Il siculo-australiano che legge “Grandangolo” a Melbourne

Da Santa Elisabetta – Sicilia emigrato a Melbourne Australia nel 1982.

Adesso 2019 ritorna in Sicilia,  monta uno spettacolo  per una breve tournèe (Palermo Catania Agrigento) dal titolo “Sicilitudine” che è stato  uno “schiaffo e una carezza” a tutti noi nel solito rifugio del “Posta vecchia” . Ce n’è abbastanza perché Mimmo Mangione ci racconti questi progressivi spostamenti e ripensamenti  di vita teatral-australiana. Attore e direttore di un teatro a Melbourne. E non solo.

 “Sicilitudine” è stato un compendio teatrale della mia vita, perché quello che ho raccontato sulla scena attraverso le parole dei grandi autori da Shakespeare a Pirandello fa parte della mia vita. Io come tutti gli attori non sono riuscito a creare un mio linguaggio letterario che possa esprimere facilmente, per cui io mi esprimo attraverso le parole degli altri e attraverso le parole dei grandi poeti ho raccontato anche la storia della mia vita. E’ tutto quello che ho messo in questo spettacolo.

Ricordo che l’altra sera hi iniziato la tua carrellata ricordando l’imposizione sabauda dell’unità d’Italia. Cosa che non si trova facilmente nei libri scolastici. Sarebbe una bella riforma dell’istruzione.

“Importante è anche per me aver riconosciuto una parte di storia che ci era stata negata, anche all’Italia tutta. E’ una storia che ci è stata raccontata male, raccontata dai vincitori e non dai vinti. Una storia che ha cambiato non solo la vita degli italiani nel meridione ma ha contribuito al grande esodo meridionale. Insieme a Pino Aprile facevo un calcolo approssimativo che tra il 1860 e il 1960 da 20 a 25 milioni di meridionali hanno lasciato il nostro paese. Io mi sono fatto portavoce di questi italiani in Australia attraverso le voci più significative della letteratura e del teatro. E poi le grandi rivoluzioni sono state create dall’arte, dal teatro, dalla scultura, dalla pittura. Sono le arti che riescono a comunicare la vita dell’uomo. Credo che oggi ci sia bisogno di cultura perché tutto quello che sta avvenendo nel mondo e in particolare in Italia è frutto di una grandissima ignoranza, che non significa analfabetismo ma ignorare cose che sono davanti ai nostri occhi che non riesci a vedere con i tuoi occhi. Allora c’è bisogno degli artisti, degli attori che hanno la voce possente di andare sulla scena e ricordarle”.

Questo spettacolo lo porterà in giro?

“L’abbiamo portato in giro a Palermo Catania e Agrigento Riprenderemo l’anno prossimo”.

Mi diceva dei Sei personaggi…

“No, questo fa parte di un altro progetto. Io sono direttore associato di un gruppo di teatri di Melbourne, lì ci sono tre spazi teatrali, io ne uso due, una da trecento e uno da 500 posti. I “Sei personaggi” sarà uno degli spettacoli che presenteremo il prossimo anno. E’ un luogo dove noi abbiamo raccolto attori che hanno avuto esperienze estreme di droga, prostituzione, ragazzi che vivono per strada e che attraverso l’arte hanno lasciato la loro vecchia vita e ritrovarne una nuova. Il teatro ha dato loro una nuova voce e una possibilità di vita. Il teatro libera, educa, è questa la sua grande forza”.

In passato che opere ha rappresentato?

“Delle opere pirandelliane la trilogia, Il berretto a sonagli, Enrico IV e i Sei personaggi. Sono stati importanti per completare il mio viaggio di attore in cerca della verità e della poesia. In quel momento lì,  incontro sia la voce dell’autore che la mia voce”.

Pirandello è molto rappresentato?

“Si, è stato anche molto studiato per merito di un professore universitario, Colin Mac Cornik, mio amico che ha aperto il dipartimento di italiano all’università di Melbourne. Ci siamo conosciuti nel 1983 e siamo rimasti amici fino alla sua morte. Lui traduceva e insegnava Pirandello e tra l’altro aveva una bella dizione italiana. Il mio primo spettacolo “L’uomo la bestia la virtù l’ho fatto insieme a lui”.

E’ un professionista del teatro oppure esercita altri lavori?

“Faccio un altro lavoro non si può vivere facendo l’attore.”

Quindi anche in Australia l’attore conduce vita grama…

“Proprio così. Mia figlia che aveva intrapreso la mia strada ha preferito fare l’odontotecnica e adesso sta prendendo una nuova laurea all’università cattolica di Melbourne per insegnare”.

Le notizie che arrivano dalla Sicilia come vengono prese dalla comunità migrata?

“A me fa rabbia quello che esce dalla Sicilia che è tutto negativo. Mentre ho trovato che ci sono possibilità positive. Noi siciliani non sappiamo vendere la Sicilia, è stato sempre un errore. Ricordo negli anni 70 quando lavoravo al Villa Athena come portiere di notte ma anche all’Akrabello mi accorgevo che i turisti venivano per il pernottamento non restavano tre-quattro giorni come a Catania o Palermo. Mi accorsi che l’agrigentino non sapeva vendere la sua città al mondo intero. Ho fatto l’altra sera una  passeggiata notturna tra i templi che mi ha aperto il cuore e la casa di Pirandello che è un luogo mistico per me”.

Ma in Australia arrivano le notizie sulla Sagra del mandorlo o su altre iniziative?

“Alcune notizie le riesco a distribuire attraverso la facebook grazie a Margherita Trupiano e agli articoli di Grandangolo”.

Addirittura si appoggia a Grandangolo?

“Certo e distribuisco più che posso le vostre notizie. Il mio palcoscenico è il Museo italiano dove per ogni manifestazione accorrono  centinaia di persone e racconto  alla “piccola Italia” presente quello che si fa per Pirandello con le cronache del Centro Studi pirandelliani retto dal mio compaesano Stefano Milioto”.

Che l’altra sera a fine spettacolo lo ha omaggiato con una medaglia che di solito viene attribuita agli studiosi pirandelliani.

“Si, è stata una sorpresa e io mi sono commosso. Ora ho iniziato a tradurre Pirandello in inglese e lo aprirò a una nuova comunità australiana. Ma anche in italiano i “Sei personaggi” sono stati apprezzati da un pubblico per il 95% non italiano”.

L’unico handicap quindi è solo la distanza Italia-Australia che le notizie di Grandangolo rendono più vicina.

“Si, perché credo che l’arma più potente di una persona che si dedica al teatro sia l’informazione, non esiste l’attore ignorante. Io ricordo quando ero ragazzo Accursio di Leo che dirigeva le opere per la Settimana Pirandelliana e mi ci accompagnava a vedere le prove il mio amico Pino Cirami con Giovanni Moscato e anche Stefano Milioto”.

Una anticipazione per il prossimo anno?

“E’ ancora in itinere, quello che posso dire è di un’opera pirandelliana con gli attori dello Stabile di Catania e se ne sta occupando Francesca Ferro. E’ uno spettacolo dove spero di parlare con la voce di Sciascia e Pirandello. Certo c’è anche Camilleri, però Sciascia e Pirandello per il momento. Ambedue hanno detto delle verità e hanno profetizzato delle cose che fanno paura oggi a sentirle. Mi piacerebbe parlare con la loro voce”.