“Quella città incastonata tra la Valle dei templi e la Scala dei turchi”

Il nostro Diego Romeo incontra, nella consueta intervista settimanale,Gaetano Gaziano  presidente dell’Associazione “Salviamo la Valle dei Templi”.

Ci siamo finalmente accorti della Scala dei Turchi dopo i tentativi di speculazione e abusivismo e mi sembra chiaro  che ci  avviamo verso una rivoluzione culturale con indubbi ripensamenti sul come la politica, finora, ha guardato al territorio. 

Si dovrebbe riflettere sul fatto  che un semplice cittadino, il dott. Sciabbarrà, proprietario di quei luoghi nel novero dei beni ambientali a livello mondiale,  abbia  avuto la capacità e abbia  colto tutte le opportunità per dimostrare alla politica e alle sue poco profetiche decisioni che un rigassificatore collocato equidistante dalla Valle dei templi e dalla Scala dei turchi non avrebbe fatto l’interesse della collettività e delle ragioni di un territorio vocato al turismo. Qualche anno fa solo 7000  sprovveduti si erano accorti che Agrigento rimaneva come “incastrata” tra la Valle dei templi  e la Scala dei turchi con in mezzo il rigassificatore. Oggi possiamo tirare un sospiro di sollievo per una certa diffusa consapevolezza dei beni  che possediamo?

“Da un punto di vista giuridico il rigassificatore è fermo ma non hanno rinunciato al progetto. L’Enel dice che vuole vendere il progetto. Al momento le cose stanno così. Credo che ci sia una grande difficoltà a vendere questo progetto perché  oggigiorno c’è surplus di petrolio sul mercato e di gas, quindi è difficile che si trovi l’acquirente. Oggi i cinesi comprano di tutti, non è escluso che qualche cinese possa venire a fare business nella Valle dei Templi”.

Non possono, perché ti vorrei ricordare  che loro hanno fatto una rivoluzione culturale. Noi forse siamo agli inizi.

“Questo è vero, loro l’hanno fatta con tutti i  danni che hanno fatto ma l’hanno fatta. Per quanto riguarda il rigassificatore c’è una indagine che è andata molto avanti  su questi lavori, addirittura inizialmente fu sequestrato il cantiere per ragioni di mafia e recentemente la Dia aveva chiesto l’arresto dell’ex direttore generale e del capocantiere. Il Gip ha rifiutato però il processo si dovrà concludere in un modo o in un altro”.

Come al solito in queste occasioni, il “movimento terra” è sempre la madre di tutte le battaglie .

“Eh si, rappresenta  la parte più cospicua degli ottocento milioni e tu sai bene in Sicilia a chi fanno gola i lavori di movimento terra. Fin qui la situazione giuridica”.

Questo dato di cronaca che ci viene dalla Scala dei turchi può indurre a capovolgere certe discussioni politico-economiche finora imperanti? L’avvocato Palillo ci diceva che l’episodio “Scala dei turchi“ è  anche una rivoluzione nel modo di intendere la proprietà privata tant’è che viene affidata per la gestione a delle associazioni non a scopo di lucro. Un concetto innovativo che dovrebbe far riflettere sia il legislatore regionale sia quello nazionale.

“Sicuramente questo episodio della Scala dei turchi è positivo e va registrato come tale. Ti vorrei ricordare che tutto è partito dall’associazionismo privato, la politica si è sentita tirata per la giacca e quindi si schiera quando non può farne a meno. Per l’esperienza che ho di lotta al rigassificatore, ricordo che tutti  i politici erano schierati a favore del rigassificatore perché quando ci sono di mezzo i poteri forti i nostri politici sono molto sensibili al richiamo. Intendo dire politici nazionali, regionali e locali. Tranne qualche piccolissima eccezione tutti gli altri sono schierati. Devo dire con molta amarezza che anche il Presidente della Repubblica che potere forte non è in quanto eletto da un Parlamento di nominati e dichiarato incostituzionale come da Corte Costituzionale, mi ha dato una delusione. Gli avevo inviato il libro scritto con mia moglie Caterina, “La Valle dei Templi cancellata per decreto”, speravo molto che prendesse posizione e per la verità mi ha telefonato il consigliere per la tutela del patrimonio artistico e culturale, Louis Godart, dicendomi che il presidente aveva apprezzato il libro accennando a un qualche intervento  che si poteva fare, che ne avrebbe parlato col ministro Franceschini, dopodichè non ho saputo più nulla. Ecco perché sono scettico sull’intervento dei politici a favore del nostro patrimonio artistico. Però registro con favore  che questo episodio della Scala dei turchi fa ben sperare e che può essere il battistrada per altre conquiste culturali”.

