Riflessioni sulla “Fondazione Pirandello”, un ente che sopravvive

Quadro primo – La Fondazione Pirandello ad Agrigento 

Fin dalla sua costituzione non mi ha mai convinto. Non perché sia contrario a una fondazione che rivendica autonomia e cerca aiuti esterni. Ma per il solo fatto che ogni cosa venne realizzata più per dare qualche sottogoverno che guardare oltre. Infatti si ebbero polemiche accese su compensi e spese varie. Inoltre i fondi furono solo comunali. l’attuale amministrazione ha voluto mantenere la fondazione. Ma è un ente che sopravvive.

Adesso, timidamente, Gaetano Aronica (attore che stimo per la sua preparazione e per signorilità) facendo parte della fondazione, annuncia la possibilità di realizzare una produzione all’interno del cartellone, già stilato, del Teatro Pirandello.

Proposito lodevole, ma che di fatto esclude un rapporto con le compagnie storiche agrigentine. C’è in questo territorio un materiale umano (recitativo e tecnico) di buona esperienza. Non si dimentichi che la frequentazione con persone del calibro di Ruggero Jacobbi, Andrea Camilleri, Pino Passalacqua e con attori professionisti affermati (Turi Ferro, Giorgio Albertazzi, Arnaldo Ninchi, la Bernardi e tanti altri) hanno permesso ad alcuni elementi una elevata preparazione. E si può sempre puntare a una scuola di recitazione e per tecnici da fare al Pirandello. 

Gaetano Aronica, diversi anni addietro, realizzò con gli Artisti associati un laboratorio per alcuni mesi, con risultati brillanti. È  chiaro che se Aronica vorrà produrre una commedia per il cartellone e poi farne circuito, dovrà rivolgersi ad alcuni professionisti magari siciliani ma presi per i classici trenta giorni di prove e poi le recite.

La Fondazione dovrebbe invece agire almeno per trecento giorni l’anno. e non mi si venga a dire che i soldi non ci sono!

Primo: la fondazione deve ricevere una somma adeguata dal Comune magari con una commedia “esterna” in meno; secondo: si dia coerenza alla ricerca di sponsorizzazioni che, credo, si potranno ottenere. Ho in mente quando si fece il primo cartellone ad Agrigento con il Piccolo Teatro Pirandelliano. I dirigenti e gli attori avviarono una campagna di abbonamenti che nel giro di due anni ci diede oltre mille abbonati.

Bisogna crederci e camminare a testa alta per un fine nobile.

Terzo: avviare un laboratorio teatrale per giovani e un rapporto serio e continuo con le compagnie amatoriali “storiche”. Se in giro ci sono esaltati (come qualcuno sussurra) con precisa motivazione si lasciano fuori.

Apriamo il Pirandello all’amore della città. dovrebbe far riflettere la decrescita annuale degli abbonati rispetto ai primi anni (da sei spettacoli a due); e si apra un dialogo con le scuole. questa, per me, è una fondazione.

Quadro secondo – In tv si abbaia 

Credetemi, meglio un programma di talk show locale! Quelli nazionali spesso con le stesse facce ormai impresentabili, sono diventati o una cagnara dove si capisce poco o niente oppure processi pubblici e ricerca dello scoop spesso ridicolo quando non si offende il dolore della gente. Poi si chiedono perché gli ascolti diminuiscono.

Quadro terzo – Le realtà storiche

Ci sono comuni nella provincia di Agrigento che sono realtà storiche. A partire ovviamente da Agrigento. ma ce ne rendiamo conto? Qua e là ci sono centri (pochi) che valorizzano le bellezze monumentali e paesaggistiche e sanno abbinarli alle tradizioni locali. Ma non c’è una programmazione del territorio come nel Veneto, in Friuli, in Val D’Aosta e nell’Italia centrale. Lì sono ricchi non perché più intelligenti, ma più razionali, capaci di saper “vendere” quello che hanno.

Quadro quarto – I giovani e gli anni 

Spesso sento dire: finalmente ho sedici anni, oppure adesso sono maggiorenne, ho diciotto anni. con un tono che non mi piace affatto. In primo luogo perché la gioventù la si vive una sola volta ed è la parte più bella della vita.

Se posso dare un consiglio: non aspettate con frenesia che gli anni passano. Godetevi quelli che avete cari ragazzi. Con le scoperte, i sogni, le speranze, il vissuto d’ogni giorno. E poi avere già sedici anni non significa solo un tablet all’avanguardia o il motorino; significa ragionare sempre più con il cuore e con la mente. ricordarsi che sedici anni sono l’età del sorriso e che i diciotto la piena gioventù. Non correte ragazzi. Continuate a sognare e scoprire nuovi orizzonti.

 

di Enzo Alessi.