“Lo Stato nascosto”: cruda verità raccontata dal caffe letterario della Polizia ad Agrigento

“Questo è un libro diverso, particolare – scrive nella prefazione il magistrato  Nino Di Matteo – una riflessione, che gronda in ogni sua pagina della passione civile degli autori, sugli aspetti più delicati dell’intero sistema criminale mafioso. Quelli che hanno condizionato, e continuano a condizionare, la nostra democrazia ed un quadro politico istituzionale sempre più esposto alla erosione del cancro mafioso. Si parla, e lo si fa con cognizione di causa e grande onestà intellettuale, dei nodi essenziali del sistema di potere mafioso: il rapporto con la politica, i tanti compromessi, la mediazione, i sotterranei “dialoghi pericolosi” tra lo Stato e la mafia, l’isolamento e la delegittimazione di tanti uomini delle istituzioni che, sull’altare della convenienza o dell’opportunità politica, sono stati traditi dallo Stato prima di essere uccisi dal tritolo o dal piombo dei mafiosi”.

Ma vallo a raccontare tutto questo ben di Dio ai bambini nel mondo che proprio stamattina debuttavano felicemente nel “Mandorlo in fiore”.

Per fortuna gli organizzatori del “Caffè letterario” avevano invitato due classi del Liceo Leonardo di Agrigento alle ore 11, orario impossibile per la gente che lavora ma non per gli studenti che hanno ascoltato con grande attenzione la presentazione di questo “Lo Stato nascosto” sulle trattative che portarono alla pax mafiosa. Un libro coraggioso (e forse più coraggioso l’editore che lo ha pubblicato: Salvatore Insenga) scritto a quattro mani da  Rosalia Monica Capodici e Antonio Moccia che dopo le denunce letterarie sulla sua “Terra dei fuochi” confeziona  un libro che già sta facendo discutere e soprattutto riflettere.

Storie di trattative mafiotossiche celate per 30 anni come i rifiuti tossici ma che hanno origini ancora più antiche. E anche qui, cosa più grave, c’era chi sapeva ma non è intervenuto. Anche qui si racconta di  un grande business mafioso e camorristico dei nostri tempi. Siamo alla prima puntata di questa edizione primaverile del Caffè letterario e finalmente risulta indovinato l’orario disposto per favorire i giovani, destinatari privilegiati. Soluzione approntata dalla Questura di Agrigento che ormai da diversi anni promuove l’evento in una città come Agrigento dove certa indifferenza si taglia a fette anche per colpa di una comunicazione non ben allestita.

Come  esempio recente è accaduto al libro “I tragediatori”  di Francesco  Forgione ex presidente della Commissione Antimafia che conosce bene i professionisti dell’antimafia, promosso dal sindaco Firetto alle cinque della sera e con la presenza nella Biblioteca comunale degli amici del giglio magico superati abbondantemente dalla presenza di poliziotti di scorta e di servizio d’ordine. Un libro che Firetto ha auspicato venga letto nelle scuole sperando in chi ascoltava ma in platea non c’era nessuno dei dirigenti scolastici che di solito sono in prima fila altrove.

Esibizione canora di Ivana Baldo

Stamattina nel corso della presentazione con gli autori, il vicequestore Giuseppe Peritore, il moderatore Enzo Alessi e Angelo Leone che è un po’ l’anima dell’organizzazione, la platea era robusta e interessata anche alla esibizione canora di Ivana Baldo e a quella poetica di Francesco Setticasi.

Una chicca, tra l’altro, ce l’ha riservata Antonello Marini della questura di Palermo che insieme alla sua appassionata testimonianza ha distribuito copia di  una pagina, diventata ormai una reliquia, del servizio di scorta a Falcone  in quel dannato giorno di Capaci.

La pagina del Servizio scorta a Falcone è diventata una reliquia

Prossimo appuntamento il 9 marzo sempre alle ore 11 con la presentazione del libro di  Fabio Lo Bono con “Popolo in fuga” e l’intervento di Lillo Sciortino. Il 18 marzo alle ore 18 sarà la volta di Silvana Grasso con il suo “Solo se c’è la luna” con l’intervento di Agata Gueli. Il 25 marzo lo scrittore-poliziotto Fabio Fabiano presenterà “La bicicletta volante” di Fabio Giallombardo.

Si chiude il primo aprile con “Rosario Cascio il primo martire di mafia” scritto da Salvo Ognibene con l’intervento del Procuratore della Repubblica di Agrigento Luigi Patronaggio e di don Luca Camilleri.