso conosco benissimo tutti i tecnicismi della giustizia. E io posso confermare di non avere mai avuto la volontà, posso avere sbagliato ma, lo ribadisco ancora, non c’era la volontà di farlo”.

Poi, continua: “Sto andando da mia madre a prendermi e a darle l’abbraccio che mi è stato negato da un giudice di sorveglianza. Mia madre mi riconosce, certo le sue condizioni di salute sono precarie, ma mi parla al telefono. E’ stato vergognoso negarmi questo abbraccio”.

L’anno scorso il giudice di sorveglianza aveva negato a Cuffaro la possibilità di raggiungere la madre affetta da Alzheimer.

“Però dire che l’incontro sarebbe stato ‘svuotato di ogni significato’ perché non potrei avere una ‘relazione condivisa con mia madre’ è stato vergognoso. Se si pensa che Foscolo immaginava una corresponsione dei sensi tra i morti e i vivi, questo giudice invece ritiene che io non potessi averla con mia madre. Se c’è una sentenza che mi ha davvero fatto male è stata la sentenza su mia madre”. “Sulla politica ho già detto che non voglio dare giudizi, dico solo mi pare che chi sta governando ‘etiam periere ruinae’ e che questa non è la politica che conosco, la cattiveria è sempre più protagonista e c’è molta più ipocrisia. Non credo – aggiunge l’ex governatore – abbia meno cose da nascondere, ha solo cambiato nascondiglio e ha inventato nuovi metodi per nascondere. Dico che sono preoccupato per la nostra Terra. La Sicilia dove finzione e realtà si confondono sino a fondersi, che mi ha dispensato gioie e dolori, che mi ha fatto innamorare, che donandomi la vita mi ha incamminato verso la morte. Terra che non potrò mai smettere di amare”.

Sul governatore Crocetta ecco cosa dice: “Rosario Crocetta è un Presidente della Regione inadeguato, è certamente una brava persona, è contro la mafia, questo è indiscutibile, ma è inadeguato a governare la regione, lo dissi un mese dopo la sua elezione e lo ripeto adesso. Inadeguato non vuole dire che è una cattiva persona ma Crocetta non è in condizione di governare, perché nonostante siano trascorsi tre anni dal suo insediamento non ha ancora capito quale sia la macchina amministrativa, come funziona e come deve svolgersi. Ma ripeto: per me è una persona che merita rispetto”.

Poi commenta un post di Antonello Cracolici che ieri aveva scritto: “Sono stato un avversario di Cuffaro nella politica, ma non posso non esprimergli l’augurio che possa ritornare alla sua vita e ai suoi sogni”.: “Ho letto il post che l’assessore Cracolici ha scritto ieri su Facebook e Twitter dopo la mia uscita dal carcere, ha detto una cosa che mi ha fatto molto piacere e gli sono grati dal punto di vista umano. Lo aveva già fatto quando mi vene negata la richiesta di affidamento. Una cosa è essere avversari politici, un’altra è la dimensione umana”.

“Mi hanno chiamato tutti quelli che mi hanno conosciuto”, ha detto Cuffaro prima di lasciare la sua abitazione palermitana per raggiungere Raffadali, dove vive l’anziana madre. “Crocetta non mi ha chiamato – ha detto – ma immagino che gli faccia piacere che io sia uscito. Ho la convinzione che lui sia profondamente un buono. Ha i suoi ragionamenti. Io sono stato accusato di essere goliardico, ma forse lui dovrebbe avere più attenzione sull’immagine”.

“Resto profondamente democristiano, uno moderato che ama le cose semplici, che ha la cultura dei valori della vita. Se posso portare un piccolissimo contributo di consigli a quelli che vorranno ricostruire quest’area, allora sì, c’è la mia disponibilità. Deluderò molti miei amici, ma non tornerò a fare politica attiva – dice – Confesso, però, che mi fa piacere sentire dire che la gente vorrebbe che io tornassi a fare politica. Soprattutto perché pensa che non tutte le cose che ho fatto sono state sbagliate o forse perché le persone hanno riconosciuto il tratto umano. Molti pensano che il mio ritorno potrebbe essere utile alla Sicilia”.

 “Quando ci fu la richiesta di affidamento dei miei legali, il nunzio apostolico del Burundi si fece promotore della possibilità che io potessi scontare il fine carcere in Burundi, ma tecnicamente non si poteva fare. Io lo appresi solo dopo perché non ne sapevo nulla” – afferma ancora Cuffaro.  Io il 30 marzo andrò in Burundi, so che non ci credete – dice – Quando finanziai da presidente della Regione l’ospedale del Burundi, speravo di inaugurarlo io, ma lo hanno fatto gli altri. Pazienza. Ci andrò in primavera”.