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Lavoro, legalità, sviluppo. Ne hanno discusso ad Agrigento Bersani, Forgione, Cacace e Provenzano

Folla strabocchevole  presso l’Hotel Dioscuri Bay Palace a San Leone,  per il corso di formazione politica organizzato da Demos di Agrigento e da Articolo1 Movimento Democratici e Progressisti sul tema “Una nuova agenda per la Sinistra . lavoro – legalità – sviluppo”. Il corso quest’anno è stato dedicato alle figure di Pio La Torre e di Accursio Miraglia (era presente la nipote Silvia Miraglia) nel 35° e nel 70° anniversario del loro assassinio.
A fare gli onori di casa e ad aprire i lavori, Angelo Capodicasa , parlamentare nazionale e coordinatore regionale di Articolo1 MDP.
Hanno relazionato il Prof. Nicola Cacace su “Il lavoro che cambia, il lavoro che manca”; l’on. Francesco Forgione su “La legalità conviene”; il dott. Giuseppe Provenzano su “Mezzogiorno e dintorni”. Le conclusioni sono state  affidate a Pier Luigi Bersani.

Angelo Capodicasa esordisce senza preamboli e imprime all’incontro una cifra pragmatica notando come oggi la realtà sia grandemente mutata e ci si trovi dentro una sfida per la ricostruzione della sinistra. Se due anni fa il convegno dei Demos si era chiuso su “La sinistra e il suo futuro” oggi ci si è interrogati sul “come” costruire il futuro della sinistra che impone una nuova agenda programmatica perché la sfida è difficile e perché non basta evocare la parola “sinistra” per risolvere tutti i problemi. Nell’incontro, grande impatto ha avuto il problema del lavoro, quello delle nuove tecnologie che hanno cambiato il profilo delle classi e le sue disuguaglianze favorendo la nascita di una destra aggressiva e la rabbia dei partiti populisti.  In tutti i relatori è emerso il bisogno di definirne i connotati e di dare risposte giuste a domande complesse. Senza infingimenti le domande e le risposte sono state perlomeno drammatiche a iniziare da quelle del prof. Nicola Cacace, un novantenne applauditissimo e lucidissimo nello sciorinare una serie di statistiche e di confronti con le altre nazioni europee che andavano dal tasso di natalità, punto cruciale e vitale per il nostro paese, al  nostro PIL inchiodato  sul segno meno, alle prospettive di crescita con notazioni poco conosciute ai più come l’abolizione in Germania degli straordinare e come il governo abbia impedito il licenziamento di 30mila operai della Wolswaghen ovviando al progresso tecnico in maniera responsabile e intelligente. A questo proposito Cacace ha rilevato come il nostro management sia sotto zero portando ad esempio  il rogo dei boschi con gli elicotteri senza piloti  e una emergenza che ha trovato i sindaci impreparati e impossibilitati a difendere le loro comunità.  Come si combattono le disuguaglianze? La risposta è stata immediata:” Con fiscalità progressiva e il Welfare universale”.  E’ una balla quando si dice “meno tasse per tutti”, in  Svezia  la tassazione è alta ma a chi frequenta l’università regalano pure i libri.  Quindi priorità  che deve affrontare il MPD è la lotta alle disuguaglianze tenendo conto i paesi più accorti si difendono co la “qualità” in agricoltura, nell’industria e nei servizi, con banche di  investimento e non commerciali mentre noi importiamo in Italia persino i format stranieri in TV.  In campo turistico-viene notato– eravamo primi trent’anni fa, oggi siamo terzi. Il temma della legalità che conviene è stato affrontato da Francesco Forgione  con parametri esaustivi. Né poteva essere altrimenti visto che Forgione è   stato deputato nazionale e Presidente della Commissione nazionale antimafia e inoltre autore di diverse pubblicazioni sul fenomeno mafioso e sulla camorra. Uno dei suoi ultimi saggi  sull’antimafia e i suoi professionisti (“I tragediatori”) è stato presentato ad Agrigento alcuni mesi fa.

