Licata, A testa Alta: “Intitolare una via a Franco Galia a dieci anni dalla sua scomparsa”

È stata protocollata nel competente ufficio del Comune di Licata la proposta dell’associazione A testa alta per la variazione della denominazione di un tratto del Corso Argentina, a partire dall’incrocio con la Via Salvo D’Acquisto, in Corso “Franco Galia”.

L’iniziativa arriva esattamente nel giorno del decimo anniversario della scomparsa di Franco Galia, architetto licatese che ha lasciato all’intera comunità un’eredità immensa, di indiscutibile valore per le generazioni successive.

La proposta di A testa alta, tenuta nel cassetto da diversi anni (per legge, nessuna strada o piazza pubblica può essere intitolata a persone che non siano decedute da almeno dieci anni), ampiamente motivata e corredata da notizie biografiche e bibliografiche, evidenzia la grande opera svolta da Franco Galia in qualità di Responsabile della locale sezione del WWF, con particolare riferimento all’attività di difesa del territorio, concretizzatasi in azioni di contrasto alla cementificazione del fiume Salso e all’abusivismo edilizio, e a quella di indagine e di studio, condotta dall’illustre cittadino licatese con rigore scientifico e metodologico, con l’obiettivo di richiamare l’attenzione dei giovani sulle problematiche ambientali più significative.

In prima linea contro il dilagante abusivismo edilizio, l’architetto Galia, a partire dalla metà degli anni ottanta, ha intrapreso molte azioni legali contro chi tentava di costruire illegalmente lungo la costa licatese. Nello stesso periodo ha avviato, con grande coraggio, la battaglia per impedire che a Torre Salsa (Siculiana) venisse costruito un comprensorio turistico per seimila posti letto, facendo in modo che il WWF Italia acquisisse in gestione ben otto ettari di terreno.

Le innumerevoli iniziative promosse da Galia, come sottolinea A testa alta nella sua proposta, hanno reso possibile la diffusione della cultura ambientale tra i giovani, coinvolgendo le scuole di Licata di ogni ordine e grado e promuovendo un modello di sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale, così anticipando tematiche oggi di stringente attualità.

Nel libro dal titolo La foce del fiume Salso, scritto nel 2003 dall’architetto Galia e dai suoi collaboratori, più volte richiamato nella proposta presentata da A testa alta, viene descritta l’attività scientifica e didattica svolta dai volontari in quegli anni con riferimento alla foce del Salso quale tassello di un più grande disegno e progetto di un nuovo modo di intendere lo sviluppo urbanistico di Licata. Si deve a Galia, alla sua passione, competenza e determinazione un’azione di forte contrasto alla “cementificazione” della foce del Salso; una battaglia – scrive A testa alta – che ha portato alla previsione di diverse prescrizioni da parte della Regione e del Ministero dell’Ambiente, rispettivamente a carico del Comune di Licata, in sede di realizzazione del ponte che collega il Corso Argentina alla zona Fondachello, e a carico della società che ha realizzato il porto turistico, le ville, il Centro Commerciale e le altre strutture sulla ex spiaggia di Giummarella e in prossimità della foce del Salso.

Inoltre, specifiche prescrizioni, sul cui rispetto avrebbero dovuto vigilare le autorità competenti, come si legge nella proposta dell’associazione, sono state poste a tutela dell’osservatorio per lo studio degli uccelli migratori inaugurato nel 2002 nei pressi della foce del Salso; una piccola oasi naturalistica, fortemente voluta da Franco Galia, che in pochissimo tempo era stata visitata da circa mille persone tra alunni, docenti, turisti, associazioni, ecc. e la cui attività è stata oggetto di servizi televisivi, articoli di stampa anche a carattere nazionale.

L’entusiasmo e la passione di Galia riescono, ancora oggi e a distanza di dieci anni dalla scomparsa, a coinvolgere, interessare, motivare i cittadini, inducendoli a lottare per la difesa dell’ambiente e del territorio.

A dimostrazione di come la sua straordinaria opera rimanga viva e feconda nel tempo, A testa alta ricorda che il libro La Foce del fiume Salso è stato espressamente richiamato nel recente provvedimento di sequestro dell’impianto di depurazione posto a servizio del Comune di Licata e acquisito agli atti del procedimento penale a carico di Marco Campione e Giuseppe Giuffrida della Girgenti Acque S.p.A., gestore del detto impianto, e di altri soggetti titolari di cariche pubbliche; e ciò, al fine di sottolineare, anche da parte dell’organo dell’Accusa, le straordinarie valenze naturalistiche della zona umida e degli ambienti dunali che caratterizzano la zona della Foce del Salso.

Più recentemente, nel corso di una puntata della trasmissione Presa Diretta, andata in onda su RAI 3 lo scorso 30 gennaio, l’incessante e proficuo impegno dell’architetto Galia nella tutela e nella salvaguardia della zona fociale, è stato ricordato nell’inchiesta di Alessandro Macina dal titolo Acqua privata, proprio per evidenziare le profonde e drammatiche trasformazioni ambientali operate, nell’indifferenza generale, sulla zona.

Ed è per questo, conclude A testa alta, che l’intitolazione a Franco Galia di quel tratto del Corso Argentina che costeggia l’ex spiaggia di Giummarella, il fiume Salso e l’area demaniale dove sorgeva la piccola oasi naturalistica gestita dal WWF ha un alto valore simbolico, etico e civico; ed è il minimo che la città di Licata possa fare per onorare una figura di così alto prestigio.