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La mafia di oggi secondo Mutolo: “Cosa nostra decapitata, Messina Denaro non è un vero capo”

“La mafia è stata completamente decapitata, i capi storici sono stati presi tutti, molti sono morti. E Matteo Messina Denaro è un capomafia solo nel trapanese, e basta. I palermitani non gli permetterebbero mai di guidare Cosa nostra”.

L’analisi sugli sviluppi della mafia negli ultimi anni arriva da un ex uomo d’onore ed ex braccio destro di Totò Riina, Gaspare Mutolo. Uno dei più spietati killer di Cosa Nostra prima di collaborare con la giustizia e confrontarsi in tribunale con quello che era il suo capo indiscusso.

In una intervista all’Adnkronos l’ex boss mafioso ripercorre gli ultimi passi avanti fatti dallo Stato nella lotta a Cosa nostra.

Nel 2013, nel libro ‘La mafia non lascia tempo’, scritto con Anna Vinci, Gaspare Mutolo, aveva detto: “Ho paura che ci sarà una stagione più violenta di quella del ’92-93”.

 Oggi ha cambiato idea. “Non lo penso più – racconta – Cosa nostra ha eseguito alla lettera quello che ha detto Bernardo Provenzano, e ha capito che la violenza non paga, ed è ciò che è accaduto. Ricordiamoci che con gli arresti degli ultimi anni, la mafia è stata completamente decapitata”.

Per Gaspare Mutolo il boss latitante Matteo Messina Denaro, ricercato da oltre 30 anni, “è sì un capo, ma solo nel trapanese. Palermo non permetterebbe mai a Messina Denaro di fare il capo assoluto”.

Dice poi che la mafia degli anni Ottanta, prima dell’avvento di Totò Riina e dei corleonesi, “era diversa, la mafia palermitana non si assoggetterà mai alla mafia di Agrigento o di Catania, o Trapani. Possono esserci personaggi importanti, certo, come Settimo Mineo”, arrestato nei mesi scorsi a Palermo e considerato l’erede di Riina. Ma c’è anche Nino Rotolo, altro boss arrestato più di 10 anni fa.

“Rotolo ha la testa più dura di Riina“, dice. E sulla ‘vecchia’ mafia dice: “Io avevo più fiducia nei Lo Piccolo che nei Greco di Ciaculli. Greco era una persona ricca, internamente era un vigliacco. Era il più traditore di tutti”. Gaspare Mutolo, il pentito più importante insieme a Tommaso Buscetta, è stato l’autista di Riina, il suo braccio destro e il suo killer fino al 1991. Quando però la mafia inizia a uccidere anche le donne, madri, sorelle, mogli, Mutolo si sentì tradito da Riina e decise di parlare.

L’incontro con Falcone e Borsellino fu fondamentale per il suo percorso di redenzione. “Avevo una grande ammirazione per Falcone, lui bersagliava i mafiosi e io lo ammiravo – dice ancora Mutolo – quando ho deciso di collaborare è perché mi fece molto male la morte delle donne, ma dopo il mio pentimento, ci fu una valanga di collaborazioni con la giustizia”.

Sul giudice Borsellino aggiunge:  ‘E’ stato ucciso perchè era impedimento a trattativa’.

Poi, Mutolo, tiene a precisare che “non c’è mai stata la seconda guerra di mafia, erano omicidi e basta dei corleonesi… Loro uccidevano donne e bambini. La mafia era un’altra cosa”.