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Palma, due agguati e, forse, lo stesso filo conduttore

Due agguati diversi per modalità e uso delle armi. Due episodi violenti uno culminato con la morte della vittima designata, Enrico Rallo, personaggio senza “storia”, l’altro rimasto, per adesso, un tentato omicidio, che ha avuto per bersaglio un “pezzo da 90”, d ella criminalità palmese, Diego Provenzani, attualmente ricoverato in ospedale, ad Agrigento, al San Giovanni di Dio, in gravi condizioni.

I due episodi sono attentamente e meticolosamente valutati dal personale della Squadra mobile di Agrigento e del Commissariato di Palma nonché dai carabinieri del reparto operativo di Agrigento. Potrebbe esserci un unico filo conduttore per le due cruente sparatorie. Ed è in questo senso che sono indirizzate le indagini (senza tralasciare altre piste) delle forze dell’ordine.

Due killer hanno sparato, l’altra sera, ferendo gravemente Diego Provenzani di 49 anni. Il bersaglio dei sicari è ritenuto un uomo vicino alla Stidda. Provenzani è stato centrato da 4 colpi di pistola calibro 9. L’agguato è avvenuto in contrada Ciotta, nei pressi del bivio per Marina di Palma. Provenzani era a bordo di un motorino quando i killer, in auto, lo hanno affiancato e gli hanno sparato. L’uomo è stato soccorso da alcuni automobilisti che lo hanno trovato riverso sul selciato.

Dunque, pistola di grosso calibro, arma da esecuzione e modalità mafiose per eliminare Provenzani.

Arma di piccolo calibro, una 6,35, e modalità meno mafiosa, per uccidere Enrico Rallo, morto in ospedale, lo scorso 5 dicembre, nel reparto di Rianimazione del Civico di Palermo dove si trovava ricoverato da tre settimane Rallo, 39 anni, rimase ferito gravamene  a pistolettate, il 9 novembre scorso, in piazza Aquilina a Palma di Montechiaro. L’uomo non è riuscito a salvarsi. Era noto alle forze dell’ordine ma non aveva la caratura di Provenzani.

I carabinieri avrebbero accertato che la sparatoria sarebbe avvenuta dopo una discussione animata con altre persone. Il fatto che il trentanovenne sia stato colpito alle spalle, per i militari dell’Arma, è il chiaro segnale che stesse scappando. I colpi che gli sono stati esplosi contro, con una pistola calibro 6,35, sono stati complessivamente 7. Secondo le prime indagini dei carabinieri, alla base del ferimento del trentanovenne vi sarebbe un regolamento di conti per piccoli furti commessi in campagna.

Le due vicende, avvenute a distanza di poco più di un mese avrebbero qualche punto di contatto. Le indagini ci diranno se l’intuizione è quella giusta. Rimane, tuttavia, il fatto secondo cui a Palma le pistole sono tornate a sparare. E bisogna capire subito perché e interrompere questa scia di sangue.