Omicidio Catalano a Liegi, i colleghi di Ficarotta: “La direzione del museo sapeva dei disturbi, ci minacciava di morte”

Rimangono ancora molti nodi da sciogliere circa il movente che avrebbe spinto Giuseppe Ficarotta, belga di chiare origine siciliane, dipendente del museo della Provincia di Liegi, ad uccidere in pieno stile mafioso – due colpi al petto, uno in testa – Salvatore Catalano, 66 anni, originario di Lerciar Friddi, in piena mattinata al bar “La Huit” – nella centralissima piazza del mercato di Liegi.
Nonostante i dubbi sul movente – accompagnate dalle parole del presunto killer che respinge tutte le accuse – spunta una lettera scritta in forma anonima, ma chiaramente proveniente dagli stessi ambienti lavorativi di Ficarotta, che fa sorgere un’altra domanda: c’erano mai stati segnali che potessero far pensare al compimento di un tale gesto da parte di un semplice dipendente di un museo?
Stando a quanto scritto dai colleghi di Ficarotta – e riportato dal giornale belga “LaMeuse” – c’erano già stati inquietanti segnali a partire dalla scorsa estate.
“Vogliamo reagire all’assassinio di Salvatore Catalano a Liegi di questa domenica – si legge nella missiva – e più in particolare all’arresto di Giuseppe Ficarotta, in modo anonimo per evitare ritorsioni dalla nostra direzione. Il problema lo conoscevano tutti da diversi mesi: chiare e dirette minacce di morte, molti di noi non osavano uscire o addirittura camminare lungo il corridoio quando Giuseppe era presente al museo. Il comportamento di Giuseppe cominciò ad essere problematico tre mesi fa quando iniziò a minacciare di morte i colleghi anche tramite telefonate. La direzione del museo era a conoscenza di questa situazione ma l’unica cosa fatta fu quella di chiedere ai dipendenti maschi di accompagnare chi era stato minacciato. Il direttore del museo ha mostrato totale mancanza di considerazione nei confronti dei suoi dipendenti. Perché non respingerlo in quel momento? Perché non avere una riunione di crisi in modo tempestivo con il personale? Cosa sarebbe successo se Giuseppe avesse eseguito le sue minacce ai dipendenti o al museo in presenza di visitatori e bambini? – si chiedono nella missiva –
“Le vite di centinaia di studenti in tutti gli stabilimenti di Liegi sono state messe in pericolo. Questo è un atteggiamento totalmente irresponsabile da parte della provincia di Liegi.”