Palermo, procuratore Lo Voi “frena” i pm: “Stop a interviste non concordate”

Stop ai rapporti tra magistrati e giornalisti alla Procura di Palermo: una circolare del capo della Dda, Franco Lo Voi, impone ai pm di “astenersi dal rilasciare qualunque intervista o dichiarazione, con qualunque mezzo, agli organi di informazione o a singoli giornalisti, sia nazionali che esteri, su quanto possa comunque rientrare nell’attivita’ giudiziaria dell’ufficio”.

Il provvedimento, diffuso lunedi’, consente deroghe solo se le richieste di interviste da parte dei cronisti saranno “preventivamente comunicate” al capo, “allo scopo di concordare la posizione da assumere e le informazioni da fornire, con conseguente necessita’ di specifica approvazione delle richieste stesse“.

Non solo, dunque, la circolare riservata sul possibile rischio di attentati e di atti violenti ai danni dei magistrati inquirenti, ma anche un documento che viene ricollegato a “recenti episodi non in linea con le indicazioni date”. E il divieto varra’ anche per i giornalisti stranieri, molto interessati alle attivita’ degli inquirenti sui fenomeni migratori e sulla tratta di esseri umani.

Lo Voi ricorda “il divieto per i pm di rilasciare dichiarazioni o fornire notizie agli organi di informazione circa l’attivita’ giudiziaria dell’ufficio” e aggiunge che quando si parla con i giornalisti si finisce “inevitabilmente per coinvolgere l’attivita’ giudiziaria dell’ufficio, e cio’ anche quando si affrontino temi generali su determinati fenomeni criminali“.

Rimane libera la manifestazione del pensiero (“Il cui esercizio pero’ non puo’ comprendere l’oggetto delle attivita’ svolte da questo ufficio”) e con l’ulteriore avvertenza che e’ “ancor piu’ difficile separare le “opinioni personali” del magistrato dichiarante da quelle dell’intero ufficio (e di chi ha il compito di rappresentarlo)”.

Una limitazione che viene fatta perche’, specie quando il magistrato e’ dotato di “autorevolezza, anzianita’ ed esperienza, tali opinioni e informazioni fornite finiscono per essere comunque attribuite allo stesso intero ufficio, se non addirittura prese a base di ulteriori valutazioni e commenti, non di rado privi di fondamento”.