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Agrigento, quando le associazioni culturali offrono “ossigeno” al territorio

Nell’attuale momento storico in cui stiamo vivendo appare evidente lo stato di disagio sociale e degrado culturale generale, con il livello di disoccupazione giovanile alle stelle e la crescita demografica pari allo zero qualsiasi previsione  di crescita e sviluppo sembrerebbe  un miraggio. 

Ma l’idea che giovani di questa  realtà, spinti proprio da quest’onda negativa che opprime e disintegra i rapporti umani si facciano promotori  di una svolta di un territorio che tutto sembra tranne che in evoluzione, denota  che di sottosviluppato ci sia  solo il cervello di chi giudica senza rendersi conto dell’effettivo potenziale di questi  uomini del 2° rinascimento. Chi li giudica, però, sono  lo stesse persone  che  fin ora hanno  portato il meridione, ma soprattutto la Sicilia, ad un’esistenza tendente al regresso, atteggiamento  tipico di chi vuole governare come nel medioevo dominando un  popolo ignorante.

I giovani di cui voglio parlare non sono singoli ma  gruppi di ragazzi che si propongono e  che vogliono attivare  il  miglioramento  dello stato fisico dei luoghi e rigenerare quello  psichico delle persone, cresciuti in questi  contesti in cui è difficile sopravvivere  e dove la malapolitica e il malaffare hanno solo preso con un forte spirito prevaricatore, ma è a questo punto che si vede veramente chi è un vero capitano di vascello cioè quando il mare è in tempesta.

E’ lo spirito di adattamento che spinge questi giovani a riformulare i concetti di solito in insolito e caratteristico e lo fanno con l’uso dell’arte e del rispetto dell’ambiente proprio in quei posti dove finora tutto è stato lasciato ad un lento e inesorabile impoverimento, ma di cosa si parla?

Sono gruppi che muovono gli animi delle persone che dormono quel sonno voluto dai potenti che per una manciata di voti li hanno impiegati, bella la vita per chi ha venduto l’anima al diavolo, loro invece no si propongono come l’albero motore di un trattore che lavora senza sosta che  non va ne a nafta ne a benzina ma spinti da un sentimento Aureo  che niente ha a che fare con l’interesse personale. Sono spinti dallo spirito di voler riconvertire tutto ciò che è stato lasciato all’incuria e nato dalla speculazione edilizia degli anni 70-80 che ha fatto leva su disastri ambientali  e calamità naturali che colpivano il territorio italiano da sempre a rischio sismico.

Questi giovani si occupano del terzo settore. Un po’ strana come parola ma in Italia il termine si è diffuso verso la fine degli anni ottanta e, anche se non tipico del nostro contesto culturale, ha convogliato su di sé l’interesse degli studiosi che si occupano delle organizzazioni no profit .

Proprio il tema del no profit fu oggetto dei primi studi da parte degli economisti, volti a individuare classificazioni di questo fenomeno, a conferirgli una piena dignità nell’analisi economica, a studiarne il ruolo all’interno del sistema di Welfare. Il loro piano di azione si sviluppa con interventi di riqualificazione del territorio e rigenerazione urbana, aumento della fruizione dei servizi e nel concreto  con organizzazioni di festival, guerrilla gardening, street art, landscape architecture tutto connesso da una grande forza di volontà per cambiare quella società che gli ha dato i natali ma non li vuole più sostenere come se una madre ripudiasse i propri figli, quindi sentendo la  necessità di opporsi lo fanno nella  giusta forma, attraverso l’arte e la cultura.

A questo punto i nomi dei Team più presenti  meritevoli di encomio sono: Arch It Lab, un laboratorio di architettura itinerante  di progettazione volto allo sviluppo progetti sul tema della rigenerazione degli spazi urbani;  TrasFormazioni,  un laboratorio di innovazione sociale di promozione culturale e di eventi; Forum Giovani, un’associazione che promuove attività ludico-culturali manifestazioni come l’Art and Music Fest in un’ottica di cooperazione multidisciplinare; Mariterra, associazione culturale di promozione sociale e turistica; l’Edicola dell’Innovazione, che promuove l’imprenditoria del Sud Italia nonostante le difficoltà economiche –finanziarie;  La Stiva, un centro di sperimentazione di nuovi linguaggi e metodi di comunicazione e innovazione culturale; Collettivo SempliCittà, un laboratorio che promuove lo sviluppo delle bellezze delle tradizioni della nostra terra.