Via Vallicaldi, una rivoluzione culturale ….. a metà

Era l’estate 2013 quando un gruppo di intraprendenti volontari, coordinati da diverse associazioni culturali e guidati idealmente e non solo da un ancora non assessore Beniamino Biondi, decise di accendere giustamente i riflettori su una porzione di Città dimenticata – per quasi mezzo secolo – dalle varie amministrazioni in primis ma – con pesanti responsabilità – anche dalla stessa comunità agrigentina: via Vallicaldi.


Via Vallicaldi
Via Vallicaldi
Via Vallicaldi
Via Vallicaldi
Via Vallicaldi
Via Vallicaldi
Via Vallicaldi
Via Vallicaldi

 

Una “non zona” che comprende, oltre la Via Vallicaldi anche la via Gallo e la via Cannameli, divenuta nel corso degli anni un posto “da evitare”: degrado di ogni genere, architettura fatiscente, manutenzione inesistente. A questo si aggiunga una serie di case chiuse clandestine aperte fino a tarda notte e una fiorente attività di spaccio – accertata anche da diversi interventi delle forze dell’ordine – controllata direttamente da persone di nazionalità nordafricana che, proprio tra quelle vie, avevano creato la propria base . Insomma, un corposo elenco di elementi che – sommata ad una totale assenza di attenzione da parte delle amministrazioni che si sono susseguite, hanno fatto sì che quello scorcio di città fosse dimenticato da tutti.

Con una straordinaria opera di recupero, possibile solo grazie alla passione ed al sacrificio di tantissimi giovani e non, con non poche difficoltà ma con pragmatica efficienza la via Vallicaldi, improvvisamente, è stata consegnata alla città come – probabilmente – mai nessun agrigentino aveva visto: una riqualificazione attuata prima di tutto intervenendo sul decoro urbano: pitture,affreschi,murales hanno dato luce e vita alle sempre più degradate strutture; una grande opera di bonifica, grazie all’intervento di privati, ha potuto “ripulire” la zona da rifiuti di vario genere, erbacce alto mezzo metro, carcasse di animali. Il progetto, così come Beniamino Biondi affermava già nel 2014, era ambizioso: una riqualificazione culturale prima che urbana. L’idea era quella di rendere anzitutto vivibile quella porzione di terra, far tornare a camminare la gente tranquillamente e, possibilmente, renderla anche luogo di aggregazione, di cultura, di apertura. E, in effetti, per circa 18 mesi lo è anche stato. Sono state diverse le iniziative promosse in quel lasso di tempo: concerti, aperitivi, mostre fotografiche, esibizioni live. Tutto questo ha anche incuriosito diversi imprenditori che si sono interessati ad aprire attività commerciali in quella zona.

Poi, le elezioni. Ed è proprio dal maggio 2015, con la tornata elettorale che ha eletto Lillo Firetto con Beniamino Biondi assessore, che il destino (beffardamente) ha voluto far coincidere l’inizio di un rapido degrado di quelle zone. In effetti, proprio Biondi era stato uno degli artefici della “rinascita” di Via Vallicaldi.

Ma qualcosa non ha funzionato.

Dall’estate 2015, appunto, quel luogo simbolo di una rivoluzione culturale è ritornato ad essere una “non zona”: auto bruciate, carcasse di animali rimosse dopo settimane; non c’è più un evento, non c’è più alcuna forma di aggregazione e – di certo – nemmeno l’ombra di gente che abbia la benché minima voglia di trascorrere una serata da quelle parti. E su questo l’attuale amministrazione non è esente da colpe. Perché proprio nel momento di rinnovamento bisognava dare un segnale di rottura con il passato in cui troppe volte si è lasciato a metà un lavoro intrapreso. Ma questo, purtroppo, non è avvenuto. In ogni caso sarebbe ancora più ingenuo non vedere nella comunità agrigentina pesanti responsabilità: del resto,  rimanere indifferenti al degrado di un luogo in cui si vive, a maggior ragione se recuperato dopo quasi mezzo secolo di abbandono, è peccato originale.

Questa testata , con il sempre attento Diego Romeo, si è spesa anche in passato in favore di tale brillante idea di riqualificazione culturale e urbana. E saremo sempre dalla parte di chi – indifferentemente – spende anima e corpo, con energia positiva, nel tentare di rendere questa città un posto migliore.

Ma, questa volta, i riflettori li accendiamo noi affinché questa non rimanga – si spera – soltanto una rivoluzione … a metà.