I dati che ci consegna Forgione sono perlomeno drammatici. Dopo aver ringraziato i promotori dell’incontro per aver ovviato alla assenza dei luoghi di riflessione della sinistra, Forgione rileva che questa assenza ha indebolito la cultura politica della sinistra e anche se chiarisce che il suo è “un concorso esterno al MDP” tuttavia è ben lieto di recuperare “ uno sforzo di costruzione del pensiero lungo”  fuori dalla propaganda antimafia. Una lotta che ha bisogno di una rinnovata capacità di lettura dei processi che riguardano la storia dell’Italia mafiosa. Che è storia delle classi dirigenti. Per l’ex presidente della Commissione antimafia si tratta di costruire un punto di vista e finirla di considerare i fenomeni mafiosi come frutto dell’arretratezza e invece rileggerli come fattori della modernizzazione capitalistica. Fattori dinamici non separabili tanto da mettere in discussioni i governi e i vari assetti politici. Solo due settimane fa il magistrato Vittorio Teresi aveva dichiarato a “Grandangolo” lo spessore della mafia agrigentina con le sue teste pensanti e i suoi insospettabili colletti bianchi. Che fanno il paio con le “menti raffinatissime” di cui parlava Giovanni Falcone. Riferirsi alla realtà più attuale con i suoi sequestri  e retate di beni mafiosi, per Forgione è stato facile, citando i 150 miliardi di fatturato annuo della mafia che serve a rigenerare una massa di risorse e si colloca tra il confine del legale e dell’illegale che incidono nei processi economici. Il più immediato riferimento va alla  recente confisca  dei 260 milioni a un clan calabrese, al sequestro di sale da gioco, consentite dal governo, e di circa 20 tabacchini. Di un solo clan, precisa Forgione  ricordando che gli investigatori avevano trovato una tale montagna di denaro liquido da non poterla conservare nelle casseforti.  Se poi il discorso si sposta sugli introiti della  cocaina, aggiunge Forgione, le statistiche diventano straripanti e attorno alla quale struttura si muovono notai, avvocati, commercialisti e tributaristi vari esperti di diritto internazionale. Altro discorso e altre strategie quelle che riguardano i migranti con i riferimenti che evocano le frasi di Buzzi e Carminati, l’episodio di Isola Capo Rizzuto  con il coinvolgimento di un prete  e con la stessa organizzazione che gestiva il centro di Lampedusa. “Ambedue con la autorizzazione dei prefetti di Agrigento e Crotone”. Lapidaria la conclusione di Forgione sulla legalità: “Si è fatto un salto di qualità, non essendoci più i partiti adesso c’è l’impresa, si comprano i funzionari perché i migranti fruttano più della cocaina e della munnizza. Alla sinistra tocca fare questa riflessione e capire il dinamismo di queste organizzazioni. Dinamismo che ormai invade il nord. Molto tempo fa lo dissi per Milano e Torino. Moratti e Chiamparino mi risposero che sporcavo le città. Passarono alcuni mesi e iniziò lo scioglimento di parecchi comuni per mafia. Rimaniamo i peggiori in Europa per la corruzione, cresce l’opacità di selezione degli appalti aumentati del 40% dovuto alla corruzione . In Germania sono settemila i colletti bianchi  in carcere per corruzione da noi  i processi sono stati  appena 200. La sinistra deve recuperare la forza della sua analisi perché non è questione di etica ma di collegamenti col sociale. Fronteggiare un disastro che il ventennio liberista ha prodotto, evitando le ipocrisie delle alleanze ed evitando i pasticci di una antimafia che non è più critica del potere”. Non è mancato il riferimento agli ultimi governi regionali e accenando a nomi che vanno da Lombardo, a Crocetta , a Lumia e a Montante. Auspica al MDP e a tutta la sinistra  di essere radicale in tutte le forme di distorsione.

Che tu possa vivere in tempi interessanti”. Con questo  detto cinese  che rappresenta la “maledizione cinese” esordisce  Giuseppe Provenzano, dottorato in diritto pubblico alla Scuola Superiore “Sant’Anna” di Pisa, già ricercatore alla Svimez su politiche di coesione e attualmente ne è il vicedirettore. Il riferimento ai nostri tempi non è molto lontano  perché—rileva—se ieri parlavo di recessione economica oggi devo parlare di recessione democratica. Tempi in cui non si poteva neanche immaginare l’avvento di Trump e di Putin. Tempi in cui il Sud e la sinistra devono tornare a incontrarsi sulla disuguaglianza e con questa riflessione la politica può recuperare la sua serietà. Di questa disuguaglianza il risultato del referendum ne è  stato la fotografia.”

Provenzano da studioso Svimez è prodigo di dati statistici che confermano  i dati di Cacace, puntellano le riflessioni di Forgione e fanno da prologo al discorso di Bersani che chiude l’incontro durato oltre 3 ore. Se Provenzano cita un vecchio detto (“La storia punisce chi non sa usare la propria geografia”), Pierluigi Bersani rincara citando una frase di Lenin “Fare una analisi concreta della situazione concreta” che possa consentire alla sinistra di reagire e programmare una sua agenda. Reagendo soprattutto al salto tecnologico che ha precarizzato e svalorizzato il lavoro innescando un meccanismo difensivo nelle pubbliche opinioni e lasciando campo favorevole a una nuova destra regressiva. “Noi puntiamo ad una globalizzazione dal volto umano”. Nel discorso conclusivo di Bersani non mancano gli accenni al “balordo e bastardo meccanismo dei Voucher, possiamo trattare così una generazione con queste ricette demenziali?”. E non mancano i suggerimenti dell’agenda pragmatica cui prima accennava proponendo un piano di manutenzione e bonifiche, riqualificazione di Sanità e scuola, digitalizzazione e welfare universalistico, nuova fiscalità e ritorno al tema dei patrimoni. Inoltre maggiore civismo  la cui assenza apre spazi ai criminali e infine un pensiero alla autonomia siciliana tradita e che va rimontata. Il consenso? “Dipende dalle proposte non accomodanti ma precise per i nostri cittadini”. La cronaca dell’incontro registra la presenza dei senatori Migliavacca e Campanella, dell’ex-senatore Gianni Battaglia e dell’ex-sindaco di Vittoria Francesco Aiello.