Mafia, processo Mori: “Assolvetelo perchè il fatto non sussiste”

Le testimonianze dei collaboratori di giustizia Giovanni Brusca, Stefano Lo Verso e Sergio Flamia, che avrebbero paradossalmente dato ragione alla difesa, e le deposizioni dei testi come Giuseppe Pignatone, attuale procuratore di Roma, che hanno sistematicamente smentito il colonnello Michele Riccio, grande accusatore di Mario Mori e Mauro Obinu, sono state al centro dell’arringa dei legali dei due ufficiali dell’Arma sotto processo, in appello, per favoreggiamento. Imputati di avere fatto fuggire il boss Bernardo Provenzano, sono stati assolti in primo grado. Al termine del suo intervento l’avvocato Enzo Musco ha poi stigmatizzato la decisione del procuratore generale, pubblica accusa in appello, di escludere dalla contestazione l’aggravante mafiosa. “Siamo all’assurdo – ha detto il legale – perche’ e’ come dire che gli imputati hanno voluto favorire Provenzano ritenendolo un criminale comune e non il capo di Cosa nostra”. Il penalista ha poi chiesto l’assoluzione di Mori e Obinu perche’ il fatto non sussiste, sostenendo che manchi la prova della condotta contestata ai due imputati. Il processo e’ stato rinviato al 16 maggio per le dichiarazioni spontanee di Mori, le eventuali repliche e probabilmente la sentenza.