“Voleva comandare allo Zen”, omicidio Orlando: scoperti mandanti ed esecutori dopo 18 anni (ft e vd)

Un omicidio che gli inquirenti sin da quel tardo pomeriggio del 17 novembre 1999 avevano inquadrato come delitto maturato nella pancia di uno dei mandamenti più importanti di Palermo – quello di Tommaso Natale/San Lorenzo – capeggiato all’epoca dal latitante e fedelissimo di Bernardo Provenzano, Salvatore Lo Piccolo.

Vincenzo Pipitone e Gaspare Di Maggio

A distanza di diciotto anni dall’omicidio di Felice Orlando, 42enne imprenditore edile di Pallavicino con una lunga serie di precedenti penali alle spalle, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 2 esponenti mafiosi: Vincenzo Pipitone, nato a Torretta il 5 febbraio 1956; e Gaspare Di Maggio, nato a Cinisi il 29 marzo 1961. Sarebbero loro gli esecutori materiali di quel delitto avvenuto poco dopo le 19:30 nella macelleria Vetrano di via Eugenio Castellotti. Sette colpi di pistola a tamburo, una raffica di piombo sparata all’indirizzo dell’imprenditore che fu raggiunto agli arti inferiori e al petto. Orlando, nonostante le gravi ferite, fu trasportato presso l’ospedale Villa Sofia dove morì una decina di minuti dopo.

Ma chi era Felice Orlando? Una lunga lista di precedenti penali: droga, armi e poi l’arresto nell’aprile 97 nel blitz antimafia contro la cosca di San Lorenzo in cui finì in manette anche il figlio di Salvatore Lo Piccolo, Sandro. Orlando stava per fare il salto di qualità e stava partendo dallo Zen – quartiere in cui era ben radicato e i cui arresti avevano lasciato campo libero. Questo i Lo Piccolo non lo potevano permettere. Il delitto, avvenuto proprio allo Zen, zona in cui Orlando probabilmente si sentiva intoccabile, è un segnale fortissimo per tutto il panorama mafioso.

Tutto questo è stato oggi portato a galla dalle dichiarazioni di due  collaboratori di giustizia : Antonino Pipitone, già capo della famiglia mafiosa di Carini e Gaspare Pulizzi. I pentiti – nello specifico – raccontano che la decisione di uccidere Orlando era stata adottata dal reggente dell’epoca del mandamento mafioso di Palermo San Lorenzo, il boss Salvatore Lo Piccolo, e dal figlio Sandro, entrambi già condannati, in primo grado, alla pena dell’ergastolo, quali mandanti del grave fatto di sangue. Sulla base di intercettazioni sviluppate nell’ambito di altre indagini, gli stessi sarebbero venuti a conoscenza che Orlando aveva utilizzato nei loro confronti espressioni dispregiative. Salvatore Lo Piccolo e Sandro avrebbero incaricato dell’omicidio Vincenzo Pipitone, all’epoca reggente della famiglia mafiosa di Carini, ed a Angelo Conigliaro (poi deceduto), i quali i avrebbero individuato i materiali esecutori in Antonino Pipitone e Gaspare Pulizzi (attuali collaboratori di giustizia), Gaspare Di Maggio e Ferdinando Gallina, attualmente detenuto negli USA. Nelle fasi preliminari ed organizzative del grave fatto di sangue, gli stessi effettuavano alcuni sopralluoghi mirati all’individuazione della vittima (conosciuta soltanto attraverso alcune fotografie mostrate proprio da Salvatore Lo Piccolo) e dell’esatta ubicazione della sua macelleria all’interno del quartiere Zen di Palermo. Il giorno dell’omicidio, 17 novembre del 1999, il dispositivo era suddiviso in tre diverse autovetture: la prima guidata da Gaspare Pulizzi; la seconda, una Fiat Uno oggetto di un precedente furto, era condotta da Antonino Pipitone mentre Gaspare Di Maggio e Ferdinando Gallina erano sui sedili dei passeggeri; nella terza auto c’erano Vincenzo Pipitone e Angelo Conigliaro.