Mafia, si indaga sull’arsenale sequestrato a Librino: “forza di fuoco” dei Santapaola – Cappello?

Nella notte fra mercoledì e giovedì, a Catania, la Squadra Mobile ha sequestrato ben 17 armi da fuoco facendo irruzione in uno stabile popolare. Notizia che, apparentemente, non desterebbe alcun clamore. Ma gli inquirenti lavorano sotto traccia e, come ci spiega l’ottima giornalista Laura Di Stefano, si sta cercando un collegamento fra le armi rinvenute e i clan che si spartiscono la zona: i Santapaola e i Cappello.

 

CATANIA –  Una pistola con un puntatore laser. Un’arma che serve ai cecchini (per uccidere) è una delle diciassette sequestrate l’altro ieri notte dalla Squadra Mobile in uno stabile di edilizia popolare di viale Biagio Pecorino. Fucili mitragliatori skorpion e kalashnikov: armi che servono a dimostrare la potenza criminale di un clan. Una sorta di “riserva di fuoco” che attesta la supremazia su un determinato territorio. E’ un’equazione quasi scontata che l’arsenale è riconducibile a una consorteria mafiosa. Dagli inquirenti non trapela nulla se non di fare riferimento alle cosche che si contendono la zona: Santapaola e Cappello. 

Non trapela nulla dalla bocca degli inquirenti. “Stiamo lavorando” – è la risposta ufficiale. Analizzando gli assetti mafiosi e gli equilibri criminali della città satellite (quartiere con un’alta percenturale di pregiudicati) è lecito pensare che le armi da guerra erano custodite per possibili mosse offensive  contro clan rivali. Insomma, da usare solo in caso di necessità. Non ci sono elementi per pensare ad un utilizzo immediato: da alcuni anni la mafia catanese agisce con un basso profilo evitando – appunto – azioni eclatanti. E’ risaputo, però, che “se il quartiere sa” che quel determinato gruppo “ha le armi”, la sua forza di intimidazioni si accresce.

I sequestri degli investigatori guidati dal dirigente della Mobile Antonio Salvago potrebbero portare anche al coinvolgimento di tutte e due le famiglie mafiose. Lorenzo Giustino, con precedenti per reati di droga, non ha condanne per mafia ma si sospetta – da alcuni accertamenti – che potrebbe essere vicino ad alcuni personaggi della cosca Cappello. Un fattore che rappresenta in verità solo un input investigativo. Non certo un punto d’arrivo.

Non è da tralasciare un altro importante elemento: chi abita al viale Biagio Pecorino. E’ la residenza e la roccaforte di Rosario Lombardo (o meglio conosciuto come Saro U Rossu). Il boss dei Santapaola ha un curriculum criminale di forte spessore: i due processi Stella Polare e Ghost si sono conclusi con pesantissime condanne per U Rossu. Lombardo è lo stesso boss ai domiciliari per motivi di salute a cui era dedicato un concerto neomelodico: i carabinieri fermarono l’evento. Un criminale che insieme ai Nizza ha controllato il traffico di droga (tra cui cocaina) a Librino e San Cristoforo. E per un pentito fino all’anno scorso a casa sua si sarebbero svolti dei summit di mafia. Salvatore Cristaudo lo ha raccontato durante un processo che vedeva alla sbarra i fiancheggiatori di Andrea Nizza.

Escluso invece qualsiasi collegamento con il sequestro del mini arsenale di sabato. Quella, infatti, è una zona dove operano i Cursoti Milanesi

di Laura Di Stefano – LiveSicilia –