Un segnale lo ha dato il sindaco Firetto lanciando la candidatura di Agrigento città della cultura. E può anche leggersi come una forma di espiazione e comunque una mossa intelligente che pochi mesi fa poteva apparire una “boutade” per la sua contraddittorietà. 

Probabilmente come dici tu, si può leggere in chiave psicoanalitica, certo c’è un quid di mea culpa,  di espiazione. Io me lo auguro perché ritengo Firetto una persona intelligente anche se siamo stati schierati su opposti fronti, credo che gli vada dato atto che sul rigassificatore ha tenuto un atteggiamento coerente impugnando il decreto  dell’assessorato relativo agli espropri del rigassificatore. Questo gli va dato atto”.

Se parli così mi vien da dire che Agrigento è diventata una “città pedagogica”, che sta insegnando qualcosa, non solo al nostro sindaco.

“Sono d’accordo con te, questa espressione mi piace, perché abbiamo dato un segno come cittadini agrigentini. Devo ricordare che tra le associazioni c’è stata Italia Nostra con la presidente Alessandra Mottola, storica dell’arte che ha rilanciato il Museo Poldi-Pezzoli di Milano che ha fatto schierare Italia Nostra contro il rigassificatore, mentre il Fai purtroppo ebbe un comportamento altalenante, “un allargamento di riflessione” come ebbe a dire  la Mozzoni Crespi”. 

Forse il Fai voleva annoverare il rigassificatore tra le sue tradizionali passeggiate italiane.

“Poi però è stato anche il Fai tra quanti hanno voluto l’abbattimento dell’ecomostro presso la Scala dei turchi. Quindi va dato atto al Fai agrigentino”.

Anche qui una espiazioncina?

“Probabilmente. Oggi si stanno muovendo nella direzione giusta”.

Visto che siamo in tema di associazionismo, di questo Unesco che ce ne facciamo? Soprattutto dopo quello che ha deciso su Gerusalemme.

“Dell’Unesco ti posso portare una esperienza personale. Fu la prima associazione che abbiamo coinvolto per il rigassificatore e il segretario generale dell’Unesco è un italiano, Francesco Bandarini, direttore generale della World Heritage. Mi rispose che non se ne poteva occupare e mi suggerì di scrivere al responsabile dell’Europa e Nord America. Insomma mi mandò da Ponzio Pilato suggerendomi anche di scrivere in inglese perché era la lingua ufficiale. Gli risposi in  modo sarcastico  ricordandogli che il presidente era italiano. Comunque si capì benissimo che anche loro erano restii a toccare certi interessi forti. Questa è la mia testimonianza di quello che penso dell’Unesco”.

Quindi  Unesco inaffidabile?

“Si, da quella vicenda ne sono uscito deluso e amareggiato”.

Per trarre alla fine una conclusione di quanto abbiamo detto, nutri un pò più di ottimismo?

“Si, penso di si, i segnali inviati  hanno acuito la sensibilità e l’interesse per il nostro patrimonio artistico e culturale. Sono ottimista che qualcosa possa cambiare”.

In una conferenza stampa convocata dai legali Cremona e Palillo che curano gli interessi di Ferdinando Sciabbarrà proprietario dei luoghi  denominati Scala dei Turchi si è appreso che il dott. Sciabbarrà ha affidato la celebre località alla custodia  di un gruppo di associazioni con a capo “Mare Amico”  di intesa con il comune di Realmonte. Una operazione-ci dice l’avv. Cremona- che  si potrà concludere entro pochi mesi per la trafila tecnico giuridica che il caso comporta. Cremona non fa mistero del suo entusiasmo e definisce il proprietario dei luoghi, il dott. Sciabbarrà, “ l’ Hardcastle del 2016”. E a ragione visto che un semplice cittadino ha avuto la capacità e ha colto tutte le opportunità per dimostrare alla politica e alle sue poco profetiche decisioni che un rigassificatore collocato equidistante dalla Valle dei Templi e dalla Scala dei Turchi non avrebbe fatto l’interesse della collettività e delle ragioni di un territorio vocato al turismo. Consapevole di questa decisione il sindaco di Agrigento riconosce i suoi errori  di ex- sindaco del rigassificatore empedoclino e nei giorni scorsi ha candidato Agrigento “città della cultura” per gli anni a venire. Insomma una rivoluzione copernicana per il sindaco Firetto e per tutta una politica votata sempre ai poteri forti o in nome di Ragion di Stato confindustriali. Non è poco se l’eredità storica e territoriale di Agrigento sia riuscita a cambiare la mentalità di un sindaco  che solo l’altro ieri era aggregato ad una becera politica regionale.