Trattativa Stato-mafia, Ciancimino: “Papà venduto e sostituito con Dell’Utri”

“Mi padre mi ha detto di essere stato venduto e consegnato per vari motivi. E sostituito con un altro personaggio che doveva attuare la fase B della cosiddetta trattativa. Questo personaggio era Marcello Dell’Utri”.

Lo ha detto Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito, deponendo nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. Massimo Ciancimino – rispondendo alle domande del pm Nino Di Matteo davanti alla Corte di assise presieduta da Alfredo Montalto – ha spiegato che “questa informazione mio padre l’aveva appresa direttamente da Bernardo Provenzano, nel corso di un incontro a Roma, tra il 1999 e il 2000”.

Il figlio di Vito Ciancimino ha sostenuto in aula che suo padre subito dopo l’omicidio di Salvo Lima aveva cominciato a “manifestare” disagio e la voglia di essere sentito dalla commissione nazionale antimafia.

“Mio padre fu pure intervistato da Pansa per l’Espresso – ha detto Massimo Ciancimino – il 24 giugno 1992, dunque ad omicidio Lima e strage Falcone avvenute, affermando che entrambi facevano parte di una strategia ad alto livello. Rimase molto indisposto dal fatto che l’intervista fu pubblicata solo diversi mesi dopo”.

“Mio padre, quando fu arrestato, sentì di essere stato venduto. Era stato messo da parte perchè sarebbe stato sostituito, nel suo ruolo di mediatore tra lo Stato e la mafia, da qualcun altro. Infatti mio padre è morto da carcerato. A sostituire mio padre fu Marcello Dell’Utri”.

Lo ha raccontato al processo sulla trattativa Stato-mafia il testimone-imputato Massimo Ciancimino. Suo padre fu “posato” dopo l’arresto di Totò Riina al quale don Vito, secondo il racconto del figlio, contribuì in modo decisivo. “Fu Provenzano a ‘vendersi’ Riina. Mio padre già pressava da tempo, pensava che bisognava smetterla con la strategia stragista – ha spiegato Ciancimino – I carabinieri diedero a mio padre le mappe di Palermo e Provenzano indicò il luogo dove era nascosto Riina. Mio padre fornì anche l’utenza del gas e della luce per individuare meglio la villetta”. Ciancimino ha ricordato che “il covo del ‘capo dei capì non fu subito perquisito (Mario Mori, uno degli imputati del processo ‘trattativa’ è stato assolto in via definitiva per favoreggiamento per la mancata perquisizione, ndr)”.